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l'opinione''Fabrizio De André, Pippo Spagnolo e la sciarpa del Little Club'' di G. Lavagna
18/03/2014

 

E’ una domenica di novembre del 2013 verso le 10, prima della partita Genoa Parma 1-0, goal di Gila nel secondo tempo. Come spesso capita siamo seduti dietro il bancone del Little. Io sono teso, Pippo Spagnolo e Armando De Regibus ormai rotti a qualsiasi esperienza tranquilli. Pippo è in una nuvola di fumo, incurante di qualche socio che gli dice di non fumare lì. Armando sorseggia un caffè ormai finito da un po’. Io li stuzzico in modo bonario con affetto ma senza mancare di rispetto, loro si divertono e accettano.

In questi momenti di attesa si parla sempre di storie di Genoa, ma dopo tanto tempo passato assieme al massimo viene fuori qualche piccola storia e niente di più.

 


I due ragazzacci sono imprevedibili, con loro è come l’andare per funghi quando non ce ne sono quasi più.

Magari alzi qualche foglia, nella loro testa, e si attiva il neurone che da tempo, direi tantissimo tempo era a dir poco assopito, si ripristinano i contatti elettrici e vengono fuori storie importanti.

Il racconto è a due voci, i discorsi si accavallano all’italiana, gli occhi brillano e io prendo appunti.

Pippo all’epoca era responsabile del Coni per la Federazione Arti Marziali ed era spesso a Roma mentre Armando De Regibus era consigliere del Little Club.

Era il 1997: Fabrizio de André tiene uno dei suoi più memorabili concerti a Genova.

Pippo era diventato grande amico di De André nella famosa trasferta con la Caralis a Cagliari.

La prima trasferta in nave di tifosi in Italia.

Ricorda Pippo:

"Prima di allora conoscevo Fabrizio solo per la fama ma non personalmente. L’ho conosciuto in navigazione durante il concitato colloquio col comandante della Caralis. Volevamo issare sul pennone della nave la bandiera del Genoa, lui secondo le regole non avrebbe potuto ma alla fine, ridacchia Pippo, grazie al fatto che eravamo in tanti e lui da solo ci siamo riusciti.

Con Fabrizio, che come ho già detto, conoscevo solo di fama, ma non personalmente, abbiamo parlato di Genoa in modo appassionato sul ponte della nave, ore e ore, quasi tutta la notte, fumando una sigaretta dopo l’altra facendo più fumo della Caralis che ormai sembrava stanca di navigare. Da lì nacque un’amicizia che durò per sempre".

E quando capitava si sentivano.

Fabrizio ormai viveva in Sardegna, ma gli mancava il Genoa e telefonava a Pippo per chiedergli notizie di prima mano.

Ma torniamo al concerto. Pippo, saputo del concerto di Faber al Genovese, vuole regalare una sciarpa del Genoa a Fabrizio ma, come abbiamo detto, deve andare in trasferta a Roma. Telefona all’amico De Regibus, che in passato era stato suo vicepresidente al Coordinamento e gli chiede di regalare una sciarpa del Genoa a Fabrizio.

Detto fatto. De Regibus parte per il Teatro Genovese con due consiglieri del Little Gian Piero Pastorino e la Melly Grasso, gli portano oltre alla sciarpa una cravatta rossoblù dono del negozio del Genoa che allora si trovava in Galleria Mazzini.

Il concerto era alle 21, i nostri tre soci arrivano verso le 19,30. "Fabrizio, racconta De Regibus, era nel camerino isolato da tutti per concentrarsi prima dello spettacolo. Di solito non riceveva mai nessuno".

De Regibus forza la mano all’addetto al camerino e si fa annunciare come un genoano.

Sente la voce di Fabrizio dire "Genoani? Falli entrare".

"Veniamo ricevuti cordialmente", dice De Regibus, "la stanza ha un grande tavolo di vetro con sopra appoggiato un vassoio pieno di frutta. Fabrizio ci fa sedere ci offre la frutta che non prendiamo per l’emozione e ci chiede subito di dargli del tu, ‘ il lei tra noi non serve perché noi genoani siamo tutti sulla stessa nota’.

Abbiamo parlato di Genoa; lui si accalorava, era competente se ne intendeva; si discuteva di calciatori, formazioni allenatori e tattiche e…Presidenti.

Fabrizio ci confidò che quella sera non si sentiva in modo ottimale, aveva un forte mal di gola e temeva per la riuscita del concerto nella sua città a cui teneva molto.
Gli consegnammo i regali che apprezzò molto. Prese la sciarpa e se la mise subito intorno al collo.  Rimanemmo con lui fino alle 20,30 poi ci pregò di fermarci come ospiti per sentire il concerto.

La sciarpa che avevo preso per lui era la sciarpa col grifone a due teste del Little Club. La portò sempre con sé era la sua sciarpa rossoblù".

Prima di morire Fabrizio espresse la volontà di poter avere con se due cose che erano state più di altre compagne della sua vita: un pacchetto di Malboro e la sua sciarpa del Genoa:

"Quella sciarpa, la sciarpa del Little col grifone a due teste, racconta commosso Pippo pensando all’amico che non c’è più, è lì con lui".

Aggiunge ancora Armando facendo trasparire la commozione: "Tengo ancora la scaletta di quello che cantò Faber (così lo aveva soprannominato Paolo Villaggio in gioventù) in quella memorabile serata. Fu l’ultima volta che lo incontrai e che lo sentii".

Ecco la scaletta: Creuza de ma, Jamin-a, Sidun, Megu Megu, Princesa, Khorakhanè, Anime salve, Dolce nera, Le Acciughe fanno il Pallone, Disamistade, A Cumba, Ho visto Nina volare, Smisurata preghiera, Nel bene nel male (Cristiano De André), Invincibile (Cristiano De André), L'infanzia di Maria, Il ritorno di Giuseppe, Il sogno di Maria, Tre madri, Il testamento di Tito, La canzone di Marinella, Bocca di Rosa, Amico fragile, Via del campo, Sand Creeck”.

Guido Lavagna

 



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"''Fabrizio De André, Pippo Spagnolo e la sciarpa del Little Club'' di G. Lavagna" | 1 commento
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Stai visualizzando i commenti del giorno 18/03/2014


Bravo Guido
di RABAX il 18/03/2014 15.59

come sempre riesci a toccare le corde giuste.

Come sai ho avuto una lunga frequentazione con Pippo, ma devo dire che di Faber, specie in questi ultimi tempi, ne parlava raramente e, quindi, questo Tuo ricordo per me ha il sapore quasi di novità.

In effetti, non lo scoprioamo certo ora, tante erano le amicizie "importanti" che aveva Pippo.

Nel campo della musica ricordo Baccini che, grazie a Pippo, ho avuto modo di frequentare in più di una occasione.

L'ultima volta eravamo tutti in pizzeria dopo una partita serale del Genoa.

Anni fà sempre in quella pizzeria veniva spesso anche il medico genovese e genoano di Berlusconi Alberto Zangrillo con il figlio.

Li univa tutti la passione per il Grifo e la grande amicizia per Pippo.

La vita continua, certo che la Sua mancanza si sente.





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