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dalla redazioneConsiderazioni meste su Internazionale-Sassuolo
13/04/2021


Ripenso ancora al caso della maglia tirata e rigore negato al Sassuolo dell’altra settimana, caso tanto singolare da rasentare l’impossibile, in quanto assolutamente indubbio nella sua evidenza.
Certuni l’avran dato per dimostrato: arbitri in malafede!, favoriscono le grandi.
Non è questo che penso ma una spiegazione alternativa bisogna tentarla.


Gli attori (attivi) di quello strazio furono tre: l’arbitro Irrati, il guardalinee Vivenzi, il giudice fuori campo Banti.
Come arbitro, Irrati sopporta l’intera responsabilità, tuttavia è il meno colpevole, in quanto, soggetto come tutti all’errore, certamente non ha visto, per la posizione. Escluso il caso contrario, non avrebbe negato un rigore tanto chiaro.
L’infido Banti (feci rilievi sulla sua dirittura) nello studio TV ha visto e si presume che non sia intervenuto. Sarebbe stato un intervento mediato, con azione in corso; ma quello doveva fare, anche a costo di scavalcare gli eventuali sbarramenti di quella cosa oscura che chiamano protocollo.
Il massimo colpevole del delitto però è il collaboratore guardalinee Vivenzi, il quale per la posizione in campo indubbiamente ha visto per bene l’azione e la maglia tirata. Qui il suo mancato intervento è incomprensibile.
Il ragionamento mi riporta la memoria di un fatto del genere capitato, per mia vergogna, a me personalmente. Lo cito per similitudine.
Avevo terminato l’arbitraggio di una partita di categoia dilettanti, a Sanremo, quando nella partita a seguire, di categoria superiore, la terna degli arbitri designati risultò incompleta per l’assenza di un guardalinee (*). L’arbitro, che non conoscevo, un piemontese, mi chiese di sostituirlo; logicamente accettai. Però al momento di scendere in campo mi ammonì deciso: in area di rigore ci penso io, tu non segnalarmi niente. E proprio verso la fine della gara, su azione di calcio d’angolo, una porta venne salvata da una deviazione volontaria, mascherata, col braccio, da un difensore piazzato sul palo più vicino a me, mentre l’arbitro al di là della mischia non la vide; ed era determinante per il risultato. Confesso il rimorso che mi è rimasto: non la segnalai e l’arbitro non mi guardò. Col mio comportamento mancai al dovere principale di assicurare la regolarità della partita, per ottemperare al dovere secondario di disciplina verso l’arbitro, a cui risparmiai forse una causa di disordine. Morale: sbagliammo tutt’e due.
Cose tanto lontane da sembrare capitate a un’altra persona.
Torniamo quindi adesso allo sciagurato Vivenzi.
Oramai vediamo numerose volte i guardalinee non segnalare. Perché? Perché tanto c’è il VAR.
Vengono, le istruzioni di non segnalare, da parte dei dirigenti degli arbitri?
Appare infatti palese la tendenza a dare privilegio ai giudizi fuori dal campo, rispetto al giudizi degli arbitri in campo.
Assumendo questa ipotesi, Vivenzi sarebbe quasi innocente.
I principali responsabili sarebbero arbitri di alta carica, che non appaiono nei tabellini delle partite.
Soprattutto la colpa sarebbe della televisione che giudica e che (oltre ad essere strumento imperfetto che altera le immagini, sofistica le intenzioni e produce anche errori) colla sua presenza e la sua funzione inquina lo spirito del giuoco.
Eccone la prova. Senza il giudizio da fuori campo, Vivenzi avrebbe segnalato e il giusto rigore sarebbe conseguito.


Vittorio Riccadonna


(*) Successe la stessa cosa in Genoa-Olbia, prima partita di serie C del 1970/71.


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"Considerazioni meste su Internazionale-Sassuolo" | 3 commenti
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Stai visualizzando i commenti del giorno 14/04/2021


Non accettazione, Vittorio...
di Franci il 14/04/2021 23.37

presa d'atto.
Semplice presa d'atto, che per come intendo è tutt'altro che accettazione.



Era proprio visibile
di vieux_marcheur il 14/04/2021 22.08

Due parole di replica, Franci.
La mia frase sulla cosa oscura che chiamano protocollo, andava presa non in senso letterale.
Ritengo, dalla posizione, che il collaboratore guardalinee abbia certamente visto.
Per il resto, i tuoi centrati commenti indicano da parte tua una accettazione, al contrario della mia posizione, che è di ripudio, del sistema di giudizi fuori campo. So bene che la mia posizione è perdente, almeno nel prossimo futuro,



la maglia tirata
di Franci il 14/04/2021 17.09

caro Vittorio, come forse ho già detto, sei rimasto ad un comportamento arbitrale del tempo che fu.
Quando si dice che il calcio è cambiato, voglio presuntuosamente pensare che chi fa l'affermazione si riferisca, come il sottoscritto, a tutto il mondo del calcio: non solo quello praticato da 22 giocatori su un campo di dimensioni 100/110 per 64/75, ma al mondo del calcio in tutti i suoi elementi, quelli indispensabili per la disputa della gara, e quelli che "intorno" al campo prosperano e, purtroppo, lo determnano quasi più dell'arbitraggio o dei gesti tecnici.
Gli arbitri fanno parte degli indispensabili e anche il regolamento cui devono attenersi è cambiato: in alcuni casi in modo esplicito, in altri meno esplicitamente ma ormai quasi in modo codificato. Soprattutto sono entrate a far parte del regolamento non scritto alcune regole che si rifanno ad un concetto di interpretazione molto più elastico rispetto al passato e che, paradossalmente, anzichè favorire la famosa regola 18 non scritta, e cioè "il buon senso", lo hanno definitivamente mandato in archivio. Le regole del calcio moderno sono effettivamente le 17 codificate. E basta.
Fatta la premessa, con riferimento all'episodio in questione, indico in Banti, addetto al VAR, il principale responsabile. All'arbitro concedo sempre, tranne situazioni eclatanti, il dubbio della decisione immediata col corollario di altre circostanze che contribuiscono all'errore, compresa la visuale non perfetta perchè impedita dalla posizione di altri giocatori. Alibi che, nel caso, concedo anche al guardialinee, trattandosi di azione verificatasi nell'area con parecchi giocatori che potrebbero (condizionale d'obbligo come avrebbero scritto i giornalisti di un tempo) aver impedito la visuale.
Permettimi di contrastare la frase "anche a costo di scavalcare gli eventuali sbarramenti di quella cosa oscura che chiamano protocollo".
Contrasto e confuto sotto un duplice aspetto: il protocollo VAR è tutto fuorchè una cosa oscura. Anzi, è piuttosto chiaro e mi lascia davvero perplesso che una persona così attenta quale sei si lasci andare ad una affemazione del genere. Non posso credere che, proprio tu, così attento alle regole e conoscitore delle stesse al punto che a volte ci ragioni su in modo che, almeno io, fatico a comprendere cosa intendi tanto il tuo ragionamento è sottile, non abbia letto il protocollo VAR!
E' palese dai commenti che si leggono che la maggior parte ritiene di non doverci sprecare su neppure quei dieci minuti necessari ma ampiamente sufficienti per capirne regole e funzionamento ed evitare poi affermazioni "ignoranti", cioè di chi non conosce, e falsate dalla visione "tifoide" (passami il termine), ma tu non puoi dirmi così. Mi ci fai rimanere di sasso. Perchè (secondo aspetto della confutazione) la tirata di maglia di De Vrji su Raspadori sarebbe il classico caso da VAR: calcio di rigore (una delle quattro categorie di decisioni o episodi su cui può intervenire), per correzione di un "chiaro ed evidente errore".
Avrai notato, penso, l' uso del condizionale: sarebbe
Torno così alla tua considerazione sulle mancate segnalazioni dei guardialinee perchè, sostieni, caso mai ci pensa il VAR e questo avvalorerebbe la tua tesi, già altre volte espressa, del privilegio accordato al giudizio "fuori campo" rispetto a quello "in campo".
So di darti forse un dispiacere ma è così. Non perchè pensi io che è giusto così, ma perchè ci dicono i fatti essere così. E la responsabilità, la getto tutta sulle spalle dei tifosi, illusi che grazie al'introduzione della tecnologia sfrenata, il famoso Roccapepe, citato da chi tanto ti stava a cuore, avrebbe potuto battere il Real Universal. Tifosi che continuano a studiarsi altre innovazioni che allontanano il calcio da quello pensato in origine e giustificano il fallimento, peraltro non ammesso, della novità tecnologica col fatto che, in definitiva, c'è pur sempre dietro l'errore umano. Unica scappatoia, affidarsi sempre più alla tecnologia. Perchè tanto affannarsi, allora, se c'è già PES? Col quale, da quel che leggo e posso capire, il Genoa vince pure più spesso di quanto accada su quei campi 100/110 per 64//75...
Aggiungo, per parte mia, la convinzione - mi ricollego alle rghe in cui parlo di interpretazione più elastica e venir meno della regola del buon senso - che, mentre in altre parti del campo vengono sventolati cartellini di ammonizione per interventi che, giuro, quando giocavo neppure erano sanzionati col fallo, l'area di rigore è sì rimasta area ma, per un certo tipo di interventi, "franca". Dove cioè questi si possono commettere impunemente, come le tirate di maglia, gli abbracci che rispetto a quelli di Fred Astaire e Ginger Rogers la cedono solo in leggiadria, attaccarsi a maglie e calzoncini che fanno crollare il mito di Francesca Bertini, che come si appendeva alle tende lei...





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