Dalla farmacia al pallone (II)
Data: 13/01/2006 21.06
Argomento: dalla redazione


Per quello che mi riguarda non ho mai vissuto la diversità d'opinione come un fatto di lesa maestà.
Anzi considero le discussioni, ovviamente pacate ed educate come sempre sono qui, un'occasione di stimolante ed interessante arricchimento personale.

 

 



Ho buone ragioni per credere che lo stesso valga per gli amici che hanno mandato i loro commenti, alcuni non troppo in linea con certe mie idee sulla ripartizione dei diritti TV e, quindi, tento di "ribattere", augurandomi che questa "diatriba" soprattutto solletichi l'interesse degli altri.

A proposito di "diatribe" consentitemi però dire subito che, per lo stesso argomento di discussione, qui sono davvero rose fuori, mentre fuori stanno letteralmente "volando gli stracci".

In effetti mai più avrei immaginato il "polverone" che stava per sollevarsi (sarà mica ......per colpa nostra? dai lasciatemi scherzare) quando ho scritte quelle due righe sulla vicenda del Sig. Idrolitina, leggesi Gazzoni ex Presidente del Bologna calcio, ed ho fatto alcune considerazioni sulla ripartizione dei diritti TV (ma sarebbe più proprio parlare di risorse in generale).

Intanto non ero a conoscenza del fatto che in Parlamento ci fosse chi (tutte le forze politiche meno F.I.) stesse per avanzare una proposta di legge, scusate la presunzione, abbastanza in linea con le mie idee.

Poi, dopo lo stop all'iniziativa parlamentare imposto, come è oramai noto, dal partito del Premier è davvero scoppiato il finimondo.

Persino la rosea, d'indole sempre allineata e coperta, ha pubblicato ieri tanto di articolo di fondo su quest'argomento con dei ragionamenti piuttosto "piccanti" ed incredibilmente non certo favorevoli alle "mayors".

Oggi poi sono arrivate le notizie dello "scatenamento" del patron della Fiorentina Della Valle che pare abbia preso tanto di cappello (…il Presidente del Consiglio è un bugiardo……: a quanto pare in questo periodo dovremo probabilmente sorbirci un'overdose di chiamate in causa di Pinocchi veri o presunti….).

In ultimo è uscito allo scoperto anche "braccino corto", spalleggiato da "zampalesta", che pure pare non scherzino (si rifiuteranno d'ora in avanti di giocare contro Juve, Milan ed Inter!).

Via non esaltiamoci troppo, anche se un peccatuccio di narcisismo concediamocelo e cioè la soddisfazione di essere stati ancora una volta "antesignani" (evidentemente un "difetto" dei genoani) nel riproporre, con un azzeccato tempismo, un argomento di discussione che ora è diventato di coinvolgimento generale.

Venendo al merito della questione, non credo sia il caso, parlo a chi la pensa un po' come il sottoscritto, di vedere la ripartizione delle risorse come un esercizio di "socialità" di più, esagerando volutamente, come una elargizione di qualcosa di nostro agli altri.

Mi pare di particolare momento, ed in ogni caso più importante, invece l'aspetto dell'interesse e della passione che suscita il calcio tra le folle per arrivare, e qui non credo di esagerare, anche alla questione della sua sopravvivenza futura.

I punti focali della questione paiono infatti essere due:
1°) alla catena di montaggio del  "prodotto" calcio "lavorano" e cioè concorrono tutte le squadre;
2°) per continuare a venderlo, e venderlo bene, occorre che il "prodotto" sia sempre appetibile al massimo.

Ecco messa così, diventa allora naturale sostenere che gli utili delle "vendite" vadano ripartiti con più equità tra tutti coloro che concorrono a "costruire" il prodotto (che non vuol dire dimenticarsi della diversità dei bacini d'utenza) che sarà ancora e sempre comprato, e sarà redditizio, solo se continuerà a piacere ed essere richiesto dal mercato (leggi i tifosi e le masse).

Insomma più che di "welfware" il problema è di "marketing".

Le tre "grandi" dovranno rendersene conto e comprendere che il loro egoismo, che si "concretizza" così proficuamente anche grazie alla loro "santa alleanza", intanto fa perdere credibilità al calcio (dovrebbero essere invece acerrimi avversari, altro che scambiarsi favori ad es. tipo Abbiati).

Poi e soprattutto così si rischia  di asfissiare il calcio (che pure dovrà darsi nuove regole e diventare molto più serio) e queste tre grandi "egoiste", con questo "oligopolio dei proventi", prima o poi, davvero si ritroveranno a giocare tra di loro e non solo perchè ora, magari un po' velleitariamente, lo minacciano "ruzzolo" e l'altro "buono" il mangia allenatori.

A Voi la patata bollente.

Giancarlo Rabacchi







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