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il Grifone in campoLezione di gioco
26/08/2007

 

Genoa C.F.C.                                    0

 

A.C. Milan                                          3

(21' Ambrosini; 44' Kakà; 49' I t. Kakà, rigore)

 

 

Tra gli invitati a un ricevimento di alta società, ecco una signora, non di sceltissima condizione, che si sente un po' impreparata alla scuola di buone maniere. Malgrado venga accolta con tutta cortesia, qualche sua lacuna, nelle raffinatezze richieste dalla circostanza, emerge tuttavia.

 

 
              Calcio d'inizio: avvio del campionato di serie A 2007/2008

 


Tale impressione ha dato il Genoa, che, risalito in soli due anni dai tormentosi travagli della terza serie, ha potuto ora entrare nell'alta aula della massima serie e presentarsi al cospetto della squadra titolata campione d'Europa. Si è comportato dignitosamente, ha fatto il possibile per tenersi alla pari di tanto avversario, ma si è congedato con un inchino profondo.

 

Il Milan non ha dovuto fare grandi sforzi. La fluidità del suo gioco, l'intesa inveterata, gli automatismi delle manovre per la difesa del pallone, gli hanno dato il governo della partita per gran parte del tempo, senza necessità di correre troppo. Un godimento per chi ama il calcio ... e non li ha come avversari. Difficile mantenere a lungo la pressione su di loro. Facile invece correre a vuoto e finir per dar la sensazione, non necessariamente fallace, di scarsa preparazione fisica.

 

Il Milan ha mantenuto folto il centrocampo, dove ha fondato la sua forza, lasciando radi gli attaccanti per lanciarli negli spazi, e, forte dei suoi tanti giocatori di nome, ha dato senso di compattezza in tutti i reparti.

 

Il Genoa avrebbe potuto ottenere un risultato migliore?

 

Guardando gli episodi, certamente sì. I tre gol sono venuti da tre errori. Il primo, di marcatura su Ambrosini, che ha potuto colpire di testa in area su punizione laterale di Pirlo (sappiamo che questa è una delle armi del Milan), punizione per una ostruzione contestata dai genoani. Il secondo, di chi ha lasciato Kakà libero in piena area, pur in una situazione affannosa. Il terzo, dell'arbitro che nel minuto di ricupero del primo tempo ha inventato un rigore dove tutto lo stadio, orbi compresi, ha visto che Rubinho aveva pulitamente respinto il pallone in uscita, di mano.  

 

Questo arbitro Saccani non mi è piaciuto per niente. Non tanto per il rigore decretato (cosa comunque grave, anche perchè era molto vicino, pur di spalle), quanto per tutta la gestione minuta del primo tempo, che non è riuscita a darmi quella sensazione d'indipendenza e imparzialità che un arbitro deve esprimere. Se il Milan ha ricevuto grandi fischi prima della partita (ma durante essa il pubblico ha soltanto incitato i rossoblù), l'arbitro Saccani si è preso altrettanti fischi prima, durante il gioco e nell'intervallo!

 

Ha fatto uno strano effetto il gol di testa di Ambrosini e l'abbracciarsi dei milanesi  nel completo silenzio dello stadio. Infatti è riuscito così bene l'ostacolo delle autorità, che di milanisti al Ferraris non se n'è visto manco uno.

 

E' un successo?  Certamente il Ministro Mastella dirà di sì, lui che, se non sbaglio, avrebbe voluto far giocare a porte chiuse. Abbiamo ormai ben capito che il governo ritiene, persino giustamente, per assurdo che sia, che la massima sicurezza si ottiene cacciando via il pubblico, che se ne rimanga a casa, davanti alla televisione a pagamento.

 

E' una sconfitta?  Sospetto che la consideri tale il Ministro Melandri, che dichiara di rivolere pubblico agli stadi. Certo è una sconfitta per l'organizzazione calcistica.

 

Il Milan ha fatto atti di relazioni pubbliche, attraverso un omaggio floreale alla famiglia Spagnolo e alla fine un saluto dei giocatori alla gradinata Nord.

 

Ma, in fin dei conti, di questo nostro Genoa, vorrete ben sapere che idea me ne son fatto, io che l'ho visto in campo quest'anno per la prima volta.

 

Ho visto un portiere che ha fatto un paio delle ottime uscite che sa fare, in un'occasione punito a torto con ammonizione e calcio di rigore.

 

Ho visto una difesa ancora in cantiere, con poche pecche al centro (bravi Santos e Lucarelli) e un gioco collettivo in corso di perfezionamento. La difesa è stata il reparto migliore della squadra.

 

Ho visto un centrocampo sovrastato, con Milanetto e Paro in perenne difficoltà; forse qualcosa di meglio sui lati. Ma qui la critica deve tener conto dell'abilità del Milan, come già detto. La difficoltà era inevitabile.

 

In attacco il giocatore che ha meglio risposto al suo compito è stato Gasparetto. Di Vaio è quello che ha portato le maggiori insidie a Dida, forse le uniche, poche comunque, ma ha avuto fasi di difficoltà ed ha sofferto l'offensivismo del suo terzino Oddo, autore tra l'altro della discesa del primo gol. Sulla destra invece il duo dei negretti, autori nel primo quarto d'ora di qualche interessante discesa a due con facilità di corsa, ha avuto un esito disastroso per quanto riguarda la giocata finale. Nella fase iniziale il Genoa si era così procurato sulla destra 4 o 5 opportunità tutte buttate via da Papa Waigo e Konko con una avvilente mancanza di criterio di gioco. Sarà stata emozione, affanno? Ma un giocatore di classe sa dove mettere il pallone nei frangenti decisivi. In quei momenti, ci sarebbe voluto il piede di Adailton!

 

Ma mentre Konko ha lottato in fase difensiva. Papa Waigo è stato evanescente, pian piano è scomparso e ha finito per essere sostituito.

 

Il secondo tempo si è svolto in modo rilassato, anche per il caldo, col Milan che si è limitato a controllare la gara e il risultato acquisito. Un andamento certo differente si sarebbe avuto con un risultato più aperto.

 

In conclusione, come suggerito all'inizio, forse il Genoa si presenta a questo torneo mentre è ancora in fase d'assestamento e non è detto che arrivi subito una pronta riscossa. Ma, se non c'è da esaltarci, neppure dobbiamo cedere alla preoccupazione, poi che abbiamo grande fiducia nelle possibilità che ha questa squadra di prendere quota.

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 

 

 

 



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