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Calcio di RigoreOlivera e suo figlio (ovvero la legge del contrappasso)
15/03/2009

Ha segnato e, per la seconda volta, è il “Pollo” a regalarci la vittoria in trasferta.

Sei punti pesanti, davvero importanti.

Tutti contenti?

 


Per la vittoria sicuro, per il resto chissà?

A Verona aveva segnato come “peggiore” in campo e poi continua a non saper stoppare una palla.

Qualcuno, che sinora lo definiva “pensionato”, oggi dopo una prova così superlativa, azzarda che a Cagliari abbia giocato il suo “gemello”

In genere si è portati a stare dalla parte del più debole ed a compensare con il calore del tifo certe differenze, con lui no: forse perché quest’estate aveva segnato qualche gol di troppo mettendo altri in ombra?

Come doveva comportarsi, se non provare a fare al meglio il suo?

Perché sfogare su lui, incolpevole, ripicche, rammarichi e risentimenti?
 
Mai capite queste cose, o.k. umane debolezze, però perfidamente condizionanti per chi le subisce.

Ecco allora che i suoi gol danno alle nostre vittorie un sapore particolare, come quando ai cibi, a chi piace, si aggiunge un po’ di peperoncino.

Sei felice per le vittoria della squadra ed in più pensi alla legge del contrappasso che punisce quelli, purtroppo un tantinello "prevenuti", che lo hanno sempre osteggiato e tanto criticato per certe loro ripicche…

Come non immaginare, con irrefrenabile sottile piacere, i loro mal di pancia e gli sforzi, sempre più imbarazzanti e defatiganti, cui sono costretti, ogni volta che capita, nell’abbastanza scomodo esercizio noto come l’arrampicatura degli specchi e più si arrampicano e più ci si diverte.

Lui invece, garrulo, se la ride felice, getta maglie, se la prende con le bandierine del calcio d’angolo, si becca dai compagni complimenti e qualche botta sulla testa, ma non pensa certo ai suoi prevenuti detrattori, ma al sorriso di suo figlio a cui potrà dire di nuovo, dire con malcelata soddisfazione, che il "Pollo" è sempre bravo a realizzare quei gol che lo fanno tanto contento e lo rendono così orgoglioso del suo “papi”.

Il grifo



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