Caro Presidente
Data: 04/08/2005 16.48
Argomento: l'Ospite


Siamo in grado di pubblicare la lettera del genoano Cesare Vivaldi al Presidente Enrico Preziosi 

 



Caro Presidente,

ti ho conosciuto in una bella serata di inizio estate, dopo la vittoria col Catanzaro, l’ennesima, del nostro Genoa, dopo che per mesi ti ho ammirato e applaudito dall’alto della gradinata.
 
Perdonami il “tu”, ma se avrai il tempo e la voglia di proseguire in questa lettura capirai il perché. Non ho mai scritto a nessun presidente, non scrivo sul “muro” anche se qualche volta lo leggo, sono uno dei tanti rossoblù silenziosi che seguono la squadra quando può anche in trasferta, che soffrono allo stadio e che hanno sempre sofferto da generazioni.
 
Ti ho voluto conoscere perché, rapito come altri dalla quella tua spontaneità nei sentimenti, così avara qui da noi, ero curioso di vedere quanto ci fosse del presidente e quanto dell’uomo, consapevole comunque che il genoano vero che sei dentro, l’avevi già dimostrato con i fatti e non solo con le parole salvandoci dalla morte economica, come fa la gente vera anche qui da noi.
 
Da noi i presidenti hanno sempre fatto i presidenti anche quando si fingevano tifosi.
Fare i presidenti a Genova significa guardare prima il portafoglio, prima i propri interessi e poi quelli della squadra, cioè in una parola amare a condizione esattamente il contrario di quanto avviene per le persone vere che amano a qualunque condizione come noi tifosi. Questo vale anche per i giocatori: è nella logica di quelli che, vantandosi, lo definiscono calcio moderno, forse per distinguersi dai nostalgici che rievocano lealtà e onestà di un tempo ormai passato.
Ti ho conosciuto dopo una serata di gioia: la vigilia, l’alba di un nuovo mondo meraviglioso che si schiudeva davanti a noi. Abbiamo festeggiato in un bar vicino allo stadio io e pochi altri fortunati, tutti a gridare ed inneggiare e a stringerti la mano, anch'io non più giovane con qualche capello che comincia a biancheggiare. Mio fratello, più giovane, ha ancora la foto che gli ho scattato con te.
Non avrei mai pensato che avrei ricordato quella serata, più della festa della promozione del 71, più della promozione del 1973, più della promozione nell’estate del 1976, più della promozione del 1981, più della gioia di Napoli nel Maggio del 1982, più  della promozione del 1989, più della cartolina del 1990, più del 2-0 con la Juve nel 1991, più del goal Thomas con l’Oviedo, più della vittoria ad Anfield Road….
 
“Tu dov’eri quando Branco…e quando Faccenda ?…se facciamo 3 punti nelle prossime tre partite è fatta... ” Le serate nei pub, a casa di amici, sul lavoro, al ristorante, dovunque… perché per noi genoani il discorso cade sempre lì …dovunque ci si trovi con un compagno di fede…..
Sono i nostri ricordi più cari, un pezzo di vita di ognuno che se n’è andato e che non tornerà più. Lo so è poco, per alcuni è ridicolo,  ma è tutto quello che abbiamo.
 
Ma in quella serata c’era di più di tutto questo, c’era la somma di tutto quello che poteva essere dopo anni di bocconi amari e di “maniman” indispettiti dai tifosi più accesi. C’era la speranza incarnata in realtà. Te lo avevo letto negli occhi, caro Enrico, e sono sicuro, io come gli altri, non ci siamo sbagliati.
E con mio fratello ci siamo guardati, senza dire niente, leggendoci i pensieri.
Ceda pure Milito, Stellone, Makinwa, Behrami, il pullman, il magazzino, il Pio, la Sede, lo Stadio,  ceda pure palle e palloni, gomme, penne e matite, ceda tutto e rimanga solo Lui, in A, B, C1, C2...in uno scantinato di via del Piano ….io ci sarò e tu ? io ci sarò, io ci sarò, io ci sarò, io ci sarò, io ci sarò, io ci sarò, io ci sarò, io ci sarò, io ci sarò, io ci sarò, io ci sarò, io ci sarò, io ci sarò, io ci sarò, io ci sarò…mille volte e mille volte ancora….l’eco per migliaia e migliaia di volte, l’eco che ti rapisce e ingloba anche i più diffidenti perché siamo una gente difficile, ma che sa riconoscere gli occhi sinceri.
 
E’ vero passa tutto, i giocatori, gli allenatori, i presidenti, ma non il Presidente. Il più grande di tutti i tempi quello con la P maiuscola, quello che ha conquistato non coppe o scudetti ma il cuore della gente, di tutti i trofei il più inossidabile perché, lo sappiamo tutti caro Presidente, durerai nel tempo.
 
Caro Presidente, alla vigilia di un momento molto difficile per il Genoa e per la Tua persona, distrutta, sopraffatta, violentata in ogni angolo dalla sua anima, io so che qualunque cosa farai, la farai nel bene della nostra squadra, così come hai sempre fatto in questi pochi ma indimenticabili anni, e noi saremo sempre con Te, anche se fra qualche mese arriverà il solito “maniman” di turno, noi ci saremo sempre, sappilo, e dovunque andrai, se passerai per la nostra e per la Tua città, troverai sempre un posto per mangiare e dormire a casa mia, di mio fratello, di Marco, Filippo, Beppe, Maurizio, Francesco, Andrea, Giovanni, Roberto, Riccardo, Maurizio…………, e mi fermo perché la lista comprenderebbe più di 15.000 nomi.
 
Non so se avrò la fortuna di essere letto da Te, ma sappi però che le nostre bandiere al vento, dalle finestre, dai poggioli, da ogni angolo di questa città raggomitolata sui mille difetti, sventolano per Te e valgono più di queste mille scontate parole.
 
Infinita Fortuna Presidente !
 
Grazie di cuore da uno dei tanti.
 
 
Cesare Vivaldi

 







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