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il Grifone in campoGrifone opaco, il Livorno combatte
17/09/2007

 

Genoa C.F.C.                        1

(12' II t. Borriello)

 

A.S. Livorno C.                     1

(8' II t. Tavano, rigore)

 

  

Si avvicina l'ora d'inizio e all'esterno ci sono ancora grosse code davanti ad alcuni dei varchi che da oggi sono diventati itinerario obbligato. Strano. L'obbligo di entrare attraverso un determinato varco, se aveva lo scopo di evitare il concentramento delle resse, ha fallito questo scopo. Forse il caso ha voluto che molti spettatori destinati ad uno stesso varco arrivassero tutti insieme. Forse a monte è stato sbagliato qualche calcolo. Conseguenza: viene data l'impressione che continui la guerra per demoralizzare chi vuole andare allo stadio. Salgono imprecazioni e maledizioni. Alla fine tutti sono entrati, in tempo per assistere al calcio di rigore battuto da Milanetto.

 

 


Quando un difensore "copre" la palla per accompagnare la sua uscita fuori campo, la simpatia dello spettatore imparziale va all'attaccante che cerca di scavalcare l'ostacolo per tener viva l'azione. In genere senza fortuna, ma questa volta Borriello era riuscito ad aggirare il difensore e sulla linea di fondo l'aveva lasciato surplace, con mia grande soddisfazione. Il livornese non poteva patire un tale affronto, da cui il calcio di rigore.

 

Calcio di rigore: tenzone mentale sulle intenzioni.  Ecco dunque Milanetto operare la sua nota rincorsa a passettini, ma il portiere sembra dire: io non mi muovo. Un Aguilera (o un Hamrin!), dal piccolo piede, a questo punto avevano l'arma della staffilata secca. Ma ecco arrivato il fatale momento del tiro – è un istante – il portiere si sposta -  Milanetto forse cambia intenzione? (attento!, ti può scivolare via!) – appoggia il tiro centrale - gli scappa alto contro la traversa. 

 

Importanza di pochi centimetri!

 

Il Genoa batte molti calci d'angolo. Non sono i palloni tesi e tagliati che tanto frutto procacciarono in passato: questi scendono brodosi, invitanti per il portiere e gli alti difensori. Nell'area, abbracci, abbracci sistematici agli attaccanti. E voi pensate che l'arbitro Dondarini non li veda? Certo che li vede. Vede quelli fatti prima della battuta del corner. Allora ferma l'esecuzione per far richiami: succede per due volte. Poi, a palla in gioco, torna a non vedere più.

 

Il Genoa dispone di una superiorità, ma con pochi sbocchi. Il Livorno, non di grande levatura, ma molto deciso e combattivo, proprio come potevamo aspettarcelo, occlude gli spazi. Le manovre laterali del Genoa non si aprono fluide e tempestive e il gioco a metà campo non emerge.

 

All'inizio della ripresa il contropiede di un avversario isolato, che, come l'anno scorso avvenne a Mantova, supera diversi nostri difensori, ci dà un grosso dispiacere, attraverso un calcio di rigore dubbio assai. Dalla disperazione ci trae Boriello che con un anticipo di testa intelligente invia di classe il pallone verso il palo lontano, e ancora una volta sia lode anche a Rossi che, oltre a fare perfino il terzino, vivaddio, sa come centrare i palloni sottoporta, per chi avesse dimenticato Catania.

 

Dunque, adesso, ce la vinciamo questa partita?

 

Ormai è impresa difficile. Ora Dondarini vede tutti i più piccoli falli degli attaccanti del Genoa e sopratutto, dobbiamo ammetterlo, nell'ultimo quarto di partita sembra che ci resti poca birra e che i labronici lo abbiano capito. Così, dopo alcune nostre occasioni perdute (ma nessuna pulita: forse la più importante un pallone indietro per Paro che ha fatto quello che sopratutto doveva evitare, cioè alzare il tiro), il Livorno si fa pericoloso e nel finale possiamo dire che è andata perfino bene.

 

Il pubblico, finita la partita, ha fischiato. Vuol dire che la squadra non ha soddisfatto, per un assieme di sensazioni dove non è facile scernere i problemi contingenti da quelli strutturali. La metà campo dà luogo alla preoccupazione più grave. Sono destinati a migliorare l'affiatamento nel gioco sulle fasce, la condizione fisica di qualche giocatore reduce da soste, la condizione fisica generale che non ha brillato, la formazione più o meno obbligata o indovinata in una partita contro una squadra rognosa e non correttissima.

 

Abbiamo però anche le note positive ed attendiamo il rientro di giocatori importanti. Vedremo come si dipana. Lunga è la strada.

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 

 



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