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dalla redazioneTanti auguri, Vecchio Balordo
07/09/2005

7 settembre 1893 - 7 settembre 2005

112 anni come noi non li ha nessuno e nessuno ce li può togliere!

112 anni di tifo, di passione e di fede per il Genoa: un amore infinito!

 



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"Tanti auguri, Vecchio Balordo" | 3 commenti
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Re: Tanti auguri, Vecchio Balordo
di 102 il 07/09/2005 13.19

Quelli che abbiamo passato sono stati giorni durissimi.. e paradossalmente ci ha fatto più male la storia dei tre punti tolti a tavolino che tutto il resto.. in qualche tifoso si inizia a notare pessimismo, paura e l'incrinarsi di una fiducia che, secondo me, deve continuare ad esserci.. Oggi in ufficio abbiamo "tirato il collo" ad una bella bottiglia di Champagne e, tra genoani, abbiamo brindato (con bicchieri di plastica) ai 112 anni di questo vecchissimo balordo che tanto amiamo! Buon compleanno GRIFONE!!



Re: Tanti auguri, Vecchio Balordo
di Mr_Beans il 07/09/2005 10.01

Auguri Vecchio Balordo! Caro Vecchio Balordo, circa quarant’anni fa ti incontrai per la prima volta. E colpo di fulmine fu! Mi innamorai di te e dei tuoi colori. Quante ne abbiamo passate insieme da allora! E nonostante tutto c’è sempre una moltitudine di gente che, a dispetto dei tuoi 112 anni, non ti porta il rispetto che meriti. E’ vero nell’ultimo anno le vicende che hai dovuto passare ti hanno lasciato qualche ruga sulla pelle, ma sarebbe strano se non fosse così! E mi rammarico che anche tra di noi non tutti lo capiscano. In quest’ultimo anno ho temuto che gli interessi di una “razza eletta” potessero cancellare il SOGNO di un popolo. Perché mi domando? Che paura può avere chi può disporre a piacimento di avvocati …magistrati …giudici …tribunali …televisioni …giornali …lacchè …giornalisti …bugiardi …millantatori …alleati di comodo….. ecc., di te e del tuo esercito armato solo di sogni? Poi capisco: sono i sogni che fanno andare avanti il mondo, ed è difficile sottomettere un popolo che sogna! Sarà per questo che invece di rispettarti cercano di abbatterti? Fai così paura? Si credono tanti sai, ma in realtà al cospetto di pochi generali c’è una massa di cretini (sono più facili da comandare, sono quelli che ubbidiscono meglio agli ordini) che non riesce a capire che più cercano di farti del male e più il tuo popolo ti si stringe attorno, a difesa di chi nel lontano 1893 ha dato il via alla storia del calcio in italia. In questi ultimi mesi abbiamo dimostrato che a dispetto dell’età, c’è una minoranza (perché ai loro occhi è questo che siamo) che è disposta a difenderti ad oltranza, SEMPRE E COMUNQUE. A difendere te e quell’IDEALE che tu rappresenti per noi e per i nostri figli, come è già stato per i nostri padri, i nostri nonni e quant’altri prima di loro! L’ipocrisia di una giustizia che si definisce sportiva per poter agire indisturbata e senza rispetto per regole che dovrebbero essere di un qualsiasi paese civile, ci fa schifo ma non ci piega. Anzi ci esorta a stare vigili come non mai. Fanno leggi ad hoc per vietarci di seguirti come vorremmo (e nel frattempo misteriosamente le partite in tv passano da 3 a 5 euro), miriadi di città si rifiutano di ospitarci, vinciamo i campionati e ci retrocedono, vinciamo le partite e ce le danno perse a tavolino …ma noi vecchio balordo, NON MOLLIAMO! Lo capiranno. Come può capirci chi è esclusivamente legato alla legge del risultato, elettorale o sportivo che sia? Come è già stato giustamente scritto i nostri “nemici” esistono solo finche’ vincono, NOI VINCIAMO sempre, perchè continuiamo ad esistere nonostante i loro patetici tentativi di farci scomparire! Le nostre armate di sognatori continuano a riprodursi, e chi ci precede sù nel terzo piano della nord viene sostituito dalle giovani leve. Cambiano le persone, ma l’anima è la stessa e uguale è la fede in Te. 112 anni non hanno scalfito il nostro meraviglioso ideale! Speriamo di poter godere anche noi di un po’ di serenità ..non troppa però sennò che gusto c’è? J In questo momento, mentre scrivo, i pensieri tolgono il posto alle parole e fanno in modo che non riesca ad esprimere tutto quello che vorrei dirti. 112!…è un compleanno importante, i tuoi nemici vogliono farti, e farci, credere che sei vecchio. Stolti! Non sanno , non immaginano, che hai ancora tanta energia dentro da sbranarteli tutti …e che saranno invece proprio loro ad “andarsene” per primi! Non sanno che le tue energie nascono non dall’odio ma dall’amore! IL NOSTRO AMORE! In questo mondo sovraffollato di esseri miseri, TU, caro vecchio balordo, sei la nostra speranza. Dentro ai nostri sogni ci sei sempre tu, e ancora tu ci dai il miraggio di una luce che brilla sempre, anche nelle notti di tempesta. Anche quando il cielo è nuvolo, perché brilla nei nostri cuori. A dispetto di tutto quello che ti fanno, mio vecchio balordo, non cambiare se puoi. Non tremare, c’è il tuo popolo a difenderti …A GUARDIA DI UNA FEDE. Spegni le candele della tua torta, dimostra a chi non ti vuol bene che fiato ne hai ancora, e tanto! E che presto riprenderemo a correre, anzi a volare, assieme! Sei vecchio, forse, ma io mi sento felice accanto a te e sorrido vedendo la stolta presupponenza di giovani realtà che pensano di poterti mancare di rispetto senza prima o poi dover fare i conti con te. Di una cosa non dovrai mai dubitare, quando tornerai a spiccare il volo in un cielo finalmente limpido, che sia tra uno o tra cent’anni …IO CI SARO’. AUGURI VECCHIO GRIFO …non so dirti altro, se non che staserà anch’io sarò lì a festeggiarti… IN GENOA WE TRUST …SINCE 1893



Re: Tanti auguri, Vecchio Balordo
di chiara80 il 07/09/2005 01.05

Spero mi scuserete se riporto un articolo apparso su un altro sito, è un sito che ho scoperto da quando è iniziata questa avventura-incubo, si tratta di un giornalista che mi riesce difficile pensare non sia genoano. Auguri al Grifo e auguri a tutti noi...
Articolo redazione c1siamo.com - L’appuntamento è solo tra poche ore, quando il sole dirà arrivederci a una città che si appresta a rifugiarsi tra le coperte di una notte speciale.
Domani il Genoa compirà 112 anni e festeggeranno anche i suoi figli che si trascinano dietro, una sera dopo l’altra, quel sogno che, da quando il Vecchio Balordo nel 1924 vinse il suo ultimo titolo, si nasconde ancora tra le nubi del cielo di Genova ispirando i poeti del tifo a comporre canti che a un Dio Grifone giurano eterno amore. Sono sempre loro che, nel silenzio della notte, li vedi attraversare strade deserte e bagnate di pioggia, per incamminarsi lungo il sentiero che conduce al monte più alto della città, laddove la luce del loro sogno è pronta ad accoglierli senza chiedersi neanche il perché. E mentre lo schermo di un televisore trasmette le immagini lattiginose di un derby capitolino, i loro passi riecheggiano per le crose di una Genova sul cui dorso s’incastonano solo poche case, quelle che segnano il confine tra realtà e sogno, tra razionalità e pura follia; il loro viaggio dura quel che basta per lasciarsi dietro le vili ingiurie di un mondo che non sembra volerli ancora capire e che fa di tutto per farli tacere. Troppo lontani loro, come quella Stella a cui nessun astronomo ancora ha regalato un nome semplicemente perché nessuno scienziato, a dir la verità, la conosce; la ragione, del resto, ha i suoi limiti come gli spazi di un foglio che anche adesso ci costringe a dover imprigionare in parole quello che si può solo intuire. E non servirebbe neanche il più potente dei telescopi, perché tanto quella visione ce l’hanno dentro fin da quando sono nati, impressa come un marchio sulle pareti di una mente affrescate con le leggendarie gesta di Felice Levratto, Julio Cesar Abbadie e Thomas Skuhravy. Se ne potrebbe avere una vaga idea se solo quelle sale venissero aperte a noi profani che, forse, ci limiteremmo a osservare quei piccoli capolavori senza capirli o a esclamare “che belli!” per poi farceli sfuggire appena imboccata la porta d’uscita di quello che non è solo un Museo della Memoria calcistica ma diventa un anfiteatro dove, nottetempo, quelle figure si animano di vita propria interpretando storie che non avremo mai la fortuna di sentirci raccontare. Peccato non poterli seguire in quel viaggio ammantato di fede e di speranza, lungo quel sentiero che s’inerpica per i clivi di montagne a picco sul mare e di tetti in ardesia che spiovono su scogli bagnati dalle onde che, in una sera come queste, disegnano profondi solchi di malinconia. Possiamo solo seguire il chiarore delle loro fiaccole come le luci delle lampare che in fila, una dietro l’altra, si allontanano dalla costa per inseguire il guizzante sogno di una pesca fortunata; loro sono i pescatori d’ombre che, come ostriche gelose della propria perla, custodiscono un segreto antico centododici anni, un segreto che parla d’indomito orgoglio e d’un Amore che non teme neanche i rigori di un freddo destinato prima o poi a sopraggiungere. Ma il vento del Nord, quello che, con dolce violenza, accarezza le coste affacciate sulla Manica, ogni sera, lassù in cima a quella vetta ammorbidita dalla pioggia, si siede assieme a loro per raccontare gli ultimi attimi di vita che dalla bocca di Sir James Spensley, a piene mani, raccolse; e il medico inglese autore di quella favola che, da più di un secolo, regge agli urti di un calcio ormai annacquato, ben conosceva le ferite che i dolori dell’anima possono infliggere al corpo ed è per questo che volle affidare la sua forza e il suo coraggio a quel vento che, anche domani sera, sospingerà migliaia di cuori rossoblu a incamminarsi ancora una volta per quell’oscuro sentiero che al loro grande sogno conduce. Solo uno scudetto li separa da quel segreto desiderio di cucire sulla maglia la piccola stella dai riflessi color oro e quel desiderio viene coltivato, giorno dopo giorno, in un viaggio che li costringe a umiliazioni e a sofferenze che, invece che ucciderli, li rende sempre più forti. Ma noi, per favore, cerchiamo di essere coerenti e continuiamo a ridere del loro quotidiano viaggio verso la vetta di quel monte a tentare di scorgere un qualcosa che vedono solo loro, continuiamo a ridere di ogni loro delusione e facciamolo finché non li vedremo con una piccola stella cucita sul petto mentre a noi non rimarrà altro che un legno secco su cui abbiamo inciso il nostro nome vicino a quello di un centravanti che ci aveva giurato eterna fedeltà. E quando quella Stella ce l’avranno tra le mani, non crediate sia finita ché nella notte si metteranno in cammino per cercarne un’altra; del resto, che ne sarebbe di una Leggenda senza sognatori ? Stefano Sterbini - redazione c1siamo.com





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