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l'opinione''Quello che ho scritto a Caressa'' di Pierpaolo Viaggi
01/02/2014

 

Egregio Signor Caressa,


sono un tifoso genoano, sessantatreenne e tutto fuorché ultrà o roba simile. Premetto che in via di principio non ho condiviso in pieno la protesta che ha determinato lo spostamento della data del derby ma il suo "editoriale" con cui ha lanciato le invettive contro la decisione adottata mi ha colpito in modo assolutamente negativo, e per i toni e anche perché le motivazioni da Lei addotte contengono più di una inesattezza.


 


Intanto Le faccio presente che se pensa che il cognome della Sua signora, che è quanto di più genovese possa incontrarsi al mondo, la metta automaticamente in condizioni di poter disquisire con cognizione di causa sulla topografia della città, per di più fornito di una sola cartina tratta da internet, cade in errore anche piuttosto grossolano. La fiera di Sant'Agata - che con la Sua retorica Lei sembra ridurre a "mercatino delle pulci" rionale - è uno degli appuntamenti storici e classici cittadini ed occupa ampissimi spazi del quartiere di San Fruttuoso, che non solo è adiacente a quello di Marassi ove sorge lo stadio ma, pur distandone un chilometro o poco più (e non tre come mi pare abbia dichiarato), cosa fondamentale che Lei non ha considerato ignorando appunto la situazione geografica, occupa per ben tre direttrici su quattro le vie di accesso a Marassi. Inoltre, in occasione della Fiera, la direzione di transito per i mezzi sia pubblici che privati viene completamente stravolta e deviata.
Altro motivo di contestazine alle Sue argomentazioni: non si tratta di 50 persone soltanto. La protesta, che consisteva poi nell'invito alla tifoseria genoana a non entrare allo stadio, è stato formulata non solo da "50 facinorosi" ma è stata raccolta anche dall'ACG, ovvero Associazione Clubs Genoani, che raggruppa un centinaio di clubs di tifosi sparsi nel mondo e composti nella stragrande maggioranza di persone che poco hanno a condividere con l'espressione ultrà della tifoseria, cui è accomunata unicamente dalla passione per il Genoa. Alla protesta, con espresso comunicato, ha aderito pure una delle espressioni del tifo ultrà dell'altra squadra mentre un'altra si è dissociata. Quindi, per correttezza di informazione, sarebbe giusto non far passare l'idea, come sembrerebbe invece evincersi da parole e immagini, che la protesta sia stata solo da una delle due parti. Tenga presente, nel caso la protesta avesse avuto luogo, che la contromossa era l'invito a ritrovarsi fuori dallo stadio nel piazzale antistante la gradinata Nord. Il che avrebbe significato avere "per strada" una nutrita schiera di tifosi di quelli che Lei pare considerare potenzialmente a rischio a poca distanza dagli omologhi dell'altra squadra che, a loro volta, potevano avere motivo di dissapori con chi aveva invece deciso di entrare. Il rischio di disordini era perciò altissimo.

Un'altra cosa Lei non ha minimamente considerato nella sua, mi perdoni, ignoranza delle cose. Questa gente è da settimane, se non mesi, che si sta sbattendo per predisporre ed organizzare le coreografie, quelle coreografie cioè che Lei e il presidente della Lega Beretta, un altro che con il suo intervento strampalato ha dimostrato di non aver capito nulla, pensavate di esportare televisivamente negli "oltre 200 Paesi collegati". Egregio signor Caressa, giocando alle 12,30, proprio per questioni di tempo queste coreografie sarebbero rimaste pura intenzione!
Ma quello che sembrate non aver proprio capito, è che in Italia, o almeno nelle piazze come Genova non ancora del tutto omologate, non siamo come in Cina e Giappone dove la gente assiste alla partita seduta in ordine con le bandierine in mano da agitare quando c'è l'inquadratura televisiva o, peggio, come a Trieste dove ci sono le sagome a fungere da "occupanti posto". Non avete capito che la parte che definisco sana, a prescindere appartenga alle frange ultrà o meno, della tifoseria rifiuta di rassegnarsi al calcio come "spettacolo da vendere", come Lei ha esemplarmente manifestato; rifiuta il calcio-karaoke col nome gridato dell'autore del gol o, come nel Suo caso specifico, il vezzo di poter decidere in quale modo gridare l'autore del gol in telecronaca. Come ho avuto la "fortuna" di ascoltare in una davvero "istruttiva" trasmissione in cui Lei era ospite. La parte sana della tifoseria che depreca l'uso, sul quale non ricordo averLa ascoltato proferire parola, dei tifosi juventini di accompagnare i rinvii del portiere. Forse La divertono pure come espressione goliardica di tifo anche se propedeutici all'obbrobrio di veder ripetuto il tutto da ragazzini, all'uopo imboniti e rimpinzati di panini con tanto di berrettino in omaggio.
Ultima cosa. Spero che, prima o poi, finirà anche l'uso di infilare, ogni qualvolta c'è da fare un editoriale-pistolotto, le immagini di Genoa-Siena e mostrare i giocatori che si tolgono la maglia. Anche di quel fatto ci si è soffermati all'aspetto esteriore senza minimamente occuparsi del significato simbolico della protesta. Per la quale alcune persone, anche sull'onda dell'effetto mediatico, sono state condannate ad anni di carcere avendo al massimo procurato il danno di un infreddamento ai giocatori quando chi ha invece pugnalato a morte Claudio Spagnolo - mi pare proprio vi siate dimenticati che due giorni fa è caduto l'anniversario dell'assassinio - gira ora tranquillamente libero.

Pierpaolo Viaggi 



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