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l'opinione''La contraddizion che nol consente'' di voce sommessa
25/01/2006

 

"Non si può affermare e allo stesso tempo negare": così la logica sembra piegare i desideri condannandoli a restare, in tutto o in parte, sogni, e la "conciliazione" sembra essere la pietra tombale di ogni proposito di rivolta.
 

Dunque l'implicita contraddizione apparentemente non consente di accettare un accordo che mette al riparo il Genoa da altri colpi di mano e apre la via ad un risarcimento di fatto (che lascia però impunito chi ha prevaricato), e "contemporaneamente" di schierare il Genoa con la sua storia, la sua tradizione, la sua gente e le sue bandiere contro il sistema di potere che sta riducendo il calcio ad un affare di pochi, fondato sull'illegalità e sulla corruzione.
 
Da qui le contrastanti opinioni e i contrastanti sentimenti: una saggia decisione forse, ma forse anche una capitolazione o perfino peggio, una omologazione a quel mondo che rappresenta la più totale negazione sia degli antichi ideali sia delle ragioni che oggi possono alimentare la speranza di un futuro non gramo per il vecchio, glorioso Grifone.
 
Questo lo scenario poco stimolante che si presenterebbe: il Genoa sotto schiaffo costretto a barattare i suoi valori (e quelli del calcio) per avere nell'immediato un po' di respiro; da qui anni di tranquillo piccolo cabotaggio, con la più o meno rara elargizione di qualche "gloriuzza" da parte di un benevolente Palazzo.
 
Le carte forzosamente sottoscritte sarebbero perciò qualcosa di simile a quel Patriot Act col quale l'America ha creduto di barattare un po' di libertà per un po' di sicurezza, curiosamente dimenticando l'insegnamento di quel Padre Fondatore che aveva ammonito come per questa via alla fine non si abbia né l'una né l'altra.
 
E veramente, se lo scenario fosse tale, dopo la capitolazione il Genoa omologato non avrebbe né la libertà di rivoltarsi contro questo sistema di potere né la sicurezza sufficiente per sopravvivere nella mediocrità che gli sarebbe imposta.
 
Ma il principio di non contraddizione non è, per fortuna, universalmente valido. Esso infatti è limitato alla "logica dell'essere", nella quale che Socrate sia calvo o è vero o è falso, ma non vale più nella "logica del divenire" nella quale il "non calvo" Socrate a poco a poco perde i capelli.
 
E allora appare chiaro che la conciliazione è un necessario passaggio nella contrastata vicenda che ha avuto un così rocambolesco inizio nella Procura di Genova, ma appare altrettanto chiaro che questo passaggio è anche il punto di partenza di un percorso lungo il quale nulla potrà impedire al Genoa di essere artefice della sua fortuna.
 
Nulla potrà impedire al Genoa di essere artefice della sua fortuna, se solo ciascuno farà correttamente la sua parte.
 
Basterà ricordare che il Genoa non è né la Società, né la proprietà, né la squadra, né la sua gente, né le strutture nelle quali si organizza il sostegno dei "tifosi", ma tutto questo insieme, una articolata realtà in divenire che dà valore al passato e prospettive al futuro.
 
E allora, ad esempio, la Società gestirà l'accordo con la controparte finché questa "ci sarà", la proprietà assicurerà i mezzi per mantenere una rosa competitiva, la squadra onorerà la Maglia, la gente darà alla Fondazione più forza possibile, la "T.O." si farà carico della responsabilità di una rappresentanza "visibile" di tutto e di tutti e "rispettosa" di tutto e di tutti.
 
Se questo Genoa saprà trovare in tutte sue componenti le ragioni di una forte coesione potrà tenere la barra dritta verso l'esito irrinunciabile: la cacciata della banda di malfattori che ha sequestrato il calcio italiano e la sua restituzione se non alla moralità almeno alla normalità.
 
voce sommessa
 


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"''La contraddizion che nol consente'' di voce sommessa" | 2 commenti
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Stai visualizzando i commenti del giorno 26/01/2006


Re: Macalli docet
di RABAX il 26/01/2006 14.59

Carraro se non altro ha un certo stile e l'educazione un po' edulcorata dei potenti (veri o falsi o che siano).
Macalli, che incarna gli stessi difetti del "capo" e che ne condivide e ne ha sposato la filosofia, invece è molto più diretto, a volte anche brutale, ma sicuramente è più sincero e meno ipocrita.
Ecco solo per invitare a non dimenticare lo "sfogo" dopo la sentenza del TAR del Lazio dell'estate scorsa che gli dava ragione (erano tutti tra di loro...) che ho sentito personalmente su Sky e cioè :...."qui comandiamo noi, chi ci sta bene, gli altri fuori dalle.........."
Comunque oggi parlano anche di ripartizione dei proventi e pare che "ruzzolo" farà sfracelli: scommettiamo?



Imprevisti & Probabilità
di Nemesis il 26/01/2006 01.53

Caro Voce Sommessa, ho letto avidamente il tuo bel post nella speranza di un epilogo rivelatore, ma dopo l'analisi puntigliosa anche tu, come tutti, ti affidi a un auspicio. La conciliazione era necessaria, ma la rivolta contro il tiranno è stata abolita e non rinviata. Se anche tutte le componenti rossoblu assolveranno i loro compiti, resteremo comunque invischiati nei deteriori ingranaggi del sistema calcio che ormai assomiglia più a una P2 che a una Federazione sportiva. Quel meccanismo sancisce la spartizione del denaro, pilota gli arbitri, tutela gli intoccabili, trucca i suoi tribunali e, forse forse, decide i campionati a tavolino. Per spazzarli via non bastano le Catilinarie di Jacobelli, le fasulle rappresaglie dei Garrone e degli Zamparini o la perizia con cui la Microsoft certificherà che ce l'hanno messo in quel posto. Ad uno ad uno, hanno disinnescato i rompiballe: Gaucci è su "chi l'ha visto?", Gazzoni su "Blunotte, per Romero vanno bene "Le Iene" e Preziosi è la vittima di "Scherzi a parte". Carraro e Galliani, invece, sono ancora in plancia perchè nel teatrino dei Pupi basta tirare i fili giusti per far muovere i personaggi nel modo voluto: quattro soldi a uno, trenta denari all'altro, un trequartista in prestito a chi rompe di più le scatole. Certo, anche loro non sono eterni, ma la linea di successione terrà conto degli opportuni cromosomi conformi alla conservazione del potere, e la dinastia regnerà ancora tra lo scontento normalizzato dei sudditi. Chi non ci sta, a casa; per gli altri sono pronte le briciole da spartirsi nel sottocampionato dei poveri. Il nostro sogno di ribaltare questa penosa realtà non ha chances, perchè se accetti di giocare devi adeguarti alle regole di chi tiene il banco... o la banca. Lo so che è terribile, e se vogliamo un sollievo possiamo anche cullarci nelle utopie preferite ma, considerata la mia età, ho capito che non farò in tempo a godermi la seconda repubblica del calcio. Come nel Monopoli, il Genoa mi sembra compresso tra gli "imprevisti" e le "probabilità". Dei primi abbiamo subito le atrocità, delle seconde annusiamo l'incertezza. Solleviamo i cartoncini con l'ansia perpetua di scoprire un fungo velenoso o un fiore maleodorante, ma almeno abbiamo ridotto le probabilità di andare in prigione direttamente e senza passare dal via. Se è potuto accadere tutto quanto è successo, e proprio nell'anno in cui tutto funzionava al meglio, vuol dire che non può esistere l'incantato mondo di Amelie, perchè ci sarà sempre un calciatore che scommette, o un allenatore che fa finta di allenare, o un gruppo di tifosi che vuol prevaricare. Tutti noi saremo eternamente Genoani e coltiveremo i pregi e i difetti di sempre, e cioè quelle forze contrapposte che ci garantiscono l'immortalità al prezzo di una lacerante esistenza. "... siamo addivenuti a una conciliazione", e in queste parole (si fa fatica pure a pronunciarle) che sembrano disegnare la stanchezza per il lungo percorso, c'è appunto la limitazione degli imprevisti e il sussurro delle probabilità, ma solo se righeremo diritti e canteremo "viva il direttore". Naturalmente mi auguro che il tuo auspicio funzioni ma, l'equilibrio che evoca, sembra più appartenere al libro Cuore. Il Calcio purtroppo non ha più un cuore: gli è rimasta soltanto la faccia di bronzo.





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