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dalla redazioneRichiesta di danni: a chi?
25/08/2006

La Juve è partita in tromba, pretende la serie A, vuole stabilire lei i punti di penalizzazione e, buon peso, chiede anche i danni alla FIGC.

Premetto che, personalmente, non faccio parte della categoria, abbastanza diffusa, degli anti-juventini viscerali, antipatie diffuse che la società torinese si è andata guadagnando negli anni per i più o meno presunti (ora documentati) favoritismi e collusioni con arbitri ed il Palazzo.
Sono però rimasto francamente disgustato dall'arroganza e dalla presunzione d’onnipotenza che, a parte il resto, trasudava da quelle intercettazioni.

 


Ero rassegnato al fatto che a pagare davvero saremmo stati, comunque, solo noi tifosi genoani, sapendo bene che da sempre i potenti, in un modo o nell'altro, sarebbero riusciti a farla franca.

Lo "scarico" iniziale di Moggi e Giraudo da parte della stessa Juve lasciava sperare in una presa d'atto della gravità dei fatti emersi e di una condivisa volontà di rifondazione del calcio.

In questo contesto, intanto, mi sarei aspettato anche una sacrosanta richiesta di risarcimento danni, ma nei confronti appunto di Moggi e di Giraudo.

Non è avvenuto niente di tutto questo, anzi quei due "stinchi di santo" si sono subito premurati di far sapere che la società era ben al corrente dei loro "traffici" (ed in giudizio è stata invece considerata attenuante il loro “scaricamento”).

Ora che l'effetto devastante delle intercettazioni si è placato e dopo che la Corte Federale, con motivazioni discutibili e di evidente favoritismo ha, di fatto, concesso un grazioso colpo di spugna, la Juve parte, abbastanza sfrontatamente, alla controffensiva.

Nessun problema se la FIFA lancia moniti minacciosi per tutto il calcio italiano.

Se ne “impippano” bellamente, sono fatti "nostri", sostengono con grande disinvoltura, cosa vogliono i Signori della FIFA e poi lo stesso Galliani, ex presidente di Lega, pur condannato se ne “impippa” pure lui ancora di più e continua pubblicamente e tranquillamente a svolgere le sue funzioni dirigenziali.

Nessun moralismo, per carità, si sa che così va il mondo e saremmo degli ingenui a meravigliarcene.

I potenti, lo ribadiamo, l'hanno sempre fatta franca e continueranno a farlo anche perché, oramai, c’è anche da dubitare fortemente che il Commissario Rossi e, soprattutto, i politici nostrani abbiano la capacità e la volontà d'intervenire sul serio.

Sono tutti troppo preoccupati rispettivamente del “cadreghino” e del consenso.

Restano per noi fastidio e disagio.

Giancarlo Rabacchi



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