Ho visto la partita in tv vivendola come fossi al Ferraris, anche perché si sentiva molto bene l’urlo della “torçida” rossoblu. Trovo molto centrata la tua analisi. Complimenti.
Solo su Ferrari forse sei stato forse un po’ severo. Visto in tv mi è sembrato insuperabile, fortissimo di testa e autoritario nei modi, pronto ad aiutare il centrocampo, e capace di sprigionare un carisma di cui personalmente al centro della difesa sentivo il bisogno. In certi momenti mi ha ricordato Cattani, il miglior centromediano del Genoa del dopoguerra, che non è stato in Nazionale solo perché sulla sua strada ha trovato Castigliano del Grande Torino, prima, e il magnifico Parola della Juventus, dopo.
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Per quanto riguarda il fatto che le ali Sculli e Gasbarroni in fase offensiva si accentrino e in fase difensiva rientrino, l’osservazione è perfetta e direi che siamo nella norma.
Già due mesi fa, nelle trasmissioni delle tv locali, avevo sentito un ex calciatore solitamente misurato e competente nei giudizi, affermare che con il Genoa in attacco le due ali avrebbero dovuto avvicinarsi al centravanti e i due esterni di centro campo avrebbero dovuto prendere il posto delle ali per andare al cross. Per questo motivo il Genoa avrebbe acquistato due specialisti del ruolo come Mesto e Modesto.
Con il Genoa in difesa, invece, le due ali avrebbero dovuto arretrare in sostegno del centrocampo, per permettere una miglior integrazione tra centrocampisti e difensori, come da te sottolineato.
Questo tema delle due ali che, in un attacco a tre, devono arretrare è, direi, scontato. Avevo già sentito Mourinho dire la stessa cosa per l’Inter, e ieri l’ho sentita ripetere in tutti i commenti, specialmente a proposito del Milan.
Ex giocatori di grande spessore ed esperti opinionisti hanno ripetuto all’unisono che il Milan non può giocare con in campo contemporaneamente Kaka, Ronaldinho e Pato (o Sheva, o Borriello) se due tre dei non rientrano a centrocampo, perché se non rientrano la squadra si espone agli attacchi avversari, come puntualmente è accaduto contro il Genoa.
Hanno anche sottolineato che questi sono i riultati di una campagna acquisti fatta da altri e non dall'allenatore, e che se c'è qualcuno da esonerare, questi è...Galliani.
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D’altra parte, tu che hai visto l’evoluzione del calcio dal dopoguerra ad oggi, sai benissimo che –specie in Italia- il “Sistema” con due ali e un centravanti votati all’attacco è esistito solo col Grande Torino –che aveva però due mezzali capaci di correre 90’ da un’area all’altra e di arrivare fresche fino alla fine- e se ne parla ancora adesso.
Il Genoa che per primo in Italia aveva provato il Sistema prima della guerra, ha smesso subito perché, a fronte della prolificità dell’attacco, subiva valanghe di reti, non avendo i giocatori adatti a coprire.
Brera, che ne sapeva tanto, diceva che il Sistema bisognava lasciarlo fare agli inglesi, perché erano fisicamente adatti per farlo, ma gli italiani non lo erano per niente.
Altri tempi, è vero, ma le cose andarono come Brera aveva previsto, e il Sistema, in Italia, a parte il Grande Torino, non lo fece più nessuno.
Si sviluppò, invece, il “Catenaccio” mediato dalla Svizzera da Viani che lo applicò per primo nella Salernitana degli anni ’40. Il Catenaccio prevedeva l’arretramento di una delle due ali, allo scopo di proteggere la difesa, visto che le mezzali “di spola”, per quanto si affannassero su e giù per il campo non ci riuscivano abbastanza.
Il Catenaccio rinforzava la difesa, ma era anti-spettacolare perchè lasciava la squadra spaccata in due tronconi, con la necessità di lanci lunghi per raggiungere l’unico attaccante isolato davanti (l'altro attaccante di solito era la cosidetta "mezzapunta", nè carne, nè pesce) . Ricordo un 1 a 4 del Genoa al Ferraris, contro il Padova di Rocco, tutto raccolto davanti alla propria area di rigore e il solo Hamrim in avanti, pronto a scattare e a farci gol, sui rinvii di 70 metri di Blason, un armadio a tre ante che calciava la palla con una potenza inaudita. Le successive evoluzioni hanno portato a svariati schemi di gioco, tra cui il 4-3-3, o il 3-4-3, con entrambe le ali che rientrano per mantenere le giuste distanze in campo e permettere una manovra corale invece dal lancio lungo. Questo vale per l’Europa, perché in Sudamerica era altra musica, dato che le squadre sudamericane non hanno mai accettato né il Sistema, né il Catenaccio.
Il Brasile, a quei tempi avanti anni luce in fatto di moduli di gioco, già negli anni ’50 giocava un aggressivo 4-2-4, che diventava 4-3-3 in fase difensiva.
Il concetto dell'attaccante che deve rientrare era dunque presente anche nella nazione del calcio d'attacco per eccellenza, fin dagli anni '50. Ec'è un motivo preciso. Nel Mondiale del '50, una delle più grandi nazionali brasiliane della storia, venne sconfitta in casa, in contropiede, nella partita decisiva dal prudente Uruguay di Schiaffino, proprio perchè nessuno degli attaccanti voleva rientrare in fase difensiva.
Per il Brasile, comè noto fu lutto nazionale e da allora, anche in Brasile, finì l'epoca degli attaccanti che non rientrano.
Il risultato? Vinse subito 3 mondiali su 4, dal 1958 al 1970.
In Italia, ormai da anni ci sono squadre che giocano con tre davanti e i due esterni che arretrano in fase difensiva: la Nazionale di Lippi, l’Udinese, e altre. Il che non impedisce agli esterni di andare anche a rete (De Natale insegna).
Noi, a Genova, abbiamo fatto un polverone su Di Vaio, alimentato furbescamente dal suo procuratore. Ma Di Vaio era già finito in tribuna a Monaco e deve ringraziare il Genoa che lo ha ripescato dal dimenticatoio dove era finito. Se ultimamente segnava poco (ma in B, con un livello tecnico inferiore, è stato utilissimo) non c’entrava il modulo ma la sua “gamba” che non è più quella di una volta. Ieri, contro l’Atalanta, Volpi gli ha dato un pallone d’oro ai limiti dall’area e lui si è fatto rimontare come faceva nel Genoa, perché non ha più “gamba”, per usare un termine caro a Onofri.
* Un’ultima cosa: belle le parole che hai usato per Milito, un giocatore che potrebbe diventare il “quinto sudamericano da Leggenda” della storia del Genoa.
Tu sai che Edili Pesce ha sempre scritto che il Genoa aveva avuto “quattro sudamericani da Leggenda”: Stabile, Verdeal, Boyè e Abbadie” Per me Milito, anche se è un mio idolo, non è su quel livello eccelso, e tuttavia potrebbe col tempo compiere imprese così straordinarie da rendere verosimile il confronto. Non mettiamo limiti…con quel che segue.
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