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l'opinione''La 'pazza idea' del Cricket'' di Frizzi44
13/11/2006

Venerdì sera si è svolto un incontro fra una quindicina di writers per raccogliere qualche idea a proposito dell’eventualità di reinserire il Cricket fra le attività del Genoa.

 

Come ricorderete, questa possibilità era stata prospettata a fine settembre su questo sito e aveva suscitato l’interesse di molti.

 

 


L’incontro è stato assolutamente informale e, solo per ragioni pratiche e di tempo, non si è potuto estendere l’invito a tutti.

Ci siamo quindi dovuti limitare, in questa occasione, a chi aveva esplicitato il suo interesse all’iniziativa e/o a chi era più facilmente contattabile.

Tengo però a precisare che nessuno degli assenti deve sentirsi escluso e anzi ogni contributo di idee e di proposte sarà accolto con entusiasmo.

Fatta questa doverosa premessa, vi informo rapidamente sulle risultanze dell’incontro:

Mario Epifani ha riferito di aver già prospettato la cosa, sia nell’ambito della Fondazione sia nel corso della recente assemblea del Genoa, riscontrando interesse da parte degli interlocutori.

Lo stesso Mario, approfittando di un suo prossimo viaggio a Roma, cercherà di visitare la Federazione Italiana Cricket per stabilire i primi contatti e raccogliere tutte le informazioni necessarie.

Si è convenuto sull’opportunità di indirizzarsi, almeno nella prima fase, essenzialmente ai giovanissimi, coinvolgendo, per quanto possibile, le scuole e magari anche il “Club for Children” con iniziative tendenti a promuovere la conoscenza di questo antico e nobile sport e l’interesse a praticarlo.

 

A questo proposito, potremo contare anche sulla preziosa collaborazione della sezione genovese del Centro Sportivo Italiano: erano presenti all’incontro il Presidente e il Vice Presidente, il mitico “Stargate”, che si sono dichiarati disponibili a mettere a disposizione la propria organizzazione e le proprie strutture (non c’era da dubitarne trattandosi di vecchi “Bucanieri Rossoblu”!).

Un’altra writer (H. Miller) ha segnalato di avere alcuni amici inglesi residenti a Genova, che praticano questo sport e che potrebbero aiutarci a conoscerlo meglio (nessuno di noi ne sa granché) e ad insegnarlo ai bambini.

Si valuterà anche la possibilità di coinvolgere nel progetto le comunità inglesi, indiane e di altri paesi nei quali questa disciplina sportiva è largamente diffusa.

Come ripeto, siamo ancora in una primissima fase e quindi ogni contributo è utile e gradito.

Proprio per questo, si sono individuati alcuni interlocutori a cui si potrà fare riferimento e che dovranno cercare di organizzare le prossime iniziative sull’argomento: oltre a chi scrive e ai dirigenti del C.S.I., si sono dichiarati disponibili Gier e H. Miller.

Ovviamente, "Genoa domani" continuerà a dare il suo appoggio a questo progetto attraverso Mario Epifani (pur impegnato a 360 gradi in tutte le iniziative che riguardano il Vecchio Grifone), Gianni Carraro e Vittorio Riccadonna (che fanno parte della redazione del sito).

Frizzi44

 



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"''La 'pazza idea' del Cricket'' di Frizzi44" | 2 commenti
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Alé alé vecchio criquet!
di voce-sommessa il 16/11/2006 09.43

C’è stato un tempo nel quale è esistita una specie, oggi estinta, i cui individui vivevano fra le curiosità per un mondo ad essi ancora estraneo e le folgorazioni che da quel mondo arrivavano, incidendo nel cuore graffiti che non sarebbero stati più rimossi: la specie dei “ginnasiali”.

 

I ginnasiali, dal lunedì al sabato allegramente appesi di primo mattino, carichi di libri, sui predellini dei tram e alla domenica (di solito una sì e una no) in punta di piedi al Ferraris, leggeri leggeri alla lezione della vita.

 

Erano, eravamo così: un niente ci stupiva e una parola catturata per caso poteva anche essere usata come pietra angolare di un tempio. E questo è stato, in anni nei quali doveva esserci nell’aria ancora qualcosa di un passato oggi perduto, se nelle aule e per le strade ci siamo trovati a rilanciare un po’ per scherzo e un po’ per orgoglio il grido che nei momenti difficili ci aveva trovato impreparati: “Alé, alé vecchio criquet!”.

(Proprio così, con il “que” pronunciato come in “questo”.)

 

Allora la Nord era ben diversa da oggi, e nulla c’era in nessuno stadio che potesse neanche lontanamente paragonarsi ad essa per tradizione, competenza, forza e passione.

Quella Nord aveva la consapevolezza del suo ruolo di interprete della partita che si stava giocando e di guida alla squadra, quasi perfino più autorevole del tecnico e dei dirigenti.

Nessuno parlava di dodicesimo giocatore (si sarebbero messi a ridere) e non c’era tempo per le canzonette.

Ma erano palpabili l’approvazione o la disapprovazione, la sicurezza o l’ansia, l’incitamento all’attacco o il richiamo alla difesa, e tutto questo dava all’avversario la sensazione di avere contro non undici giocatori ma una compatta falange di volontà, e ai ragazzi in campo con la maglia rossoblù la percezione immediata di quello che stava accadendo e il suggerimento delle contromisure più opportune.

C’erano pause di silenzio, un segnale al quale le circostanze davano di volta in volta un ben preciso significato, e quando il silenzio accompagnava il rischio di sconfitta, ecco, isolato ma squillante, il richiamo al coraggio e alla battaglia: “Alé, alé vecchio criquet!”, da cui ripartiva il “Genoa, Genoa!” di tutto lo stadio.

 

Questi i ricordi che “la pazza idea del cricket” ha evocato, insieme all’orgoglio che sempre accompagna ogni accenno alle radici.

 

Ma la retorica del glorioso passato ha respiro corto, se si dimentica delle esigenze del presente difficile e incerto. E proprio su questo, riflettendoci, la “pazza idea” sembra più promettente, aprendo spazi operativi ad iniziative che, se avranno successo, ancora una volta metteranno il Genoa nelle condizioni di dare un contributo positivo al calcio italiano attingendo ai valori che vengono dalla propria storia.

 

 

Oggi il calcio avvizzisce nell’illegalità dei suoi vertici e nell’ottusa violenza di un certo tifo che ormai riferisce solo a sé stesso, forte dei disvalori che intossicano la società, dei quali è un esempio la storia incredibile del “successo” del video della mortificazione di un disabile, frutto avvelenato di quella cultura del reality show e della sopraffazione fine a sé stessa così ben coltivata dalla televisione (anche in questo “strumentum regni)”.

 

Riportare nel calcio almeno un barlume di sport, innestando nelle decrepite società professionistiche attività sportive non dedicate alla selezione a fini di lucro di qualche “fenomeno”, potrebbe essere un modo per migliorarne l’ambiente e responsabilizzarne le strutture anche in termini di trasparenza e di servizio alla comunità.

 

Più importante ancora l’obiettivo di fondo: avvicinare al calcio, ma “a fianco” della pratica del calcio, ragazzine e ragazzini che, più da grandi, potranno transitare nelle file dei “tifosi” portando alcuni valori “sportivi” che così vistosamente oggi vi mancano.

 

Per questo la pazza idea fa onore a chi la ha avuta, e fa anche onore al Genoa perché solo in questo mondo dove spesso si coniuga la fierezza alla pazzia essa avrebbe potuto essere concepita.





Per informazioni potete contattare l'indirizzo e-mail admin@genoadomani.it