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il Grifone in campoUn buon Livorno vince nel ricupero
23/11/2009

 

 

Livorno C.                                   2

(21’ I t. Lucarelli;  48’ II t. Pulzetti)

 

Genoa  C.F.C.                             1

(18’ II t. Criscito)

 

 

Giunti a Livorno, notiamo quasi con stupore un paio di navi ferme in rada: visione che ormai nella nostra povera e colpevole Genova appartiene al passato.

    

Lo stadio dell’Ardenza, oggi Armando Picchi, porta i segni della sua lunga storia, depositati dal Tempo sulle strutture una volta moderne. Simile impressione quasi di decadenza avevo avuto dall’ippodromo delle Cascine di Firenze, quando nel 2008 lo visitammo per una partita di cricket.

 

 


Prospicienti alla “gradinata”, che noi chiameremmo “distinti”, pochi gradini metallici sono stati aggiunti al parterre per aumentare la capienza, ma una barriera che innalza cartelloni vari lungo il terreno di gioco esclude la visibilità da essi dell’intera linea laterale.

 

Il pubblico genoano inizia presto una schermaglia urlativa contro gli opposti.

 

Il Genoa si presenta, come annunciato, in tenuta simil-argentina, pallida per le striscie celesti troppo chiare e i pantaloncini bianchi, non connaturale alle nostre esperienze e preferenze per i colori vigorosi.

 

Amelia si affianca al capitano del Livorno Lucarelli in un omaggio floreale alla memoria di un giovane sostenitore amaranto.

 

Forse penserete che mi attardo nei preliminari per evitare lo sgradevole argomento principale .. ebbene, sì!

 

Cominciano a svolgersi le trame della partita: assistiamo ad una lotta equilibrata, piuttosto bloccata a centro campo, da cui partono frecciate improvvise verso spazi scoperti delle opposte difese. 

 

Ammiriamo nel Livorno due attaccanti pericolosi: e sono proprio i due sottonominati, che non casualmente riescono a realizzare una segnatura di alta qualità: Candreva sfugge a Bocchetti, Lucarelli si avventa e gira in porta il cross. A sinistra la nostra difesa è in difficoltà.

 

Il Livorno si manifesta volitivo come ci si aspettava, ben compattato in difesa e veloce nei contrattacchi. Ora ha il vantaggio tattico degli spazi a disposizione delle animose galoppate del vecchio Lucarelli.

 

Il Genoa combina poco nel rimanente del primo tempo: non gli riesce di portare a fondo l’armoniosa manovra che gli conosciamo.

 

Nell’intervallo il sole calante è occultato da nubi e si accendono le luci artificiali.

 

Quando nella ripresa la difesa amaranto comincia a venire gravata dei nostri attacchi, vi ammiriamo un altro vecchio che è subentrato: Galante, il nostro ex. Dalla sua parte sbattiamo come contro un muro.

 

Direte che ammiriamo troppo i giocatori avversari invece dei nostri? Ma è anche giusto riconoscere il merito di vecchi competitori generosi, e poi nei nostri c’è minore spicco individuale e forse maggior propensione al giuoco d’insieme elaborato.  

 

La nostra squadra, superati alcuni rischi, dopo una parata importante di Amelia su tiro a bruciapelo, riacciuffa il pareggio in un’azione complessa.

 

Nel finale entrambe le squadre tendono ad ottenere la vittoria ma è il Genoa che prevale e si profonde alla caccia della marcatura decisiva, tanto da farci augurare, a noi spettatori genoani, anche più dei 4 minuti di prolungamento assegnati; invece nel terzo minuto di ricupero la nostra difesa non riesce a controllare un lungo traversone proveniente ancora una volta dalla destra e sono i locali un po’ avventurosamente ad essere premiati.

 

Nella contingenza dobbiamo dire che il Genoa non ha saputo validare in campo la differenza di classifica e imporsi sulla dinamicità degli avversari a centro campo.

Avrebbe meritato il pari, non essendo stato inferiore, ma nello stesso tempo si deve riconoscere al Livorno il merito di aver meglio inquadrato la partita.

 

Abbiamo reincontrato l’arbitro Rizzoli, che ha bene governato. Non sono  d’accordo sull’importante ammonizione a Mesto, per simulazione.

 

  

Vittorio Riccadonna

 

 

  



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