''Oggi è già domani'' di Nemesis
Data: 01/12/2005 12.32
Argomento: l'opinione


Alla notizia francese del primo trapianto di faccia, non ho resistito.

Ho fatto il possibile per non caderci, ma il riferimento è stato spontaneo: ho pensato a Carraro.

Ecco un vero soggetto che meriterebbe qualche modifica, perché la sua faccia è di bronzo e qualche volta pure marcia.

 



Sorvolando sulle innumerevoli promesse di farsi da parte, oggi lui è il garante della giustizia scalena.

Con lui c'è la certezza che le disparità non resteranno tali, ma saranno ampliate fino al limite estremo dell'irreversibilità.

Ridurre le pulsioni di un campionato a un fatto privato tra due squadre, è il peggio che potesse architettare, e l'ha fatto.

Con due redini, governa la corsa del cavallo domato: l'una è quella economica degli affari, l'altra riguarda la gestione sportiva.

La sua banca detiene qualche squadra, e i suoi arbitri governano i risultati; la sua politica amplia la forbice dei proventi, e la sua giustizia è un telecomando privato.

La Lazio doveva fallire e alla Juve si dovevano togliere 4 scudetti; il razzismo va stroncato e i bilanci fasulli meritano il protesto.

E invece che t'inventa il Carraro? Fa entrare Berlusconi in Capitalia e s'incapponisce a punire il Genoa con la sentenza più dura della storia.

Pare che Preziosi l'abbia incontrato e circola un certo ottimismo: si parla di ripescaggi pilotati, ma intanto non sappiamo neppure quanti punti abbiamo in classifica.

L'altra sera ho visto in una Tv minore un arbitro opinionista: era Nucini.

Prima un grande sollievo, perché se era lì vuol dire che ha smesso di arbitrare; ma poi ho pensato... "con che faccia", ed ecco che il discorso torna all'iniziale trapianto francese.

Io credo che, lontano dai riflettori, sia sul tavolo il discorso del nostro risarcimento, e se la Giustizia vera saprà esprimersi, potrebbe essere enorme.

Ecco l'unica cosa che teme Carraro, i dobloni.

Intanto il povero Genoa, con grande dignità, si confronta con un mondo sconosciuto e soffre la freschezza del Lumezzane così come imbriglia l'arroganza dello Spezia.

Fra qualche tempo, non so come quando né perché, saremo invece alle prese con la freschezza del Palermo e l'arroganza dell'Inter.

Sarà necessario violentare la geometria piana e far convergere due rette parallele: quella della leggenda e della passione con l'altra più materiale fatta di bilanci e di talento calcistico.

La mia generazione ha fatto diventare un mito il Montevarchi, e chi nel '70 era presente a quella disfatta si pavoneggia come avesse assistito all'apocalisse.

Ma anche i ragazzi di oggi racconteranno ai posteri la mitica trasferta di S.Marino e la dura battaglia con il Pavia.

Fra uno due o tre anni, saremo imbestialiti per un rigore concesso alla Juve e aspetteremo il moviolone di Biscardi per comprendere in che modo ce l'hanno ficcato in quel posto.

La proporzione è logica, perchè il prodotto dei medi è sempre uguale a quello degli estremi: ci sentiremo un po' più nobili ma egualmente frustrati.

Ripenseremo al 2005 come alla cacciata dal paradiso terrestre, voluta da un dio iniquo ed esagerato, ma ora che anche la Chiesa abolisce il Limbo abbiamo speranze di purificarci dal peccato originale.

Usiamo dire che nulla sarà come prima, ma è uno slogan, forse già usato in turbolenti esperienze del passato: Atalanta/Catozzo, Arezzo/Ghizzardi, Inter/Bagni, Venezia/Pagliara, e gli almanacchi più antichi potrebbero dirne ancora.

Siamo passati da una rabbia suicida (ritiriamo la squadra... andiamo a giocare in Francia...) alla sublimazione della C (feste paesane e mangiate fuori porta), e ora che ci lusingano con un plausibile doppio salto mortale, l'unico dato certo rimane la gente che al Ferraris freme come prima, e se un Lamacchi viene escluso se ne parla per 6 mesi.

Il caso Genoa è stato come una cartina di tornasole che tutto ha mostrato, e il bene e il male sono rimasti senza alibi.

Sappiamo molto più di prima, dalle gerarchie in gradinata fino a quelle del Palazzo.

Sono crollati alcuni miti e tutti sono stati costretti a schierarsi, e in questo 8 settembre (il Genoa è nato il 7) l'unico che ne esce bene è il tifoso semplice, quello ruspante, il genuino discendente di una stirpe con le palle.

Siamo in ritardo sulla storia, c'è stato un contrattempo tecnico, ma lo sanno tutti che stiamo arrivando, bendati e incerottati ma stiamo arrivando.

A parte qualche squadretta incarognita, vi siete accorti che chi perde con il Genoa non si arrabbia più di tanto?

Non so come riusciamo a vincere quasi sempre, ma ci riusciamo.

Sento parlare Fabiani e mi sembra Noschese che imita Moggi: stessi modi di dire, stesse cadenze, pochi fronzoli e toni secchi: ma io ho smesso di dare giudizi perchè dopo Cosmi sono stufo di ceffarli.

Ho fiducia nella Fondazione che arriva, ho speranze nel mercato di Gennaio, ma soprattutto ho la sensazione di essere su un binario (di nuovo le due rette parallele) che ci porterà nel futuro.

Poiché non siamo né il Casale né la Pro Vercelli, mi fido anche della legge dei grandi numeri, e una dozzina di anni lontani da casa mi sembrano più che sufficienti.

Nemesis

 







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