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il Grifone in campoImbattuti anche a Verona
23/01/2011

  

 

Chievo Verona A.C.                  0

 

Genoa C.F.C.                             0

 

 

In questa fase ancora di transito, ancora una trasferta imbattuta.

 

L’accento della squadra oggi gravita sulla difesa. Abbiamo visitato diverse squadre in situazione di bisogno ma non abbiamo dovuto ripetere il vecchio adagio che diceva che tutti aspettano noi per rilanciarsi, nossignore: si devono ridurre ad aspettare qualche altro avversario, con noi non ce n’è.

 

 

 


E non si può certo affermare che i veronesi si siano tirati indietro: abbiamo visto  interventi di poco riguardo.

 

Da qualche tempo ho l’impressione che gli arbitri abbiano rallentato il ritmo di interventi e di ammonizioni; l’arbitro Damato ha iniziato con tolleranza, poi a un quarto d’ora dalla fine ha espulso il veronese Cesar per un’interpretazione sulla volontarietà di un’entrata a piede teso, resa ritardata dall’anticipo del nostro Palacio rimastone colpito, forse un po’ discutibile.

 

Mi sono preso la libertà di qualche divagazione magari forzata. Scusatemi, forse non è serio. Mi ha influenzato un altro vecchio adagio, forse oggi non più attuale: quello che dice che una squadra si costruisce cominciando dalla difesa.

 

Certo che, in questo dopo-Gamberini, assistiamo alla demolizione radicale del vecchio sistema di giuoco. C’è chi lamenta che il vecchio gioco in attacco sfruttava troppo e in ruoli impropri le due ali: impossibile non ripensare alla vicenda di Di Vaio, dato il presente suo periodo di gloria; le due ali dovevano correre avanti e indietro con compiti anche da mediani e davano saltuario appoggio al centravanti, in modo da rendere lo schema di attacco dispersivo per rapporto sforzo/risultato. Ballardini ha risolto il problema d’un solo colpo geniale: le ali, semplicemente, non esistono più. E, per oggi, neanche il centravanti.

 

E’ ben vero che qualche raro centro dalla lina di fondo l’abbiamo eseguito; ma in genere o al centro c’era del vuoto, o una congrega di giocatori accaniti nel battere e ribattere la palla: solo pochi tiri occasionali.

 

Dunque, un portiere sicuro; la positiva soluzione di Moretti al centro della difesa; Milanetto spesso posizionato proprio lì davanti. La difesa è riuscita a mettere la museruola all’attacco del Chievo, che aveva qualche giocatore insidioso.

 

Abbiamo notato, un paio di volte, che Eduardo ha “chiamato” la palla e lo prendiamo come buon segno.

 

Peccato che le sberle che abbiamo prese in casa rendano il bilancio problematico assai. Ma sappiamo che è un momento di attesa, il nostro: l’attesa del rimpolpamento già in atto. L’attacco lo rivedremo in una nuova veste.

 

Spero che non vorrete anche una cronaca: non è il caso. Dirò solo di un bel tiro del bravo Kuzca nel primo tempo, partito proprio bene raso terra su palla appoggiata indietro ma troippo poco angolato; che due volte l’ammirevole Rossi è arrivato a trovarsi sulla palla buona ma non ha colto il tempo; che Jankovic ha fallito la buona occasione nel finale, quando il Chievo in 10 era tutto in difesa.

 

Dal nostro lato, un’ottima entrata sul pallone, regolare e importante, di Moretti contro Pelissier nel primo tempo.

 

E adesso, forza Genoa, avanti, verso l’avvenire.

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 



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"Imbattuti anche a Verona" | 3 commenti
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Stai visualizzando i commenti del giorno 25/01/2011


La storia della coperta corta.
di RABAX il 25/01/2011 18.26

me l'ha fatta venire in mente Repubblica Lavoro che di recente ha sbandierato che, ora, in trasferta non si perde più.

Non è certamente malaccio, anzi, peccato solo che si vince anche molto meno in casa e, francamente, non saprei nel cambio, a parte la diversa spettacolarità del gioco, quanto ci si sia guadagnato ora che vige la regola, oramai neppure più tanto nuova, dei tre punti.

Tu cosa ne pensi?

Per quello che mi riguarda, sarà bene, anche con l'aiuto dei nuovi (non male sulla carta, poi vedremo sul campo), darsi una mossa e rincominciare con qualche bella vittoria casalinga.

Ad esempio con il Catania domenica, perché no?

Un caro saluto.

 





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