Un nuovo Genoa da scoprire
Data: 18/07/2005 01.42
Argomento: dalla redazione


Abbiamo fatto una prima conoscenza. Abbiamo capito che molto sarà differente.

I rinforzi sono concreti, considerevoli. Il primo pensiero va al Presidente. E' un pensiero di gratitudine. E' anche un pensiero di ammirazione, per la dignità con cui si contrappone a questa congiuntura difficile, in cui è stato addirittura indagato di associazione per delinquere, a detrimento della nostra già scarsa fiducia sui reggitori del baraccone.

 



Speriamo che la vergogna ricada su chi l'ha lanciata.

Detto ciò che esce dal cuore, indugiamo alla ragione, che ci preannuncia una svolta intensa.

Serse Cosmi ha lasciato il Genoa, con una scia di rammarico e di sussurri. Ha vinto il campionato e tuttavia la Direzione Tecnica non ha esaltato la sua opera. Indipendentemente da ogni considerazione diversa, vedo di abbozzare una interpretazione, per grandi linee, della filosofia tattica del Genoa dell'anno trascorso.

Era mia idea che da qualche anno al Genoa mancasse un determinato tipo di giocatore: quello che, giocando dietro l'area di rigore avversaria, sapesse anche invaderla palla al piede. In altre parole, capace sia di costruire che di concludere.

Immaginate di disegnare una ellisse (una ovale) tra il cerchio di metà campo e un'area di rigore. Ne sarebbe così individuata la zona nevralgica per lo sviluppo delle azioni di attacco, il teatro d'azione di tanti campioni che hanno fatto la storia del calcio come costruttori e inventori di un loro gioco, nel proprio periodo storico. Elencarne i nomi è impossibile e superfluo, ma è piacevole ricordarne qualcuno. Provo a nominare Scarone, il trio del Wunderteam condotto da Sindelar, il Meazza seconda maniera, il trio alessandro-argentino Balonceri-Libonatti-Rossetti, che nel Torino giocava a "tourbillon" avanti lettera, Valentino Mazzola, Verdeàl, lo scarsocrinito Di Stefano madrileno ex "saetta bionda", Higdekuti, lo sfortunato Montuori campione d'Italia sotto Bernardini, Schiaffino, Rivera, Sivori, Pelé, Cruiff, Maradona, Platini, Zidane, Kakà. Vero è che il gioco è molto cambiato e certe azioni oggi non sarebbero più possibili, ma i concetti di geometria restano. La virtù che, nella diversità, accomuna questi creatori di gioco, più che la grande maestria (V. Mazzola ad esempio non era un grandissimo tecnico), è proprio la doppia veste di tessitori di mezzo campo e di attaccanti da area di rigore.

L'arrivo di Cosmi lo salutai con particolare speranza, avendo saputo della sua tesi sul trequartista al corso allenatori di Coverciano. Era possibile leggerla sul sito "Cosmi". Mi sembrò solo una citazione, storicamente incompleta, senza sviluppo personale.

Cercavo dunque di capire il pensiero tattico del Genoa di Cosmi, poiché ogni squadra bene organizzata esprime anche una idea di gioco.

Al suo arrivo, Cosmi si trovò prima di tutto a dover fare un'opera di solidificazione della difesa. Infatti, nell'ultimo periodo di De Canio, si vedevano gli avversari arrivare in area per corridoi aperti, con scarsa contrapposizione. Davanti a una difesa costituzionalmente lenta (sul centro ma non solo) volle mettere un centrocampo forte come interdizione. La coppia Brevi-Tedesco fu ottima per frenare quella specie di rovina e da allora il Genoa prese tono, non avendo più i piedi di argilla. Con i risultati crebbe l'entusiasmo. Colpi eccellenti degli attaccanti, grande corsa presso le linee laterali, forte impegno di interdizione al centro per bloccare gli avversari. Cosmi aveva trovato una inquadratura efficace.

Ma già nel suo periodo migliore era evidente, sulla tre quarti, la scarsità dell'apporto costruttivo dei mediani. I giocatori correvano troppo. In troppe partite vinte si ammirava l'organizzazione di gioco degli avversari. Il lavoro di interdizione, di per sé faticoso, era pesante. La linea frangiflutti Brevi-Tedesco ci proteggeva dai marosi provenienti dal largo, ma essa stessa, così schierata, non ne soffocava il sorgere.

Ho accennato in altro articolo dei tre modi di giocare la palla già usati ab antiquo: portarla, passarla, lanciarla. A portare la palla erano deputati i cursori delle linee laterali: spesso i rossoblù concludevano la discesa con un traversone, sulla sinistra; con giocate un po' fumose, sulla destra (non avevamo certo in isquadra un Julinho!).

Ma portare la palla percorrendo una lunga strada laterale, per poi ogni volta rientrare, costa energie. Nel momento dei grandi successi mi suonò di avvertimento Scoglio, che, ad una televisione nazionale, negava che Lazetic potesse "tenere" da solo la fascia: in quel momento Lazetic imperversava incontenibile ed era il motore di molte azioni rossoblù. (Scoglio fu accusato da qualcuno di aver parlato per cattivo umore).

Dunque esistevano le premesse per il calo della squadra, poiché il gioco di metà campo non fioriva. Il Genoa segnava gol troppo belli: invece una squadra che impone il proprio gioco sa segnare gol semplici. Calata la coppia veterana Brevi-Tedesco, calati o infortunati (da fatica?) i cursori laterali, venuta meno la superiorità di corsa sugli avversari a metà campo, il motore non poteva che rallentare.

Queste mi sembrano le linee portanti dell'impostazione tattica del Genoa di Cosmi, non so se più dettate dalle circostanze che assunte per elezione. Non mi soffermo su considerazioni conseguenti e secondarie: la posizione spesso decentrata di Zanini, l'utilizzazione di Caccia, l'immaturità tattica di Makinwa, le incursioni di Tedesco, le buone combinazioni "di prima" nate col tempo tra Milito, Stellone e Zanini.

Forse si erano preferiti troppo giocatori esperti ai quelli giovani, giocatori combattivi a quelli più tecnici. Il fatto è che i più giovani sono stati poco utilizzati.

Anche nel mercato di gennaio, Cosmi puntò sopratutto su un mediano centrale arretrato. Lo stesso Italiano fu utilizzato davanti alla difesa, quando l'avevamo ammirato a Genova nella Hellas in manovre ben più avanzate.

Tutta diversa è la filosofia di gioco preannunciata da Guidolin, di cui già si capisce l'attenzione per una fonte di gioco centrale. Dunque arriva una completa rivoluzione tattica, e avrete capito che l'attendo con deciso favore e grande interesse. Ma se il pensiero di Cosmi partiva dal vaglio delle difficoltà in difesa, e in ciò si giustificava, giusto o sbagliato che fosse, anche il nuovo allenatore dovrà confrontarsi per prima cosa col problema della tenuta difensiva - e siamo in serie A. Ecco dunque il puntello basilare su cui fondare la costruzione della nuova squadra. (Non è così sempre?).

Al nuovo allenatore già guardiamo tutti con grande simpatia. Molti auguri quindi a Guidolin: la sua opera sarà determinante.

Vittorio Riccadonna







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