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dalla redazioneSovrapposizioni inopportune
05/07/2006

Il calcio in genere, e quello italiano in particolare, soffre di grandi problemi, che sono in primis strutturali, d’organizzazione, di dirigenti, d’ambiente.

In questa situazione che vede grandi macerie ed una gravissima crisi di credibilità, s’innestano le “imprese” della nostra nazionale.

 

 


L’appena conquistata finale mondiale è un traguardo prestigioso, che deve riempire di gioia e di legittimo orgoglio ogni italiano, ma che non può e non deve ne cancellare, ma neppure mettere in secondo piano la necessità ineludibile di rimetter il calcio sui binari della trasparenza e del rispetto dei migliori valori sportivi ed etici.

Intanto parliamo della nazionale.

Non ci possono essere sovrapposizioni con "Moggiopoli", anche se non si può affermare che non ci sia stata una qualche contaminazione vista l’estensione e la radicalizzazione del malaffare.

Questa non è, od almeno non è più, la nazionale di Carraro e le sue vittorie sono il merito di un tecnico e di una generazioni di calciatori che è arrivata a questi mondiali al punto giusto di maturazione che, inoltre, beneficia del livello non eccelso delle tradizionali “corazzate” di sempre.

La probabile finale con la Francia non ci vedrà favoriti, ma sull’onda dell’entusiasmo i nostri potrebbero fare miracoli.

Perché negarsi la gioia per ogni sua vittoria, ci sono ragioni anche di fondo che portano ad assumere certi atteggiamenti, che però, se spinti all’eccesso, portano all’inevitabile accusa di provincialismo, scusate la franchezza, un po’ gretto e finiscono per essere controproducenti e penalizzanti (perché negarsi la gran gioia dei due gol ai crucchi in zona cesarini?).

Anche in Spagna, quando vincemmo l’ultimo mondiale, c’eravamo lasciati alle spalle uno scandalo gravissimo, quello delle scommesse, evidentemente, è sconsolante dirlo, queste cose sul campo ci portano bene, speriamo che anche questa volta il “maleficio” funzioni.

Torniamo a “Calciopoli”.

Fuori discussione le sacrosante punizioni ai colpevoli (meglio il giustizialismo che il garantismo di comodo), ineludibili le riforme del sistema ed il rinnovo della sua classe dirigente.

Qui si deve fare il massimo della pressione.

Parliamo di alcuni dei temi più importanti che aspettano risposte.

L’attuale disciplina delle società professionistiche ed in particolare sulla loro fragilità patrimoniale;
La ripartizione dei diritti televisivi.

C’è anche e soprattutto del lavoro da fare in Europa, in modo da armonizzare le varie legislazioni in materia ed evitare distorsioni della concorrenza.

Qualcuno avrà sentito parlare di un rapporto Blair sul calcio dove si parlava di tetti agli ingaggi e della necessità dell’emanazione d’apposite direttive europee.

Sui procuratori, sulle scommesse e sui calciatori minorenni.

Per quanto riguarda la fragilità patrimoniale in particolare delle società italiane, occorrerebbe intanto che si facessero rispettare le norme che già esistono, ad esempio per l’iscrizione ai campionati.

Chi sperpera a mani basse non deve più né “spalmare” ne rateizzare il pagamento delle tasse e dei contributi.

Così come sono necessarie le liberatorie per i giocatori (conquista del Sindacato calciatori) lo stesso deve valer per i debiti, soprattutto verso lo Stato e gli Enti previdenziali.

In questo modo si eviterebbe il malvezzo di caricarsi disinvoltamente di debiti da scaricare poi a chi subentra acquistando la società.

Società cariche di debiti, tra l’altro, passano difficilmente di mano ed il ricambio dirigenziale diventa sempre più difficile se non impossibile.

Un calcio trasparente e con regole chiare, visto il grande entusiasmo e la straordinaria passione che produce, potrebbe invogliare persone serie ed autorevoli ad interessarsene, cosa che oggi appare molto problematica, se non impossibile.

Questa spruzzata d’argomenti lascia capire quale imperdibile occasione ha oggi il calcio di riformarsi, ricrearsi una credibilità e ritornare ad essere la regina degli sport, anche grazie ai successi della nostra nazionale, ma soprattutto a seguito d’interventi strutturali, efficaci ed in profondità a cominciare dalla giustizia sportiva.

Insomma forza azzurri, forza Rossi, forza Borrelli, forza Ruperto e forza a tutti quelli impegnati in battaglie ugualmente importanti e determinanti: auguriamoci davvero di poter festeggiare altrettante vittorie sui vari “campi”.

Giancarlo Rabacchi



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