Una decisione assurda
Data: 28/07/2005 19.56
Argomento: dalla redazione



Tutti possono leggere il testo della decisione della Commissione Disciplinare (http://www.lega-calcio.it/comun/0506/cu10.pdf).

Analizzandone le motivazioni -anche senza particolare professionalità giuridica-  se ne  comprendono la lacunosità, la contraddittorietà e la parzialità.
Il che conduce a una prima conclusione: il basso profilo dei componenti della commissione giudicante. I quali, tra l’altro, quando hanno preso la decisone “incriminata”? Il 25 o il 27 luglio? E’ palesemente accertato che sono uscite “due” decisioni dello stesso contenuto. Ma allora di che cosa hanno discusso i giudici in tutti quei giorni di “camera di consiglio”? A meno che non si voglia accreditare la tesi secondo cui fossero di fronte a più “versioni” della decisione.
Su quella varata il 27 sorge davvero il dubbio che si tratti di una decisione “annunciata”: chi “tira le fila” di questa pronuncia? Chi sta dietro a questa punizione “esemplare?

 



A leggere la decisione sembra proprio che il collegio di difesa del Genoa, di Preziosi e di Capozucca sia rimasto inerte e che i giudici abbiano ascoltato solo le deposizioni degli imputati. E questo dopo che lo stesso rappresentante dell’accusa Palazzi era andato a congratularsi col prof. Coppi (“Lei è un fenomeno”) a conclusione della sua arringa in difesa di Preziosi.
Ma allora dov’erano con la testa i 5 giudici quando l’intero collegio di difesa (Biondi, Coppi, Crippa e Grassani) ha parlato? Chi ha ascoltato “a circuito chiuso” ha riferito che Coppi ha “smontato” pezzo per pezzo il castello delle accuse: dov’è una minima traccia di tutto questo nelle motivazioni della decisione?

La verità è che questa  decisione è totalmente appiattita sull’impianto accusatorio e la difesa resta “indistinta e incolore” sullo sfondo, senza rilievo, senz’anima.
Eppure il Grifone può ben dire di essersi dotato del miglior collegio di difesa sulla piazza, un collegio che mette insieme rilevante competenza giuridica ordinaria e sportiva e passione autentica per i colori rossoblù.

Ma allora quale giudizio?

Un giudizio “sommario”, si potrebbe definire.
Nel mondo “marcio” del calcio il colpevole da punire è stato trovato e si imponeva –quindi- una sanzione esemplare!
Un giudizio “finto”, come usavano fare solo i Tribunali Speciali: una sentenza già scritta e sottoscritta da giudici dagli specchiati “curricula”.
Con un di più: un accanimento senza precedenti contro il presidente, il direttore e la società che 112 anni or sono ha fatto nascere il calcio in Italia, ma che non vantando “santi in paradiso” è stata messa in condizione di subire senza poter reagire ad armi pari.

Qual è stata la “par condicio” nel processo tra accusa e difesa?
Per dire solo dell’aspetto più evidente nelle motivazioni, la commissione, esclusivamente sulla scorta di dichiarazioni e di intercettazioni frammentarie ed estrapolate dal contesto ha posto a base delle sue conclusioni il concetto di “normalità” di comportamento di una squadra come lesivo dei principi di lealtà, correttezza e probità, senza neppure farsi carico di verificare il fondamento delle preoccupazioni dei dirigenti del Genoa che il comportamento del Venezia potesse assumere risvolti “anormali” per il fatto che altri (vedi, il Torino) stesse cercando di influenzare l’andamento della partita. Per concludere invece,in palese contrasto con questo rifiuto di verifica, con la sanzione a Cravero per omessa denuncia.
Il gioco –poi- degli assegni emessi e non emessi e dei soldi versati in contanti ha trovato puntuale risposta negli atti della Società Genoa, come il prof. Coppi ha autorevolmente dimostrato, ma anche di questo nessuna traccia nella decisione. Tamquam non esset.

Come si vede, la sorte del Genoa in primo grado era già scritta, era già segnata.

C’è un “grande vecchio”?

Non sappiamo l’età del “burattinaio”.
Ma una cosa è certa: il presidente della federcalcio (le minuscole in questo caso sono d’obbligo) ha chiesto “severità”, “rigore”. Principi sacrosanti, sia chiaro, ma applicati sempre con i deboli, con i piccoli (ha ragione Osvaldo Bagnoli, pur non potendo davvero qualificarsi il Genoa una “piccola” società). Solo così si mantiene il potere, solo così le grandi ti tengono al posto di comando. Da tempo lo predica, purtroppo inascoltato, Gianni Rivera. Oggi lo diciamo alto e forte anche noi.
Carraro se ne deve andare perché in tutti questi anni ha inanellato errori scandalosi che hanno condotto il calcio in coma.
S’impone il commissariamento della FIGC, altrimenti ogni stagione sarà sempre peggio, eccetto per quelli che hanno i “santi in paradiso”, che una buona volta farebbero bene a farsi un campionato fra di loro, lasciando tutti gli altri a gareggiare come nel calcio delle origini, quando vinceva davvero il migliore.

Le ripercussioni a Genova e in Liguria

La sovraesposizione massmediatica cui la vicenda giudiziaria del Genoa è stata sottoposta non ha certo giovato: sembra che una buona parte di chi dirige giornali e televisioni private sia più orientato non a difendere le ragioni di chi ha fatto la storia del calcio, ma a schierarsi con chi non può che vantare un posto da “piccola cronaca” dal dopoguerra in poi. Salvo poi ad accorgersi questi signori che a parlar male del Genoa e del suo presidente si fa presto, ma si ottiene come risultato un calo nella vendita e negli ascolti. Ma tant’è…

Anche in questi giorni pochi sono stati gli interventi a sostegno del Grifone e di chi prima lo ha salvato e adesso lo guida (la decisione non è esecutiva e le dimissioni sono un fatto di sensibilità formale). Si sta facendo strada una linea di “acquiescenza” alla decisione assunta in primo grado dalla Commissione Disciplinare che potrebbe trovare una qualche comprensione se fossimo a Treviso, ad Ascoli o a Napoli.

Ma sentire il direttore del maggior giornale della Liguria scagliarsi contro il Genoa di adesso e accanirsi col suo presidente è semplicemente vergognoso! E avrà giustamente come conseguenza una discesa a picco dei lettori di una testata che era gloriosa ma che in queste mani non tiene nel minimo conto che il Genoa è Genova e che il Genoa è patrimonio della città. E magari si dimentica di dire la sua sullo scandalo del “calcioscommesse”, dando almeno lo stesso rilievo giornalistico.

Ed anche da Franco Manzitti, che abbiamo conosciuto giornalista battagliero e “controcorrente”, ci saremmo aspettati posizioni più “rossoblù”, anche se è riuscito ad evocare la presenza di “avvoltoi” che hanno ricominciato a volteggiare sul Genoa.
Ecco, ci risiamo! E per questo continuiamo a dire a Preziosi di “non mollare”.

Infine, non possiamo non raccogliere i segnali dei tifosi sui prolungati “silenzi” delle Istituzioni genovesi e liguri: oggi –proprio perché sono usciti comunicati congiunti di chi le guida che contengono parole di apprezzabile significato- rileviamo con grande rammarico che se fossero stati emessi con maggiore tempestività avrebbero sicuramente avuto un impatto “ambientale” più proficuo. Genova non può essere considerata l’ultima provincia dell’impero.  

Le prospettive

C’è chi pensa già al dopo-Preziosi: guardacaso, gli stessi che ci pensavano prima di Preziosi, tutti seduti sulla riva del fiume ad aspettare il cadavere del Genoa che passa: sono già cominciate le dichiarazioni “contrite” per la situazione del “povero Genoa”, forse qualcuno ha già preparato il servizio o ha già scritto il pezzo che in gergo si chiama “coccodrillo”.
Ma stiano tranquilli, per loro non c’è posto nel Genoa: il popolo rossoblù saprà difendersi dalle iene o da chi magari ha in testa di riproporre la parola “fusione”, che l’Assemblea del Genoa ha già respinto al mittente!
Il collegio di difesa del Genoa per fortuna ha poi ancora tante frecce da scoccare per ribaltare una decisone assurda e arrogante. E Preziosi ha tante risorse per mettere a tacere chi vuol cancellare il Genoa.
Deve saperlo anche chi ha avviato tutta questa “macchina da guerra”, fuori o dentro il nostro Tribunale. Dal quale ci saremmo aspettati un atteggiamento investigatorio compatibile con una ipotesi di “frode sportiva” e non con “delitti” di mafia, camorra o ‘ndrangheta. Indagini condotte magari non da un magistrato di fede “multicolor”, cui Azzali e Roj e perfino un suo collega di fede –tutti membri della Commissione Disciplinare- hanno dato una lezione di stile, chiedendo di non far parte del collegio nella vertenza “Genoa-Venezia”.

Altri possono tenere per questa o per quella squadra, per noi genoani il Genoa è una fede: qui sta la nostra diversità, che anche Guidolin ha percepito subito.
Un grazie al nostro allenatore e ai nostri giocatori che non vogliono abbandonare il Genoa, grazie ai tifosi che seguono la squadra in ritiro, grazie a quelli che hanno sfilato ieri e che sono simboleggiati dalla bellissima foto pubblicata nel nostro sito.

E domani tutti in piazza De Ferrari per amore del Genoa!

mario epifani


 







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