Messina è lontana da Alessandria
Data: 29/11/2005 21.47
Argomento: dalla redazione


Come ben sappiamo, l'estate scorsa fu emanata una disposizione assurda che prescriveva sospensione del gioco e partita persa in caso di grida razziste o lancio di qualsiasi oggetto da fuochi d'artificio da parte dei sostenitori.

La norma fu immediatamente applicata.

 



Contro il Genoa, ad Alessandria.

Ma guarda che caso. 

Rimase l'unica occasione.

Forse da allora in tutta Italia nessuno ha più lanciato bengala.

A Messina, domenica scorsa, la reazione di un giocatore ha messo con le spalle al muro direttori di gara e autorità varie: i cori razzisti questa volta erano innegabili.

Una circostanza grave! Richiedeva coraggio!

Perfetto l'accordo di tutti verso la medesima direzione: minimizzare, andare avanti.

Ma guarda che caso.

Ne è seguita subito dopo in televisione, per quel poco che ne ho visto, una rincorsa agli elogi del buon senso dell'arbitro e alla lode della mancata applicazione delle norme.

Norma che invece, quando era stata emanata, era stata accolta con approvazione: "era ora...finalmente...".

Ma guarda che strano.

Miracoli dell'intelligenza.

Una Grande Anima affermava che bisogna procurare che le leggi inique vengano applicate, per ottenere che la loro iniquità sia manifesta.

Ma Gandhi, che  respirava un'aria ben più pura, le accettava anche contro se stesso.

Noi la pensiamo diversamente.

Oggi in Italia di norme ce ne sono tante.

Se non sono molto sensate, si possono ignorare, così non generano ingiustizie!

Oppure usare come armi.

Vittorio Riccadonna

 







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