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dalla redazioneIl senso del gol e l’ombra dal passato
02/02/2016



Dobbiamo rendere omaggio al nostro redattore Abbadie che nei pensieri è disceso al fatto tecnico nell’accennare le proprie impressioni su Perotti e ne ha inquadrato con poche parole le caratteristiche di giuocatore. Evviva, un paio di interventi che si staccano dalle tormentose discussioni provocate dal rimpianto per la dipartita di un giuocatore che ci ha affascinato e mantengono l’attenzione appunto sullo spettacolo calcistico, che per noi non può essere secondo.

Abbadie, unico, credo, nel nostro sito, ha rilevato una specie di manchevolezza di Perotti quando, nelle fasi iniziali della ripresa contro Fiorentina, ha appoggiato di petto verso Pavoletti centrale un pallone che gli era pervenuto da libero. Ah, se Pavoletti avesse avuto un poco di maggiore spazio, che splendido, geniale passaggio sarebbe stato! Pavoletti non avrebbe avuto difficoltà a segnare la porta e Perotti sarebbe stato esaltato per l’intelligenza e la generosità.


Ma il fatto resta che lo spazio era a disposizione non di Pavoletti ma di Perotti.

Ci sono episodi che sembrano discendere da casualità, da scarsa prontezza nel valutare la situazione, a volte da un piede non preciso seguace delle intenzioni; ma che invece non sono soltanto casuali, ci rivelano un modo di pensare, cioè la personalità di un giocatore.

A me, domenica, nell’assistere a quel fatto, - vi dico una mia impressione “extrasensoriale”, ma mi è successo veramente ! – in quell’istante per due secondi è apparsa, sul campo e in quell’azione, l’ombra di Sivori.

Lo so, suona un assurdo.

Molti dei nostri lettori neppure ricorderanno chi fu Sivori. Ci sarebbe da parlarne troppo a lungo. Dei tre angeles da la cara sucia era quello che più personificava la sbarazzina irriverenza evocata dal soprannome. Chi lo ricorda comprenderà, per chi di noi è arrivato dopo purtroppo non ci si può spiegare.

Bene, io ho “ visto “ per un attimo Sivori al posto di Perotti che riceveva quel pallone. Ah, certo Sivori non l’avrebbe passato: non l’avrebbe ceduto altrui... Troppo prezioso! L’avrebbe fermato, e poi giuocato di astuzia e precisione viperine.

Perchè questa differenza? Forse perchè Sivori era migliore di quanto sia Perotti? più bravo negli stop?

Può essere, anzi, naturalmente, è; ma non è questa la spiegazione.
La vera differenza non sta nel valore tecnico: è di testa, è mentale.

C'è da sempre, nel calcio, una particolare qualità che si chiama: senso del gol. I giuocatori la posseggono in misura differente e questa capacità li distingue. Alcuni la chiamano, non saprei dire se propriamente, vedere la porta . Forse non si può imparare, diversamente dalla tecnica sul pallone: sembra piuttosto una qualità innata, una forma paticolare di intelligenza. Il fatto è che esistono, e sono sempre esistiti (per attenermi a quella stessa epoca, ruolo, squadra e nazonalità, provo a pronunciare il nome di Recagni, a beneficio di coloroi che ricordano), giocatori non particolarmente bravi nel gioco, non abili ad elevare entusiasmi, neppure molto versati nell’arte del tiro in porta, che tuttavia marcano gol più facilmente di altri giocatori più famosi di loro. Intuizione, senso del tempo, senso del controtempo, la posizione e il momento giusto, senso della sorpresa, prontezza nello scatto breve, astuzia nelle mosse ... eccetera, aggiungete che volete.

Il fatto che Perotti abbia eseguito il passaggio verso Pavoletti non significa per sé uno sbaglio, non si può dire cosa errata; anzi il passaggio era preciso; ma ha esattamente funzione di denotare questo limite e dà la spiegazione per cui Perotti in generale segna poco, non sente la porta. Per conseguenza anche il suo modo di calciare (tiri, centri) ne resta come frenato e a volte ci dà la falsa sensazione di una lacuna tecnica.

Ma voi amici lettori non pensate che queste mie argomentazioni fantasiose e poco serie vogliano avere una qualche pur minima influenza sulle altre discussioni fiorite intorno a Perotti, oppure vogliano costituire un commento sulle decisioni della società di carattere tecnico. Nulla di questo.
Ho scritto queste righe soltanto per amore dei miei ricordi di veccho e per dire: grazie, Venturelli.



Vittorio Riccadonna .



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"Il senso del gol e l’ombra dal passato" | 3 commenti
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Stai visualizzando i commenti del giorno 03/02/2016


Senso del gol
di RABAX il 03/02/2016 14.45

Intanto lasciamo da parte Perotti, davvero non se ne può più. Mi piace, invece, parlare di quanto in soggetto perchè l'associo a miei ricordi giovanili. Ero grammo, non a caso se non fosse stato per una brutta pleurite avrei rischiato di fare carriera in una squadra innominabile (in effetti a 15 anni un certo istinto c'era difatti mi avevano cercato, poi, dopo la malattia mi sono perso nella mediocrità). Beh ricordo che, sia pure a quei livelli, dietro me la cavavo, ma le rare volte che mi trovavo davanti e mi capitava un'occasione da gol mi agitavo e mi mancava la freddezza necessaria per concludere con efficacia. Freddezza che poi da tifoso ho notato ed ammirato in certi giocatori, ma ho rilevato carente in altri che, difatti, hanno sempre segnato poco, se uno ci fa caso non è difficile rendersene conto. La natura non concede a tutti in ugual misura, poi, come i quadrifogli, ogni tanto nascono i fenomeni bravi in tutto. Complimenti Vittorio per la solita elaganza espositiva.



caro Vecchio Marciatore
di Abbadie56 il 03/02/2016 01.53

è sempre un piacere parlare con te, prima di tutto per il tuo stile di discussione, e poi perché spesso "sentiamo" il football nello stesso modo.
Anche se Pavoletti avesse fatto gol, resterebbe il fatto che avrebbe dovuto essere Perotti a realizzarlo. Sivori non avrebbe fatto un assist, su questo puoi giurarci, avrebbe "passato" la palla in fondo alla rete. Perché anche Sivori, come Perotti non era dotato di un forte tiro, ma a differenza di Perotti aveva il "l'istinto" irresistibile del gol.
Mi ci è voluto del tempo prima di apprezzare Perotti. D'accordo sul tocco delizioso, il dribbling e tutto il resto che si coglieva immediatamente, ma per essere un "giocatore" bisogna anche "legare" tutto questo con la squadra. Poi col tempo ho cominciato a notare il gran lavoro che faceva in campo. Lavoro per la squadra, non per mettersi in mostra. Eccolo in avanti, poi eccolo a metà campo, poi a destra, poi in difesa.... e sempre dove c'era bisogno di sbrogliare una matassa. Lui arrivava, prendeva la palla, cominciava a "camminare" senza che nessuno riuscisse a portargliela via, e poi avviava una nuova azione.
Questo per me era il Perotti che ho visto nel Genoa. E se anche avesse fatto dei gol, non sarebbe cambiata la mia idea che la sua cosa più importante è stato il lavoro a tutto campo da lui svolto. Ho capito anche perché Gasperini tenesse così a lui.
Il fatto che gli manchi il senso del gol ha ben poca importanza rispetto alla quantità e alla qualità del suo lavoro. Ricordi Riva? Era tecnicamente modesto e aveva un piede solo. Ma con quel piede solo ha fatto vincere un campionato al Cagliari. Ci sono giocatori che sono completi ma non eccellono in niente e fanno una carriera normale, altri ai quale manca qualcosa, ma in altre cose eccellono cos' tanto da essere determinanti e fanno di conseguenza una carriera migliore.
Perotti manca di senso del gol, ma in altre cose è così forte da elevarsi rispetto alla media. Ma non è un fuoriclasse come dicono certi genoani i quali non tengono conto del confronto con i veri fuoriclasse. In questa debolezza non cade Franci quando dice in modo esplicito che, con tutta l'ammirazione possibile per Perotti, Sivori era un'altra cosa. E qui -guarda caso- siamo tutti e tre d'accordo.





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