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il Grifone in campoArrivederci col sorriso
19/05/2014

 

                                         

Genoa  C.F.C.                           1

(38’ II t. Fetfatzidis)

 

A.S.  Roma                               0

 

 

 

L’ultima partita della stagione 2013/14, programmata alle ore 15 di una dolce giornata di sole, giocata senza urgenze di classifica, benché le squadre fossero rimaneggiate ha lasciato tutti gli spettatori soddisfatti per il buon livello del gioco manovrato e tecnico, senza esagerata vigoria, e infine anche per il risultato.

 

Ho definito soddisfatti tutti gli spettatori, in quanto che la presenza degli insoddisfatti per il risultato, cioè i romani, era stata proibita: era in pericolo, pare, la loro incolumità.

 

 

 


Sulla pelouse le opposte manovre, anche bene elaborate, si sono frenate di fronte alla forte prestazione delle opposte estreme difese. Entrambi i portieri hanno fatto parate poche ma buone e abbiamo rivisto nel Genoa l’importanza del duo centrale Portanova-Burdisso, mancatoci nelle recenti partite.

 

Il pre-partita è nel nome di Marco Rossi.

 

Il Genoa vince il campo e si schiera spalle alla Nord.

 

Lunga fase di studio e di assestamento, dato che il Genoa si guarda dallo scoprirsi e la Roma studia l’occasione per i suoi veloci contrattacchi.

 

20’, prima emozione: grande parata di Skorupski impegnato da un colpo di testa ravvicinato di Marchese, su traversone di Sculli. Qui la partita di accende. 23’: prezioso salvataggio di Marchese in minimo anticipo su Ricci in mischia. 24’: pericoloso tiro basso di Nainggolan, uscito. 26’: serie di occasioni di tiri ravvicinati ad opera di Centurion e compagni che non riescono a estrinsecarsi. 27: Burdisso blocca da ultimo uomo l’avanzata di un avversario. 30’: colpo impunito a Cabral che resta a terra. Uscite di Perin. 34’: parata di Perin a terra sulla destra.

 

Se nella seconda metà del primo tempo la Roma aveva svolto il miglior gioco, la situazione muta nel secondo tempo, che comincia con due grandi azioni d’attacco del Genoa, all’11’ e al 13’, concluse con traversoni appena appena alti sotto porta. Per spiegare da dove discende tale cambiamento, occorre nominare un giocatore particolare: Cabral; e basta aggiungere che, abituato a ricevere dal pubblico motteggi per una certa sua macchinosità e pesantezza fisica, quando negli ultimi minuti di gioco è stato sostituito, la sua uscita è stata salutata da tanti applausi. Come se si fosse spogliato da una sorta di paura o si fosse sciolta una sua forma di ostacolo interno, ha cominciato a inanellare un’entrata dopo l’altra tanto da spostare il peso della partita. E proprio lui, al 38’, riesce a strappare il pallone a Nainggolan cogliendo scoperta la difesa e servendo Fetfatzidis, libero di andare a superare Skorupski con un fine tocco misurato da sotto.

 

Invece l’altro giocatore di colore, Konaté, entrato in quei minuti, pur abile nel tocco si conferma poco propenso all’intelligenza dell’azione (39’).

 

Entrato al 28’, Totti, ammirevole come sempre (ancorché fischiato), non ha ottenuto lo spazio per alterare l’equilibrio della nostra difesa.

 

Anche l’uscita dal campo di Centurion, sostituito poco prima della fine, viene salutata dal pubblico con grandi applausi.

 

Massimiliano Irrati da Pistoia, corrivo, non sempre perfetto, ha arbitrato in modo equo e con buona impostazione.

 

Termina così questo campionato del Genoa, che possiamo dire un buon campionato, tra alterne vicende, momenti pericolosi, partite sfortunate o anche fortunate, partite giocate male e altre giocate molto bene, giuocatori vecchi e nuovi. La navicella nel complesso è stata ben condotta e quello che era il programma di minima è stato mantenuto con grande anticipo.

 

Non possiamo che esserne contenti, in questi tempi grami.

 

Meno contenti sembrano essere alcuni tifosi: gli striscioni dei club genoani che decorano lo stadio erano stati fissati a rovescio; una stonatura in questa occasione di congedo. Quale messaggio si voleva comunicare? 

 

Il nuovo direttivo della ACG comincia, temo, col piede sbagliato.

 

Ma bando alle tristezze. E’ finita con una vittoria di prestigio e nelle chiacchiere all’uscita non si cancella il nostro sorriso

 

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 

 



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