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l'opinione"Una notte tra sogno e realtà" di Giorgio Figura
12/04/2009

 

Che nottata! Che incontro straordinario! Che gente superiore!

 

Tutto successe durante la notte e ancora adesso, alla mattina presto, la stanchezza e l’emozione mi rendono le idee confuse.

Cercherò quindi di andare per ordine.

 

Sarà perché la mattina dopo sarebbe stato Pasqua o più probabilmente perché la testa era ancora piena, e il cuore gonfio, delle emozioni provate poche ore prima, tuttavia prendere sonno in questa notte primaverile è stato arduo.

 

 

 


Ancora nel dormiveglia d’improvviso una luce apparve.

Mi alzai lesto dal letto; incuriosito mi avvicinai.

Entrai nella fascia di luce e lassù un enorme astronave dominava.

Una forza misteriosa a quel punto mi sollevò. Entrai in quel mondo e ne rimasi da subito affascinato.

 

Tante luci e tanta gente, ed un senso di calma e di serenità totale.

Un individuo si avvicinò a me; sembianze umane, ma era come se avesse una luce dentro che traspariva intensamente dagli occhi e dallo sguardo.

 

“Benvenuto”, mi disse. Con voce calma e calorosa.

”Benvenuto dove?”, risposi.

A dire il vero ho ancora difficoltà adesso a razionalizzare tutto quello che mi disse.

Capii subito che il loro era un mondo superiore, forse troppo superiore per essere anche solo capito da noi.

Il tutto era basato sull’abolizione dei numeri (io che dei numeri ne faccio un mestiere, rimasi particolarmente sconcertato).

“Certo i numeri sono la base per capire la realtà”, mi disse, “ma poi bisogna saper andare oltre e superarli. Noi siamo pur sempre uomini e guai a vincolare ciò che e più importante per noi, i nostri sentimenti ed emozioni, a fredde costruzioni matematiche.

Nella nostra preistoria anche noi usavamo i numeri, quelli erano i tempi degli uomini-di-terra, o uomini-verme, attaccati ai numeri ed episodi. Da allora abbiamo spiccato il volo, siamo uomini-gabbiano e ci interessiamo del tutto e dei significati profondi.

Ai tempi bui della preistoria, pensa, persino nel giorno di Pace dell’anno, gli uomini-di-terra erano capaci persino a picchiarsi per un episodio insignificante, di una partita di pallone”

 

Belle parole, ma del tutto irrealistiche. Un mondo che non si tiene in piedi. Pensai.

Convinto del fatto mio, gli spiegai, a modo di esempio, la partita di calcio Genoa-Juventus della sera prima.

 

“Un gol a 2 minuti dalla fine ha cambiato la sorte dell’incontro. Provo una gioia infinita adesso, tanto quanto immensa sarebbe stata la tristezza, la delusione ed il senso di ingiustizia se quel gol non ci fosse stato”

Mi guardò con compassione: “E’ come se, andando all’opera o a teatro”, mi disse, “ti interessassi soltanto di come la storia va a finire. Ma allora perché, invece di andare all’opera o al teatro, non ti fai raccontare semplicemente la trama del racconto? E perché tanta passione per una semplice successione di eventi?”

 

Non centra niente pensai, belle parole ma insensate.

Insistetti ed a prova di esempio gli spiegai che dopo l’incontro, addirittura un emerito personaggio e parte in causa, in tutti i più importanti canali televisivi spiego che l’incontro si poteva riassumere in qualche episodio chiave, e che se l’arbitro in tali episodi avesse fatto così e cosá e su e giù, come per lui sarebbe stato più giusto, la partita sarebbe stata un'altra.

Mi guardò con ancora più compassione di prima: “Uomo-verme”, mi disse, “senza offesa. Ma poi perché mi parli dell’arbitro, che non gioca nemmeno?! E’ come se, dopo aver visto un concerto di musica, mi stessi a raccontare dell’addetto alle luci. Parlami della musica invece”

 

“Ma io devo fare una cronaca della partita. Come faccio a farla senza usare né numeri e nemmeno citare l’arbitro?”

 

“Se si va allo stadio e si seguono le partite di calcio, lo si fa per lo spettacolo. E se lo spettacolo in più è capace di trasmettere emozioni, allora c’é una componente di arte. L’arte non la si spiega coi numeri e gli episodi. Parlami dell’arte allora, non degli episodi”

 

“Emozioni? Quelle si e forti!”

Gli raccontai allora della coralità assoluta e dell’occupazione degli spazi innaturale; di un moto perpetuo, coordinato ed efficiente allo stesso tempo, una sorta di danza asfissiante studiata nei piccoli particolari ed eseguita perfettamente; un possesso di palla sontuoso; un gruppo, un tutt’uno capace di leggere al meglio ed adattarsi sapientemente alle situazioni mutevoli di una partita ed un avversario dominati spietatamente sotto tutti gli aspetti.

Mai visto, dal vivo, giocare con tale perfezione.

Gli raccontai di Thiago Motta, un poeta del pallone, che come tutti i poeti ha la dote di saper vedere un più lontano degli altri e non solo vedere ma prevedere; gioca con semplicità disarmante, ma estrema efficacia, perché sembra sappia già, con un po’ di anticipo, quello che sta per accadere e quali saranno i movimenti altrui; come se giocasse già nel divenire.

Gli raccontai anche di Palladino, ballerino estroso in un corpo di ballo estremamente ben organizzato, e delle sue danze ubriacanti.

Gli raccontai dello stadio e del tifo incessante.

 

Finalmente capii e mi convinsi. Dimentichiamoci numeri ed episodi, superiamo tutto ciò e pensiamo all’arte, alle emozioni che questo Genoa ci offre. E chi se ne frega se l’arbitro negli ultimi minuti avesse fermato la galoppata di Rossi per un fuorigioco ingiusto ed inesistente (come tanti altri episodi ingiusti già subiti). Chi se ne frega se arriveremo 4 o 5 o 6 o 7 o 8. Sono solo numeri, il gioco quello non cambia, ed e quello che è arte e comunica emozioni.

Tornato in Francia lo spiegherò anche a quel mio amico tifoso della locale Strasburgo, che sì, siamo quarti, ma e come se fossimo primi e campioni d’Italia

 

Questa mattina, al risveglio, tutto ciò svanì!

Capii allora che tutto ciò era solo un sogno.

Felice ed inebetito dallo spettacolo del giorno precedente, iniziarono le preoccupazioni vili degli uomi-di-terra: ancora 7 settimane di sofferenza, a spiare risultati altrui, fare conti con la classifica e se quest’anno non entriamo nella grande coppa (anche se con fortuna e giocando male, di qui in poi), sarebbe una grossa ingiustizia!

 

Buona Pasqua 

 

 

Giorgio Figura

 

 

 



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