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dalla redazioneUn grande ci ha lasciato
02/02/2014

 

 

E’ venuto meno un fondamento, una colonna del nostro sentire.

 

Quanti rimpianti desta la morte di un amico. Potevamo essergli più vicini di quanto siamo stati?

 

La vita di Pippo Spagnolo genoano è stata una cosa grande. Grandi sono stati il suo agire e il saper trascinare; ma grandi le idee, la visione ampia, la prospettiva generale mai spicciola o opportunistica.

 

 


Mi rivolgevo a lui, e non ero solo in questo, come con l’ammirazione di uno che umilmente guarda verso l’alto.

 

Negli ultimi anni però l’ambiente del calcio è cambiato e tu, Pippo, hai dovuto riconoscere a te stesso che alcuni dei grandi ideali che propugnavi diventavano meno consentanei alla nuova gestione del calcio e allo spirito delle tifoserie.

 

Allora ti sei quasi ritirato dalla tolda. Sei diventato per chi ti si rivolgeva il saggio amichevole consigliere, il giudice osservatore; ma parco nel dispensare opinioni sul vasto carrozzone che ti stava intorno, e riservato nelle valutazioni  personali.

Anche nel sapersi ritirare sta una grandezza. 

Non per questo la tua influenza si era affievolita, tanti continuavano a cercare te.

 

Ah, vorrei aver saputo parlargli, e ora è tardi, per tentar di capire come mai una tale fibra forte, un tale cuore generoso, una tale intelligenza, si sia in parte distaccata dall’ardore del ricercare un’incisiva azione personale per questa nostra fede. Stanchezza, l’età, l’indisposizione fisica? Una complessione rocciosa come la sua, un ben celato ercole della lotta giapponese? No. Penso a una larvata disillusione. Covava forse nel suo animo una forma di deprecazione, in cui ci possiamo riconoscere noi stessi?

 

Certamente altri, che lo hanno praticato con maggior confidenza di me, sanno.

 

Si apre qui un capitolo profondo e problematico, sui significati del nostro essere sportivi.

 

L’ultima sua attenzione genoana è stata la strana vicenda intorno a quella partita che considerava uguale a tutte le altre (e io con lui). La giudicherà affacciandosi dal terzo anello, in compagnia di tanti altri eroi.

 

Oggi in noi c’è la tristezza e il rimpianto.

 

Amici, abbiate sempre, gli uni cogli altri, il  sentimento della nostra provvisorietà.

 

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 

 



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