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l'opinione''6 gennaio 2007'' di Nemesis
26/11/2006

 

Arrivano di notte, come i sogni voluttuosi degli adolescenti o i ben noti incubi dei Genoani insonni.

Stanno seguendo la scia della Stella, che loro chiamano Cometa ma che noi definiamo, più realisticamente, Lontana.

Non portano Doni (anche perché felicemente accasati uno all'Atalanta e uno alla Roma), ma sono loro stessi i regali che aspettiamo.

Anzi, per la precisione, saranno i Re Magi a richiedere e a pretendere i doni, naturalmente esosi e sotto forma di ingaggio pluriennale.

Arrivano nel Presepe rossoblù tradizionalmente addobbato, con il mulino della polemica che ricicla sempre la stessa acqua, lo specchietto a forma di stagno per abbindolare le allodole e i contadini dell'informazione intenti a seminare il consueto panico.

 

 


Ecco, si fa avanti Melchiorre: ha il fisico possente e la faccia dei centravanti esigenti, quelli che pretendono il passaggio sulla testa o sul piede, ma che in compenso non sbagliano un colpo.

Quel Melchiorre non porta "mirra" bensì "birra", e non quella per le ciucche di gruppo ma l'energia che il corpo traduce in forza fisica, potenza e goal.

Le sue prime parole sono "vengo a sostituire Figueroa" e tutti i Genoani, toccando quel che trovano, si augurano che giochi un po' di più dello sfortunato argentino.

E' alto come Tiribocchi, possente come Bogdani, agile come Borriello, furbo come Francioso, determinato come Pruzzo, statuario come Koelbl (sigh), essenziale come Firmani... ma non esageriamo, è soltanto Melchiorre.

Un vecchio reduce della gradinata commenta: "Con il mercato di riparazione erano arrivati anche Zigoni, Briaschi e Milito, quindi..."... poi, ripensando a Mamede, cambia discorso.

 

Dal suo cammello cabriolet turbodiesel con raffreddamento ad acqua, scende Gaspare e bacia il terreno.

Il mantello che lo avvolge gli occulta il volto ma lascia immaginare il corpo che vi pulsa dentro: non è alto e le movenze paiono nervose, scattanti, sicure.

Dalla folla si alza una voce sarcastica: "non ce n'erano di più piccoli?".

Qualcuno, che ha capito male, rilancia come al telefono senza fili: "è arrivato Miccoli".

Gaspare non dice una parola, ma dalle pieghe svolazzanti della sua veste s'intravvede una tunica rossa, forse del Benfica... "è lui, è lui" urla l'euforia della gente, e i soliti esagerati cospargono d'incenso (trovato lì per caso) quella specie di Aguilera, e il solo vederlo accanto al gigantesco Melchiorre, produce in tutti l'istantanea di un dolce ricordo, mai sopito e mai clonato.

 

In disparte, sorridente ma silenzioso, Baldassarre osserva la scena.

Sembra timido, forse è addestrato alla solitudine; non fa miracoli anche se tutti glieli chiedono, e con un suo gesto scioglie il mistero: si aggiusta i guanti fra le dita e, come un rito liberatorio, si sputa nelle mani.

Un pastore, che aveva seguito la scena, toglie la pecorella dalle spalle e la posa nel muschio finto del Presepe poi, con tutto il vigore che possiede, urla: "E' arrivato, finalmente è arrivato".

Visto che non poteva trattarsi di  un altro Messia, fu chiaro a tutti che si trattava di un Portiere.

"E' uno che esce?" Questa ossessiva domanda girava di bocca in bocca, e mentre si aspettava la risposta che tardava, la folla continuava a bisbigliarsi le proprie curiosità.

L'esagerato: "Guarda quant'è alto, quello se si distrae dà una capocciata nella traversa".

Il sospettoso: "Sarà mica Soviero?"

Il diffidente: "Siamo sicuri che questo non sia il centravanti e che invece il portiere sia Gaspare?".

L'ottimista: "Tranquillo, se vola con le braccia aperte gli servirà un paracadute".

L'ironico: "Speriamo non sia Muzio Scevola, quello che para i rigori con una mano sola".

L'incontentabile: "Se questo è un Re, preferivo Tarquinio il Superbo".

Il tuttologo (G.Adamoli che passava di lì): "Ignorante, quello gioca nella Roma nei campi a 7".

Il pignolo: "Ma fra i 3 Magi, non doveva essercene uno con la pelle scura?"

L'amico di Cosmi: "No, Liverani è andato alla Fiorentina".

Baldassarre fa finta di non sentire, ma capisce al volo (ovvio, è un portiere) che, come minimo, dovrà battere il record di Da Pozzo per rasserenare questa gente esausta.

 

Ora i Re Magi si sono avvicinati e si guardano perplessi.

Hanno in volto un punto interrogativo che traducono in una semplice e banale domanda, esternata all'unisono: "Chi ci paga?".

La folla fischietta, si distrae, e tacitamente si dilegua finché, pur contestata da qualche irriducibile, a sorpresa si fa avanti la Befana: apre la gerla e, rovistando tra gli immancabili giocattoli, estrae con ironia una valigetta stracolma di oro e paga il dovuto senza fiatare.

Ora i Re Magi sorridono con un punto esclamativo in fronte e promettono sfracelli, come tutti, come sempre.

La Befana invece, riordinando gli avanzi del prezioso bagaglio, rimugina un pensiero malizioso: "Va bene l'incenso, va bene la mirra, ma per l'oro ci devo pensare sempre io".

 

Nemesis

 



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