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l'opinione''Ferraris: resistere!'' di Nemesis
30/09/2008

 

Vorrei esprimere alcune opinioni sul problema stadio, chiarendo che sono assolutamente personali e non intendono rappresentare alcuno.

Lo sapevamo, sul Ferraris c’era e c’è una spada di Damocle assai minacciosa: dicono sia multicolore e che emani miasmi petroliferi, ma sarebbe riduttivo fermarsi alla genesi.

Infatti vi si intrecciano anche trame politiche e miraggi affaristici e, in questa Babilonia di interessi, i Genoani rimangono soli a difendere lo scrigno del loro inestimabile tesoro.

 

 

 


Stiamo passando da “il Ferraris non si tocca” a “io speriamo che me la cavo”, perché la scelta del Comune di vendere lo stadio apre scenari misteriosi, anche se obbligherà tutti i soggetti a quel chiarimento finora narcotizzato dalle distrazioni, dalle proroghe e dai rinvii.

Spremo il cervello per scovare idee razionali, ma sono sovrastato dal sentimento.

Le circostanze mi riducono a clonarmi in quel giapponese che vegliò la sua trincea per 30 anni, quando la guerra era ormai un capitolo dei libri di storia.

Eppure non mi arrendo, perché i mercanti nel tempio non sono la bomba atomica e Marassi non è ancora Hiroshima.

Dove piazzeremo la Colonna Infame per maledire chi violerà lo stadio e il suo nome?

Vicino alle casse del Nuovo Outlet Bisagno o fra le villette a schiera del Residence Marassi?

Già Paganini si rivolta fra le macerie di Vico Gattamora, e se potesse articolare ancora le magiche dita  dedicherebbe alla città il più angosciato dei suoi Capricci.

Perché il tempo trita i ricordi e li sminuisce, ma il debito verso il cuore nobile di Luigi Ferraris non va in prescrizione, e in qualche modo il piccone dovrà rispettare quel crogiolo in cui le generazioni rossoblù si saldano l’una all’altra.

Ci siamo: il fantasma che da anni si agita nel cortile della nostra casa, adesso sfonda la porta e ci espropria.

Forse, noi Genoani eravamo troppo assorti nei guai di questi anni per capirlo, e ora che finalmente possiamo respirare senza il massaggio cardiaco… ci fregano lo stadio.

Ma le parole di sdegno non bastano, perché con la canna da pesca gli squali non abboccano, e fra un goal e l’altro di Milito dobbiamo attrezzarci per resistere.

Ammettiamo per un attimo, ma solo per un attimo, che Garrone non abbia mai proposto nulla e gli vada benissimo il Ferraris: il Comune, avrebbe egualmente indetto l’asta?

E la Sindaco Vincenzi, dopo un carpiato che ribaltava le precedenti rassicurazioni pre-elettorali, si sarebbe avventurata nelle futuristiche visioni del 2015?

Probabilmente no, e ritengo che proprio l’iniziativa garroniana sia da considerarsi il piede di porco per squarciare l’intransigenza rossoblù sul tema.

“Datemi una leva e vi solleverò il mondo”… sussurrava il Comune… e ora che qualcuno gliel’ha fornita prepara lo scacco matto in tre mosse, magari per arginare la voragine dell’Ici appena abolita.

Tutto è pronto: le betoniere scaldano i motori e, sistemati i laboriosi dettagli dell’intesa, basterà affidarsi a  “l’uomo che parlava alle ruspe”, e ce n’è più d’uno che attende nella penombra dell’anticamera.

Tutte le possibilità transitano nel crocevia principale, ed è inutile girarci intorno: esiste o non esiste il vincolo secondo cui l’area deve mantenere la destinazione d’uso?

Nel suo primo intervento del 17/9/08, l’Avv. D’Angelo (Reggente della Fondazione) ha illustrato con precisione i pilastri della posizione rossoblu, aggiungendo un particolare significativo:

 

“…non deve dimenticarsi che quando, negli anni trenta del secolo scorso, il Genoa, con poca lungimiranza, cedette al Comune di Genova la proprietà dello stadio, lo fece nella sicura presupposizione della permanente destinazione dello stesso ad ospitare le proprie gare casalinghe. Tanto che lo stadio fu assunto al patrimonio "indisponibile" del Comune. Non mancherebbero, dunque, valide ragioni giuridiche per opporsi all'eventualità che l'area di Marassi sia distolta dalla sua naturale e vincolata destinazione… “.

 

In antitesi, si scopre la perspicacia e l’intuito della delibera di costituzione della Sportingenova:

 

“… dato inoltre atto che i suddetti impianti, seppur iscritti al registro consistenza della Civica Amministrazione quale patrimonio indisponibile, non sono deputati allo svolgimento di "pubblica funzione" e che, pertanto, possono essere iscritti nel medesimo registro quale patrimonio disponibile.. "

E allora? Disponibile o indisponibile? Il vincolo c’è o non c’è?

Il fenomeno calcio, giocato con passione in questa città da Genoa e Sampdoria, davvero non è ascrivibile come “pubblica funzione”? Siamo proprio sicuri di questo?

Perché non bastano le due righe di un decreto per alienare un bene e sovvertire un dato storico, e comunque esistono anche i Giudici e i Tribunali per garantire quei diritti che il tempo non azzera.

E’ plausibile che l’asta indetta dal Comune sia una forzatura per costringere le due società ad esporsi, e se una ha già la soluzione in tasca l’altra, per bocca di Preziosi, dovrà maturare una strategia compiuta, anche se onerosa, o dolorosa, o coraggiosa.

Lo spostamento delle Carceri, assolutamente auspicabile, in realtà produrrebbe solo lo spostamento del problema nel tempo, perché la trafila e il percorso burocratico potrebbero avere la durata di un ergastolo.

L’azionariato popolare è un’illusione, così come i dobloni che la Fondazione non ha.

Sembra complicata anche la via di un accordo fra Genoa e Samp per traslocare insieme, ma nessuna delle due può ignorare l’altra con una scelta unilaterale.

Il Comune può decidere di vendere, ma sa bene che la serie A non si può giocare in Piazzale Kennedy e che, senza i quattrini, uno stadio nuovo resta un progetto vecchio.

Semmai, visto che la gestione del Ferraris è un peso che genera passivo, si ceda lo stadio gratis a Genoa e Samp, con annesso il fardello dei costi annuali ma anche con il bonus degli introiti pubblicitari: un po’ come comprare un Thiago Motta sul mercato, svincolato con il cartellino a zero e oneroso per lo stipendio milionario, ma utile per il gioco che produrrà.

Il periscopio sullo scacchiere conferma che l’accerchiamento è totale ma, superando l’evidenza dei fatti, confido ancora che l’operazione s’inceppi per un imprevedibile granellino di sabbia che blocca l’ingranaggio.

Perché se è vero che i faccendieri sono più spregiudicati, visto che il denaro non ha morale, i politici a volte diventano prudenti, specialmente quando misurano il consenso: sanno bene quanti sono i Genoani, e quale trauma li coglierebbe per l’inopinata amputazione.

Anche perché, ad uno a uno, sono crollati gli alibi escogitati con cura, ed è rimasto solo il movente.

Infatti, il mostro della “sicurezza” è stato domato dalle dichiarazioni degli addetti non di parte, e la colpa di esistere vicino alle case in un quartiere popoloso viene condivisa dalle innumerevoli situazioni simili in altre città.

“… il Ferraris non è mica un patrimonio dell’Unesco… specificava Garrone con grossolana ironia, ma per rispondergli può bastare un Lucio Dalla qualunque: “Attenti al lupo”… “sembrava lui il padrone”.

Anche per questo, se non bastasse il resto, i Genoani devono arginare l’offensiva serrando le fila: alcuni lo chiamano “catenaccio” ed altri “propensione difensiva”, ma può anche bastare una sola parola ripetuta tre volte: “resistere… resistere… resistere!”.

 

Nemesis

 



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"''Ferraris: resistere!'' di Nemesis" | 5 commenti
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il futuro dei buoi
di voce-sommessa il 01/10/2008 18.26

“…rende noto ai propri aderenti e a chi segue la sua attività di avere avviato lo studio di iniziative, da realizzare nel prossimo futuro, sui temi generali della sicurezza negli stadi, della responsabilità oggettiva delle società, del regime di proprietà e d’uso degli stadi.”

 

Così terminava il comunicato della Fondazione Genoa 1893 emesso un anno fa dopo gli attacchi al Ferraris in occasione di Genoa-Milan e dopo gli incidenti pre-derby.

Se questi sono i tempi della Fondazione il “prossimo futuro” ci vedrà tutti morti; non è questo che preoccupa, quanto la sorte dei buoi a zonzo da soli e senza un rifugio ora che precipitosamente la stalla è stata chiusa.

 

Per dare un’idea a coloro ai quali può interessare l’argomento, questo che segue è un promemoria trasmesso ai Reggenti nel novembre 2007, che non ha mai avuto riscontro.

Tra le righe è facile leggere come dopo un convegno del genere il tema “Ferraris” non avrebbe più potuto essere trattato con l’arroganza profusa dall’UCS e dai media ad essa allineati né con la disinvoltura che caratterizza le recenti decisioni dell’Amministrazione Comunale.

[nota: un anno fa la Fondazione Roma sponsorizzata da Totti sembrava cosa fatta]

 

Linee progettuali di un convegno “Andare alla partita come?”

 

 

  1. Obiettivi

 

Confrontare i diversi punti di vista di chi in un modo o nell’altro “va alla partita”

Mettere a fuoco il ruolo che le Fondazioni hanno (possono avere) nei rapporti fra tifosi e club

Dare visibilità alla Fondazione Genoa e al Genoa

 

  1. Temi

 

Ordine pubblico e sicurezza

Responsabilità oggettiva delle società

Proprietà degli stadi

Valori sociali e loro portatori: famiglie, tifosi, ultras

 

  1. Partecipanti

 

a) Ministero degli Interni, Ministero dello sport, FIGC, Lega

b) Associazioni club tifosi

c) Gruppi ultras

d) Fondazioni (Genoa, Roma)

 

  1. Struttura

 

Il convegno è articolato su tre sessioni di mezza giornata ciascuna.

Le sessioni sono articolate su una relazione introduttiva (Fondazioni), tre “tavole rotonde” rispettivamente per a) b) c) e una “tavola rotonda” plenaria.

Le tavole rotonde sono preparate e moderate da un giornalista di rilievo nazionale e ad esse partecipa un rappresentante delle Fondazioni.

Ordine lavori:

relazione Fondazioni (9.30-10.30)

tavole rotonde Associazioni (10.30-13.00) Ultras (14.00-16.30) Ministeri (16.30-19.30)

tavola rotonda plenaria (9.30-13.00)

 

****************************

 

Schema operativo preliminare

 

  1. Sviluppare un profilo dei contenuti e delle modalità del convegno
  2. Definire gli aspetti logistici di massima (sede e servizi)
  3. Coinvolgere la Roma
  4. Individuare gli interlocutori
  5. Verificare la loro disponibilità di massima a partecipare
  6. Incontrare i possibili partecipanti per illustrare contenuti e modalità e formalizzare invito
  7. Prendere contatto con le direzioni di quattro quotidiani “non sportivi” (ipotesi: Repubblica, Corriere della Sera, Stampa, Messaggero) chiedendo di indicare uno o più nomi di giornalisti della testata per il ruolo di moderatore
  8. Definire e attuare un piano di comunicazione&immagine
  9. Presidiare i lavori di preparazione con un proprio rappresentante per ciascun modulo del convegno
  10. Assicurare il regolare svolgimento delle attività amministrative e logistiche relative al convegno



stadio
di genoafirstofall il 01/10/2008 16.03

pensi tale ipotesi non sia stata messo sul piatto della bilancia? Potrebbe essere un rischio calcolato. Meno rischioso di altri. Disponibilità non significa atuomaticamente speculation, anche per via di una clausola di "first refusal" a favore del comune di Genova (domanda: ma se esiste tale clausola, che succede in una vendita del ferraris, seppur tramite gara? che l'attribuzione al vincitore è soggetta alla dichirazione del comune di non voler acquistare a quel prezzo?). Tuttavia disponibilità è il contrario di indisponibilità. E' un ostacolo rimosso. Poi possiamo parlare e scrivere di filosofia a diventar rossi in faccia. Il tutto coerentemente all'ecumenica politica del fare. Magari  ecumenicamente a fari spenti.



genoafirstofall
di Nemesis il 01/10/2008 14.58

Quindi, se ho capito bene il passaggio chiave, il Ferraris è da considerarsi un bene DISPONIBILE della Sportingenova, e perciò lottizzabile.

Come dicevo però, non la farei così semplice, perché il potenziale che i Genoani possono mettere in campo non è mica da ridere.

Sul piano legale,  con il rispetto della “Pubblica Funzione” del Ferraris.

Sulla mobilitazione popolare, perché questo è uno dei rari temi che sfiora l’unanimità.

Sul contrappeso politico-elettorale, per le sanzioni al consenso che mezza città potrebbe infliggere ai responsabili.



stadio
di genoafirstofall il 01/10/2008 14.27

caro Nemesis, cari tutti. D'abord occorre chiederesi per quale motivo fu costituita Sportingenova con un progetto che venne diramato,  nelle sue intenzioni, nel settembre 2004. Allora si diede notizia, dopo attacchi allo stadio, ricorderete, portati avanti a più riprese sia dagli organi di stampa, sia dalle televisioni locali, che il Comune aveva deciso di esplorare la strada della costituzione di una società NEWCO per la gestione degli impianti sportivi. Il Ferraris, struttura in ATTIVO e non in PASSIVO, dato il peso economico, rappresentava con ogni probabilità nella NEWCO il 90% del peso economico, in termini di ricavi. L'analisi è insegnata nelle tecniche di gestione e si chiama "Analisi di Pareto". Come dire che Sportingenova, volutamente o meno, aveva come effetto quella di essere costituita SOLAMENTE per il Ferraris. All'epoca erano di moda dette operazioni "a fari spenti". AMI e AMT ne è un esempio. C'è in piedi, nel caso specifico, un filone investigativo messo in opera dalla Corte dei Conti dove si ipotizza un danno erariale, a carico della passata amministrazione, di 70 milioni di euro. Dicansi 150 miliardi delle vecchie lire. Staremo a vedere ferma restando la presunzione di innocenza, sempre e comunque, in assenza di altre dimostrazioni. Già all'epoca occhi attenti avevano riportato che il patrimonio di sportingenova diventava disponibile con la delibera di costituzione. Come a dire che si sarebbe potuto benissimo fare un bando di gara per vendere sul mercato il 51% delle azioni di sportingenova? Con tale premessa, qualunque società immobiliare avrebbe potuto entrare, partecipando e vincendo la gara, e poi abbattere, costruire, lottizzare. ANche in presenza di clausole "first refusals"era probabile l'addio allo stadio del Genoa. Mentre nel frattempo ne sarebbe nato un altro. Privato. Ma a disposizione, se voleva, dell'altra squadra cittadina. Che, nessuno lo poteva immaginare, avrebbe rischiato di scmparire di lìa poco. Era la primavera del 2005. Tale fatto era contemporaneo all'inchiesta genovese sulle carte clonate e le sue derive, era contemporaneo alla galoppata del Genoa verso la A, era contemporaneo all'avviso per tentativo di bancarotta fraudolenta per il Caso Como, era contemporaneo all'acquisto del Venezia da parte di chi sappiamo, era contemporaneo agli articoli contro un certo imprenditore apparsi sui blog di alcuni giornalisti e via cantando. Fatti. Esclusivamente solo fatti, sicuramente slegati l'uno all'altro. Vale, sia chiaro, il principio di cui sopra. Sempre e comunque.





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