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dalla redazioneUn altro, antico Genoa-Roma
21/11/2007

  

La stagione 1947/48, che era la seconda di Verdeal nel Genoa, si prospettava come un'annata di speranze, ma i dirigenti non erano riusciti a colmare in modo soddisfacente la lacuna del centrattacco e la squadra, solida nei reparti arretrati e autorevole in casa, faticava a sfondare le difese avversarie.

 

Il Genoa si stava affacciando alle zone alte della classifica quando verso la metà del girone di andata ricevette la visita della Roma, che era in graduatoria dietro di noi.

 

 


Come di consueto, sin dall'inizio della gara il Genoa, in maglia bianca con fascia rossoblù in quanto vigeva il giusto criterio che a cambiare maglia fosse la squadra di casa, prese possesso della metà campo avversaria e sorprendentemente "risolse" la partita segnando due gol nei primi dieci minuti, prendendosi subito dopo anche il lusso di sbagliare un calcio di rigore.

 

Noi spettatori salutavamo con gioia questo fatto inconsueto, cioè che il nostro grifone non dovesse penare per arrivare alla segnatura dopo una lunga serie di attacchi e che questa volta avesse spalancato con facilità, alle prime spallate, la porta del successo. La mancata segnatura del rigore faceva dispetto ma non sembrava cosa grave: con la nostra forte difesa, la pratica era già conclusa !

 

Io ricordo bene questa partita perché fu un esempio molto istruttivo di quella strana legge del calcio, che insegna che una squadra che, favorita, colga subito il successo, corre il rischio, rilassandosi, di perdere il controllo del gioco e non riuscire più a riprenderlo.

 

Nella Roma giocavano tre grandi giocatori, che vi assicuro che da quella volta non ho potuto dimenticare. Il centrattacco Amadei, romanissimo, era un giocatore completo, palleggiatore e realizzatore, fisicamente normotipo. Mezzala sinistra c'era l'ungherese Szengeller, di fisico snello e slanciato, mobile, intelligente e raffinato nei passaggi con palla a terra. Ala sinistra giocava l'argentino Pesàola, scarsocrinito, un fantasista dribblatore. Questi tre giocatori a partire dal quarto d'ora cominciarono a tessere un tourbillon ubriacante che la nostra difesa non sapeva più fermare e quasi per forza d'inerzia, con l'apparenza dell'inevitabilità, per tre volte Pesaola si presentava davanti al nostro portiere e lo batteva. Alla fine del primo tempo, 3-2 per la Roma!

 

Dopo l'intervallo il Genoa riprendeva di prepotenza il possesso del gioco e per tutto il secondo tempo era un assedio, ma i nostri attacchi nella ressa non avevano più fortuna e anzi su contropiede contro la difesa scoperta la Roma segnava il quarto gol.

 

L'inaspettata, grave sconfitta interna diede quella volta un alt alle nostre ambizioni di vertice.

 

Tutti noi abbiamo un ricordo della prima volta in cui provammo certe sensazioni, facemmo certe scoperte. Fu assistendo a quella partita che io scoprii come il calcio sia un gioco mutevole, come nel suo corso i rapporti tra le squadre siano soggetti a capovolgersi, come possa essere difficile riprendere il possesso del gioco dopo averlo ceduto.

 

 

 Vittorio Riccadonna

 

 

  



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"Un altro, antico Genoa-Roma" | 3 commenti
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Grazie Mario
di Abbadie56 il 24/11/2007 13.11

questa volta non è stata la memoria a tradirmi ma la battitura (e il fatto che spesso non rileggo) Lorenzi infatti,  per chi lo ha visto è impossibile da dimenticare o ricordare male.

Una volta doveva battere un corner sotto la Sud con l'Inter in vantaggio. Lo stadio veniva giù dai fischi, perchè il personaggio era di quelli che non passava inosservato. Noi volevamo che battesse il corner alla svelta e lui continuava a stare con le mani sui fianchi. E il Ferraris che era tutto un fischio assordante. Dopo un pò l'arbitro gli fece un cenno come per dire: adesso ti ammonisco, se non batti. E lui con la faccia tosta che aveva, indicò il pubblico, alludendo ai fischi e fece un gesto con la mano per dire che non sentiva il fischio dell'arbitro a causa dei fischi contro di lui.

La pantomina durò un minuto buono, che quando stai perdendo sembra lungo quanto un'ora. Anche quella volta Lorenzi detto "Veleno" era riuscito a fare imbestialire tutto lo stadio.

 





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