“All’apparir del vero” di voce sommessa
Data: 28/10/2005 20.23
Argomento: l'opinione


 
“Questo è quel mondo? questi / i diletti, l'amor, l'opre, gli eventi /
onde cotanto ragionammo insieme? / questa la sorte dell'umane genti? /
All'apparir del vero / tu, misera, cadesti: e con la mano /
la fredda morte ed una tomba ignuda / mostravi di lontano.”
 
Questo brandello di memoria che risale da un lontano liceo, perché è stato evocato più che da quanto riportano i media, da quanto la rete lascia depositare sui PC?
 


La delusione, la rabbia, le domande esistenziali possono dunque estenuare la nostra fede, farla cadere, misera, e lasciarci nel gelo di un disinganno senza speranza?
 
La risposta deve essere no.

Un no forte, senza esitazioni, senza compromessi, senza retorica.
Un no che sarebbe riduttivo definire razionale anche se viene dalla fredda ragione.
Un no che sarebbe riduttivo definire passionale anche se viene dalla più calda delle passioni.
Un no che sarebbe riduttivo ricondurre ad un passato non rinnegato, anche se i ricordi lo riempiono di significati.
Un no che ha in modo assoluto come fondamento il futuro.
 
Il futuro: parola leggera come una nuvola, parola grave come un macigno.
Come una nuvola cambia forma per un réfolo di vento, come un macigno non si toglie dalla nostra vita, né dalla vita di quelli che verranno.

Oggi resistere perfino “all’apparir del vero” significa difendere la nostra dignità personale, significa contrastare la deriva di una società malata, significa arginare la tracotanza dei lupi che, Genoa o non Genoa, insidiano quello in cui crediamo.

Resistere dunque, questo è il nostro debito con il futuro.

voce sommessa


 







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