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l'opinione"Scopone, fusione... Fondazione" di Bourbaki
17/11/2005

Gli amanti dello scopone conoscono il codice del Chitarrella: il mazziere
non deve sparigliare e alla fine, proprio come il pescatore quando tira la
rete, raccoglierà le carte di tutti.

Anche Garrone lo sa, e dal 2003 gioca la sua partita sul tavolo
dell'egemonia in città.

 


Quando il Genoa stava per fallire, nessuno si azzardò a pronunciare la
parola "fusione", ma il concetto era nell'aria, e il messaggio subliminale
strisciava fra le righe di articoli galeotti e nelle frasi avvolgenti di
ambigui personaggi.

Volevano tutto: la primiera dei nostri 9 scudetti, il settebello di una
stella inseguita, le carte di chi ha il pubblico più numeroso e,
soprattutto, i denari. Sì, tanti denari, i dobloni di un epocale
investimento a Trasta e i miliardi che dovrebbero sbocciare tra le macerie
del Ferraris spianato.

Interpretando il pensiero dei Genoani, qualcuno s'è opposto, e la prima
tagliola disponibile è stata per lui, segandogli le gambe.

Dalle raffinerie non esce solo benzina ma, qualche volta, anche raffinate
strategie; un tempo bastava l'arbitro pilota o un input del Palazzo per
sottomettere l'avversario; oggi invece le mazzate possono arrivare dalle
Banche, dal monopolio Gea, da Giudici malvagi o da Tribunali compiacenti.

Preziosi aveva il suo progetto ma evidentemente non era l'unico a coltivarne
uno, e a giugno l'abbiamo compreso: anche la Giustizia ha fatto scopa, e noi
a ballare tra una sentenza e l'altra per trovarci poi a ricominciare tutto
da capo.

La serie A è la nostra tela di Penelope, e adesso i Proci vengono a dirci
che forse hanno esagerato.

Ci serve un antidoto, una serratura che non sia scardinabile neppure da chi
usa il piede di porco, e questo giubbotto blindato potrebbe essere la
Fondazione.

Dopo la fondazione del Genoa nel 1893, ecco la Fondazione-Genoa del 2005,
un'assicurazione contro il furto e l'incendio del nostro futuro, e magari
anche "sulla vita" di una squadra che aspira a essere immortale.

C'è una sola salvezza: che il proprietario del Genoa abbia le spalle
economicamente robuste e soprattutto la volontà di non cedere alle pressioni
del business.

Preziosi finora c'è riuscito, e chi "eventualmente" venisse dopo di lui,
dovrà soprattutto essere credibile in un piccolo insignificante particolare:
che non stia con il nemico.

Il Genoa deve esistere e resistere alle picconate di chi, quando coglie
l'altrui debolezza, tenta di assestare il colpo decisivo.

Anche per questo è importante detenere 15000 abbonati e tanti spettatori in
C da far invidia a chi sta in A.

E' un peso politico da utilizzare quando in città verrà il momento delle
decisioni sullo stadio e, quasi certamente, quello delle manovre immobiliari
e commerciali.

Le ultime vicende sono scandite da una rima ossessiva: scopone, Garrone,
fusione, sedizione, retrocessione, penalizzazione, fideiussione, magone.

A questa litania, i Genoani risponderanno con la poesia: Grifone, blasone,
passione, attenzione, partecipazione e perchè no... Fondazione.

Bourbaki



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