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dalla redazioneLuigi Ferraris!: sport e politica
01/02/2023


Il nuovo, vasto, insistito coro a “Luigi Ferraris” della Sud nel secondo tempo di Genoa-Pisa, è stato suscitato da un motivo. Quale?, ci chiediamo.
Si era entrati alla gradinata attraverso smaccati festoni pluricolorati inneggianti alla memoria di Vialli. C’è stata una reazione, non di pancia, ma di ragione.


Il popolo genoano sembrava ricordare la pubblicazione del Secolo XIX citata in un mio “pensiero in libertà” del 10 gennaio, in cui si riferiva la volontà di Mancini e Vialli di abolire il nome dello Stadio intitolato a Luigi Ferraris.
Per la spinta dei nostri tifosi e la spinta delle cose, ci troviamo a questo punto a parlare di politica.
È brutto, sta male mischiare qui da noi sport con politica. Il nostro è sito apolitico.
Ma tale pregiudiziale è caduta almeno da quando alle squadre russe l’Organizzazione ha vietato di giocare in Europa e nel Mondo per motivo politico. Di conseguenza la politica fa parte dello sport ufficialmente, è confusa ufficialmente con esso, e cessa di esistere una sconvenienza a parlarne anche qui, parlando di sport senza parteggiare.
L’aspetto socio-politico che si pone in questo caso è la decadenza dell’amor di patria, nel cumune sentire, nel corso di un secolo.
Non è un fenomeno casuale; le patrie ... ma qui mi fermo, sarebbe pura politica senza sport.
La curva discendente dell’amor di patria si può indicare calcisticamente con nomi emblematici: Ferraris-Castigliano-Vialli-Mihalovic.

Ferraris. Volontario, caduto e decorato con Medaglia d’Argento, emblematico di tutto un novero di calciatori che versarono il sangue per la patria. Si può dire che ogni squadra di calcio ebbe caduti in guerra; del Genoa oltre a Ferraris caddero Casanova, Sansone, Gnecco.
Castigliano. Nel 1943, con l’Italia spezzata in due, si giocò il Campionato Alta Italia e vinse la squadra dei Vigili del Fuoco, che superò le più importanti squadre del Nord. In realtà era lo Spezia, che si era iscritto sotto quel nome. I Vigili del Fuoco si avvalevano di molti giocatori di grande qualità: tra essi esempio emblematico Castigliano, che fu poi pluricampione d’Italia giocando davanti a Maroso. Spiegazione di questo strano fenomeno eccola: i Vigili del Fuoco non erano chiamati sotto le armi al fronte. Quei calciatori lo evitarono.
Vialli. Con il desiderio di cancellare il nome di Ferraris, Vialli e Mancini espressero svalutazione e disamore verso l’idea stessa del sacrificio per la patria.
Mihailovic. Mentre la sua patria e le sue città erano attaccate e bombardate dagli aeroplani italiani, egli continuò a giocare in Italia per rispettare il contratto. Emblematico, in quanto altri giocatori yugoslavi facevano lo stesso, ma lui giocava proprio a Roma a divertimento degli aggressori di casa sua. Se ci fosse stata una dichiarazione di guerra, avrebbero dovuto tutti essere internati come prigionieri; ma D’Alema aveva ordinato l’attacco scavalcando parlamento e presidente della Repubblica senza dichiarare guerra: oggi potremmo chiamarla “operazione speciale”, senza alcuna indignazione per lo smembramento del Kossovo dalla Serbia anche attraverso un referendum...Ma limitiamoci alla questione: il comportamento condiscendente e profittevole di Mihailovic è al polo opposto dell’amor di patria.

Il progressivo degradarsi del senso della patria nel sentire comune è dunque disegnato dalla curva della linea discendente dei giocatori di calcio Ferraris-Castigliano-Vialli-Mihailovic.
Si è passati dall’amore all’indifferenza, al ripudio, infine quasi al tradimento.
Mentre noi asetticamente prendiamo nota di questo fenomeno dalle radici profonde, dobbiamo fare anche una scelta, in quanto gli estremi della curva non possono coesistere. Dalla scelta saremo giudicati. Il popolo rossoblù ha scelto. Se vogliamo esaltare la figura di Ferraris, allora dobbiamo condannare gli altri man mano più distanti. Se non vogliamo condannarli, allora non ha più senso glorificare il valore di Luigi Ferraris, un valore che ha perso di valore: il mito è finito.


Vittorio Riccadonna

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"Luigi Ferraris!: sport e politica" | 2 commenti
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Personalità di L. Ferraris
di vieux_marcheur il 02/02/2023 09.14

Lasciare la vita in combattimento per chiunque è lasciare tutto. Non ho toccato altri aspetti per un senso di armonia dello scritto: ma considerate il sacrificio. Luigi Ferraris era ingegnere, funzionario delle Officine Elettriche, e in campo il centromediano della squadra che capitanava. Aveva prospettive favorevoli sia nelo sport sia di lavoro.





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