Il ritorno di Milito ha un significato che travalica il valore del giocatore e gli altri risvolti prettamente calcistici.
Un tempo, che si era bloccato nel pieno di un'estate, ha ripreso a scorrere quando un'altra estate sta quasi per terminare.

Un tempo nel quale tutto quel che è accaduto e che parrebbe essere stato vissuto solo da noi, assume ora un suo ben preciso significato e fornisce esaustiva risposta ai tanti perché ed ai tanti avvenimenti che ci hanno fatto da scorta in questa parentesi: lo sguardo incredulo del prof. Coppi di fronte all'atteggiamento dei giudici; la beffarda anticipazione in un autogrill che quel 3-1 non valeva, già intuendo che non sarebbe arrivato il consolatorio "sorridi, sei su scherzi a parte"; le alzatacce e le "allegre brigate" per girare la sana provincia italiana ritrovandosi in tasca, al ritorno, un pezzetto di carta con su scritto "Stadio Breda", "Stadio Recchioni", "Stadio Speroni", "Stadio Tombolato"... E "Picco", certo. E gli altri, qualcuno addirittura senza neppure un nome che potesse invogliare, in caso di vittoria dei padroni di casa, ad un fantasmagorico "clamoroso al..."; un grido, in cui gioia e commozione si fondevano a comporre un mantra destinato a reclamare l'onore di vero inno del Genoa: "E' gol...è gol...è gol...", mentre il dito indice si alzava indirizzato non tanto verso i tifosi avversari quanto contro la traversa, ad esorcizzare un fato avverso cocciutamente pretenzioso di entrare anch'esso stabilmente fra le leggende rossoblù; il gol di un carneade - Allegretti, chi era costui? - il cui nome è entrato di diritto nell'elenco dei cannonieri rossoblù di ogni tempo, gol con cui gli dei del calcio hanno voluto sancire una tregua con noi, notificarci che la loro uggia nei nostri riguardi era almeno temporaneamente sospesa, come gli eventi rocamboleschi legati appunto a questa ultima vicenda parrebbero dimostrare.
C'è una frase - mai dimenticata- assurta a simbolo di una rinascita: NON MOLLO! Ma ce n'è un'altra, spesso pronunciata in quei giorni dalla stessa persona, e passata sotto silenzio che ottiene oggi giustizia: "Il tempo è galantuomo".
Lo è stato, il tempo, galantuomo...Con lui e con noi. Come hanno detto molti atleti rigirandosi tra le mani la medaglia olimpica, anche noi - e il presidente Preziosi, ovviamente - "ce lo siamo meritati!"
"Solo chi soffre impara ad amare"... Non c'è miglior frase trascritta su stoffa - e nell'animo - che può simboleggiare l'amore e la gioia che ci dà il Genoa. Questo è quello che stamattina, incontrandoci nei contorti corridoi dell'ufficio, ci siamo detti con mura, semplicemente abbracciandoci, senza aprire bocca.
Quando Milito riprenderà la sua rincorsa ai vertici della classifica dei cannonieri rossoblù "all time", realizzando la sua nuova prima rete - quale logica chiusura di parentesi a tutta la vicenda - sotto la Nord, non sarà un martello ma un maglio ad abbattersi sulla testa di chi contro di noi ha tramato neppure immaginando che in quel momento stava in realtà mescendo nei nostri calici l'elisir di lunga vita.
Ho avuto tanto dal Genoa. Pure le sofferenze e le delusioni sono incolonnate sotto la voce "avere". Pur tuttavia, sfrontato come sono quando si tratta di Genoa, mi azzardo in una ulteriore richiesta agli dei: che inviino la musa Eupalla, che presiede alle cose di calcio, affinchè ispiri a chi può l'esaudire questa richiesta che invoco quale risarcimento per avermi fatto nascere troppo tardi per vedere Verdeal. in fondo non è poi così esosa questa richiesta...una partita, fosse pure una sola, in cui sento scandire dall'altoparlante dello stadio due nomi in sequenza: Figueroa-Milito. Se mai ciò dovesse accadere, sono convinto che quel giorno anche gli dei del calcio scenderebbero e si accomoderebbero nella tribuna del Ferraris.
I Titani sarebbero già sul campo.

Franci