Venezia e la Fondazione Genoa
Data: 17/11/2005 14.56
Argomento: dalla redazione


Se nella notte dei tempi, nella laguna di Venezia fossero capitati certi genoani (dico “certi” e non “tutti”), Venezia non sarebbe mai nata.
“Belin –avrebbero detto- ma qui c’è solo acqua, fango e zanzare grandi come uomini, bisogna essere abbelinati a pensare di vivere qui"

 



Sappiamo che c’è chi aspetta sempre qualcuno che risolva i problemi una volta per sempre.
Ma sappiamo anche che non tutti sono così.
C’è anche chi ha la consapevolezza che i problemi bisogna risolverseli da soli, e che le cose non calano dall’alto, ma sono esattamente come noi siamo capaci di farle essere.
Il Genoa, in questo, non c’entra niente. Siamo tutti genoani allo stesso modo. C’entra invece una diversità di mentalità tra chi si aspetta che qualcuno risolva i problemi per noi, e chi invece crede che siamo noi che dobbiamo risolverci i nostri problemi, facendo ognuno il possibile.
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Preziosi non è l’”Uomo del Destino” e la Fondazione, con certezza, non risolverà i problemi per noi. E però un’opportunità che Preziosi mette a disposzione. Se la Fondazione fallirà, non sarà Preziosi che ha commesso l’ennesimo errore, ma saranno i genoani che non sono stati capaci di utilizzare uno strumento messo nelle loro mani.
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Ridurre la Fondazione a una banale questione di danaro tradisce una mentalità volta a non cogliere le opportunità che la vita offre. Nella Fondazione c’è molto di più. C’è per esempio, un aspetto culturale, che inevitabilmente sfugge a chi riduce la vita al conto in banca.
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La Fondazione permetterà, se noi lo vorremmo, di creare un Museo del Genoa, e porre così fine allo scempio dei trofei che la squadra rossoblu ha vinto nel suo periodo d’oro, e che l’incuria di una serie di presidenti che pensava solo ai soldi , ha in parte disperso. Non solo, ma permetterà a tutti i tifosi che lo vorranno di affidare alla fondazione oggetti di loro proprietà significativi della storia del Genoa in qualsiasi epoca. Attraverso la Fondazione, qualcosa di noi potrà restare nel Genoa per sempre.
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Permetterà anche, se saremo capaci di farlo, la creazione di un Comitato (chiamatelo come volete) qualificato e competente, capace di garantire il rispetto delle tradizioni e della grande storia della nostra Società nei confronti di tutti, anche della dirigenza stessa.
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Vorrei ricordare solo un fatto: quello che noi chiamiamo banalmente “scudetto del Genoa”, è in realtà il frutto di accurate ricerche araldiche. Ogni cosa che compare nel nostro “scudetto” ha un preciso significato. La bellezza del nostro stemma, o “scudetto” (da “scudo” araldico), non è quindi casuale, ma frutto di una “cultura” che un tempo albergava nella nostra società, grazie alla statura di Presidenti che non a caso hanno costruito la leggenda del Genoa, e che con il dopoguerra è andata perduta soprattutto per responsabilità di dirigenze societarie prive di cultura, che non sapevano vedere al di là del danaro.
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Danaro che è comunque indispensabile per realizzare qualsiasi cosa. L’invito non è quindi a non dare importanza al danaro, ma a guardare oltre. Per la Fondazione sarà utile il contributo dei tifosi abbonati, ma sarà indispensabile, credo, anche il contributo degli imprenditori genovesi di fede genoana, che potranno versare ben oltre il 7% dell’abbonamento. Appare adesso evidente l’autorete che ci siamo fatti in questi anni, continuando a inveire contro questi imprenditori.
Tutti sono utili alla causa del Genoa, nei modi che ognuno ritiene praticabili. Non si può prendere che un imprenditore, per il solo fatto di essere genoano e genovese, debba per forza accollarsi la gestione del Genoa. Si può sperare invece che possa partecipare alla Fondazione, dando così un contributo fattivo alla causa rossoblu
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Questo Presidente, con la proposta della Fondazione riporta nel Genoa un aspetto culturale che manca dalla fine degli anni '30, e che è indispensabile per ottenere risultati in qualsiasi campo.
Ma affinchè la Fondazione riesca nel proprio intento bisognerebbe fare come i veneti antichi, che con il loro spirito di iniziativa e la loro capacità, hanno trasformato una palude buona solo per le zanzare, in una città unica al mondo.

Franco Venturelli

 

 







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