"Dalla Cronaca alla Leggenda" (3) di Franco Venturelli
Data: 28/04/2005 16.27
Argomento: l'opinione


In una vecchia rivista del 1933, che ho in casa da sempre, è possibile trovare, leggendo tra le righe, i capisaldi di una genoanità delle origini, mirabilmente esposti dallo stesso Presidente del Genoa e dalle maggiori personalità del mondo del calcio e del giornalismo sportivo dell'epoca…(conclusione)

 



Testimonianze

Ecco adesso una serie di testimonianze che ci parlano degli avvenimenti di cui il Genoa è stato protagonista nei primi 40 anni della sua storia.
Sono testimonianze come queste che aiutano a far capire come quella che era nata come cronaca, sia diventata, rapidamente, storia e leggenda.

A) dalla relazione della Dirigenza
"1893! Questa data teniamo cara, perché riassume un passato e un programma.
Un passato che è intento di questa pubblicazione ricordare, un programma che è quello di continuare nella nostra opera di propaganda in modo degno delle nostre tradizioni"
Queste parole, con le quali il relatore inizia la revocazione dei primi 40 anni si storia rossoblù, sottolineano subito l'importanza che la Dirigenza dava al passato del Genoa anche in epoca in cui si lottava per vincere i campionati.

"Parlando del vecchio Genoa -continua- la mente è portata al campo di Ponte Carega: i più ignorano che a Sampierdarena, in quella vecchia Piazza d'Armi, gli anziani Pionieri hanno mosso i loro primi passi nell'arengo calcistico. Soltanto che non si giocava allora il campionato, ché i competitori erano, si può dire esclusivamente, dei marinai di vapori inglesi che approdavano al nostro porto."

Seguono poi parole di valore storico, in quanto pronunciate in occasione di una commemorazione pubblica, alla quale partecipavano giornalisti e autorità del mondo del calcio a livello nazionale:
"Le vere origini del gioco del calcio in Italia -si legge- si identificano con quelle della nostra società, in quanto ad essa spetta il vanto di avere per prima costituito nel 1893 un nucleo di persone organizzate per questo scopo"
Segue poi una sintetica ma precisa rievocazione dell'attività del Genoa, campionato per campionato, a partire da quel fatidico 1898 a Ponte Carega.

Quando si arriva alla conclusione il relatore prende atto del calo di risultati degli ultimi anni e della necessità di organizzarsi meglio per puntare ancora ai più alti traguardi.
Ma nell'auspicare un ritorno della Società ai primissimi posti, sottolinea una cosa importantissima, che è bene ricordare:
"la nostra Società la cui importanza, giova ammonire, non si identifica sempre con la classifica nei campionati.."
E come se non bastasse, più avanti ribadisce:
"le benemerenze (della nostra Società) non sono tutte qui, nei risultati sportivi: altre ve ne sono nel campo morale ed educativo e in quello stesso sportivo."
E conclude:
"..l'aver fatto propaganda allo sport e convogliato sui campi migliaia di persone è un precipuo vanto della nostra Società"
Forse nemmeno quel relatore nel lontanissimo 1933, nonostante la convinzione con cui si esprimeva, immaginava che proprio questi meriti di cui lui faceva vanto alla Società Genoa, avrebbero procurato un giorno, al Genoa stesso, all'alba del terzo millennio, la massima onorificenza sportiva a livello internazionale: il Collare d'Oro, che pochissime Società sportive possono vantare.

La relazione si chiude con una nota di merito per i grandi Presidenti che hanno segnato le tappe del glorioso cammino dei primi quarant'anni, e che tutti dobbiamo ricordare: C. De Grave Sells, G.D. Fawcus, G. Bauer, Edoardo Pasteur, Vieri A. Goetzlof, Luigi Aicardi, Giorgio Davidson, Guido Sanguineti, Vincent Ardissone.
"Orme indelebili essi hanno tracciate -sono le parole conclusive- e commesso alle nuove generazioni il compito di camminare sulla loro luminosa via."



Festa del Quarantennio

B) Giovanni Mauro, Presidente del Comitato Italiano Tecnico Arbitrale.
".nove campionati assoluti, una messe di Coppe e di Trofei, uno stuolo di Azzurri. Ecco l'impareggiabile cammino percorso dal Genoa. Ed io sono testimone della grande fatica compiuta con passione inestinguibile, con cavalleria somma, con slancio generoso. (..) E' il vostro passato, una pagina d'oro nella storia del gioco del calcio in Italia."

In queste parole si può cogliere quel passaggio, cui accennavo prima, dalla cronaca alla leggenda: le imprese del Genoa, infatti, per Mauro, non sono più cronaca, ma diventano una "pagina d'oro" della storia del calcio italiano. E non siamo noi a dirlo: e questo da al riconoscimento un significato indiscutibile.

C) Vittorio Pozzo, Commissario Unico per la Squadra Nazionale.
Una delle personalità più importanti della storia del calcio italiano.
Ecco le sue parole, che restano incise a fuoco nella mente:
"Genoa, società dal passato come nessun'altra in Italia."
Parole chiare che non lasciano dubbi. Dopo 40 anni di calcio in Italia, il Genoa era senza dubbio, la più grande e gloriosa squadra italiana.

Segue poi una descrizione della località di Ponte Carega, che ritengo unica e, per questo, meritevole di essere citata, perché è lì che i nostri eroi hanno dato vita a quella che è diventata la nostra leggenda:
".continuando ad andare dritto lungo il torrente, si dovrebbe trovare, avanti, molto avanti, un ponticello in legno e, sulla destra, una casetta con accanto una porta che si apre in un muretto basso, e dietro il muretto, a cinquanta metri, di nuovo sulla destra un rudere, lo spogliatoio, ed un gran prato delimitato da una corda: il campo che vide plasmarsi,
combattere e vincere i primi Campioni d'Italia, Ponte Carega."

Vittorio Pozzo, come specifica in altra parte dell'intervento, aveva visto giocare la prima partita a Ponte Carena nel 1898: era studente ed era venuto appositamente da Torino con altri compagni di scuola.
Conosceva, uno per uno, i giocatori genoani delle origini, e la descrizione che ci offre del loro modo di giocare è illuminante per capire le radici dello spirito del Genoa. Dice infatti:
"Quanti atleti dalla tempra di ferro hanno militato nelle tue fila, Genoa!"
E poi, dopo averli nominati e descritti, nelle loro caratteristiche essenziali, uno per uno, conclude:
"possa il fiero e indomito spirito dei tuoi fondatori animare sempre i difensori dei tuoi colori."
Se ne deduce che quella grinta che ancora oggi i tifosi rossoblù pretendono da chi indossa la gloriosa casacca del Genoa, faccia parte dello spirito della nostra Società fin dalle origini, perché era lo spirito dei padri fondatori, come questa preziosa testimonianza fa capire.



Vittorio Pozzo

D) Renato Casalbore, della Gazzetta del Popolo.
Eccezionale, secondo il mio modesto parere, questa testimonianza. Inizia con un elogio al Genoa, dicendo:
"In ogni nostro ricordo ritroviamo il Genoa..protagonista o avversario del protagonista."
Poi ci informa sul primo coro fatto alle partite del Genoa, e quindi sul primo coro di incitamento del calcio italiano, che suonava così (chissà, forse di origine anglosassone):
"Hop, hop Genoa!!"

Ed ecco il passaggio chiave, che è a dir poco sorprendente, ma che la dice lunga sul valore che, in particolare, noi genoani diamo alla maglia:
"Il Genoa -afferma Casalbore- è una , nel senso che la squadra "sente" i colori sociali e per essa si batte, più che per il pubblico.
Dalla sua Sede al campo da gioco rivela la potenza di un grande organismo, spiritualmente giovane, e temprato mirabilmente alla lotta".
Dunque a quei tempi erano i giocatori a trasmettere l'attaccamento alla maglia ai tifosi!
In questo senso le cose oggi sono molto cambiate, e la nostra speranza non può che essere quella di un ritorno all'antico, con una Società che sappia di nuovo trasmettere ai giocatori le giuste motivazioni per far di nuovo "sentire" loro i colori sociali, e far in modo che si battano ancora in difesa della maglia con lo spirito di un tempo. Spirito "temprato
mirabilmente alla lotta", come afferma Casalbore..

E) Emilio De Martino, grandissimo giornalista sportivo del Corriere della Sera.
"prima di diventare giornalista sono stato sportivo militante e sono sceso varie volte a Genova, con la mia valigetta in mano e l'entusiasmo che mi usciva dai capelli".
Anche in questo caso siamo in presenza di un giornalista che ha conosciuto direttamente il Genoa e i suoi giocatori, cosa questa che dà grande importanza alla sua testimonianza.

Ecco come continua:
"Genova: meta piena di fascino che mi dava gioia e timore, che mi ingigantiva e mi faceva piccino quando entravo nel gran campo degli assi".
E come mirabilmente conclude:
"Il Genoa è stato per tutti una fiaccola che ha guidato il nostro cammino: un esempio, uno sprone, un incoraggiamento. Dobbiamo esser grati a lui, al vecchio Genoa, e a voi che l'avete condotto a questa gloriosa maturità".
Parole importanti, che provengono da un giornalista non genovese, e quindi ancora più significative. Quante altre squadre possono vantare simili testimonianze?
Per questo credo che valga la pena divulgarle e ricordarle.

Da notare, inoltre, che già nel 1933, il Genoa godeva di due attributi significativi: "vecchio" e "glorioso", che rimarranno nel tempo e lo identificheranno, caso unico nel panorama calcistico, per sempre.
In Italia, quando si dice "vecchio e glorioso" tutti sanno che si parla del Genoa.
E solo di lui.

E ora si capisce il perché.
Perché questi termini sono stati coniati da personaggi come Vittorio Pozzo, Giovanni Mauro, Emilio De Martino, che erano tra le più alte autorità del calcio italiano di quei tempi.

F) Carlin del Guerin Sportivo, poi direttore di Tuttosport.
Anche in questo caso ci sono testimonianze importanti e significativi riconoscimenti.
Dopo aver specificato che lui è più giovane del Genoa, e quindi non può ricordare tutto, prosegue così:
"Il Genoa può aver avuto dei giocatori decisi, ma non ricordo che abbia avuto giocatori sleali. La lealtà proverbiale della squadra genoana prova che il primo ordine dei Dirigenti genovesi, in quarant'anni di vita sportiva, deve essere sempre stato quello di condursi in campo con perfetta cavalleria".

Anche questa è una testimonianza eccezionale, che credo nessuna altra squadra possa vantare.
E che nessuno deve dimenticare, perché questa "lealtà" che ci è sempre stata riconosciuta, fa parte della nostra tradizione.
Poi Carlin conclude:
"Il Genoa ha raggiunto il massimo di tutte le squadre italiane: ha vinto cioè nove campionati su trentuno disputati, poco meno della terza parte. 
Gli sportivi di cuore augurano dunque al glorioso Genoa che dopo il 40simo festeggi presto il 10mo: quello degli scudetti"
Grazie Carlin: quando metteremo la Stella ci ricorderemo del tuo augurio.



Carlin Bergoglio

G) Glauco Finzi, direttore del giornale Genova Sport.
Vorrei chiudere questa rassegna con una testimonianza, scelta tra le tante dei giornali locali, che ci parla dei tifosi.
Come eravamo nei primi decenni del secolo scorso?
Non molto diversi da oggi, direi. Ma leggiamo:
"Si può scrivere del Genoa -si chiede il giornalista- senza far cenno dei suoi partigiani? Di quelli, cioè, che guardano ai colori rosso e blù come al simbolo della propria passione?"
E poi va subito al sodo, facendo un'affermazione che qualcuno potrebbe pensare appartenere ai nostri tempi, e che invece, anche essa, viene da lontano. Eccola:
"In quarant'anni le generazioni si sono succedute, e il posto dei padri è stato preso dai figli."

Poi comincia a rivolgersi alle varie categorie di tifosi, usando parole che ci sono familiari:
"A quelli, migliaia, che avvolgono la squadra a Marassi col calore del loro fervido incitamento, e sospingono la squadra alla conquista delle più ambite vittorie.
A quelli, i migliori, che accompagnano l'undici fuor dal suo nido, quando scende sui munitissimi campi avversari, e la sola professione di fede comporta, talvolta, per essi dei rischi.
E come non esaltarsi per quei partigiani del Genoa sparsi in Italia e all'estero, che appena è loro possibile, percorrendo anche grandi distanze, accorrono ad assistere quella gloriosissima tra le squadre italiane, che ha il nome medesimo della città natale, Genova, e che, fuori dai confini e al di là degli oceani, porta loro la voce di una patria lontana, ma sempre presente nei cuori?"

Una testimonianza, questa, che rende del Genoa l'immagine di una grande squadra, con tifosi in Italia e nel mondo, come oggi accade solo per i grandissimi club.
Ma a quei tempi, ricordiamolo, non c'era la televisione e i giornali parlavano pochissimo di calcio...

Infine, Finzi conclude con una carrellata a 360 gradi:
"Tifosi degli allenamenti e delle partite, dello Zerbino e della Spagnoletta, dei bar e di Piazza De Ferrari, posati padri di famiglia e bellissime donne genovesi, imberbi e robusti operai del porto, voi siete una delle forze che hanno sorretto il Genoa nei momenti difficili, e che ne hanno accompagnato la marcia negli anni dei trionfi. Voi siete il coro poderoso che ha assecondato il canto della squadra. Voi avete, col fuoco del vostro entusiasmo, appoggiato le ondate d'assalto colorate di rosso e blù."
Chiuderei con questa immagine che parla di noi tifosi, con l'augurio di poter rivivere ancora anni capaci di far confluire sul Genoa giudizi così pieni di rispetto e ammirazione.

Franco Venturelli

 







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