Una giocata dimenticata: il tiro alla Mortensen
Data: 02/02/2006 11.12
Argomento: dalla redazione


 

Un richiamo alla memoria

 

Forse qualcuno ricorda che nel commentare la trasferta di Monza di inizio dicembre ebbi a fare un accenno a un gol in una precedente Monza-Spezia, che avevo visto alla TV detta "digitale", ripromettendomi di riparlarne.

 

Era stato un gol stranissimo: il terzino sinistro del Monza, che stava perdendo in casa dallo Spezia, aveva pareggiato nel finale con uno tiro d'esterno sinistro da lontano che con una larga traiettoria curva aveva aggirato e ingannato il portiere.

 

 



I cronisti di RaiSport si immaginavano una deviazione, talmente sorprendente era stata la traiettoria. Rivelavano così di parlare dallo studio e non dal campo e nello stesso tempo confermavano la mia vecchia tesi che la TV non è sempre attendibile. La mia memoria, però, se ne era immediatamente volata oltre questa mia piccola polemica segreta, per andare a rimembrare quello che è stato forse il tiro ad effetto veramente indimenticabile nella storia del calcio europeo (mondiale non oso dire): un gol che per la sua singolarità forse non si è più visto, eseguito con una tecnica che pare dimenticata.

 

Anche se qui noi non c'entriamo direttamente, cedo tuttavia alla tentazione di raccontare quel lontano accadimento ai Genoani d'oggi.

 

Il momento

 

Torino, maggio 1948. Passata la tempesta della guerra, l'Italia si sta rialzando ed ecco  ritorna un avvenimento che ha fatto storia nel calcio: per la quarta volta giochiamo contro la nazionale inglese. Su queste quattro partite, tutte "amichevoli", quante cose da dire! Partite importanti, di un sapore lontano, come oggi non è più, nel calcio oramai "omogeneizzato". Scuole diverse a confronto, affascinanti appunto per la  diversità. Spettacoli di ammaestramento per tecnica e per tattica.  

 

Il fatto

 

Dunque eccomi anch'io, giovanetto tra gli altri di mezza Italia, attaccato alla radio per ascoltare la voce di Nicolò Carosio, il radiocronista principe, colui che nel raccontarti la partita ti trasportava con la sua partecipazione. 

 

Cominciata la gara, colla consueta enfasi Carosio si lancia a descrivere il brillante inizio dell'Italia: gli azzurri all'attacco, una partenza trascinante!  Ma nel vivo di questo assalto, d'improvviso la voce si fa asciutta e rada, non si capisce più cosa sta succedendo: "..... Mortensen ..... (lungo silenzio) .....  (un borboglio sommesso del pubblico) ..... rete  .....  (......lungo silenzio)  ..... ha segnato l'Inghilterra ..... (altro lungo silenzio)".

 

Di questo episodio di radiocronaca quasi surreale qualcuno avrà letto la gustosa  parodia che ci ha lasciato Paolo Villaggio.

 

Ma quello che era successo doveva rimanere per molti indecifrato.

 

Mortensen, che era un cavallone veloce che giocava mezz'ala ma era pronto a lanciarsi in profondità negli spazi liberi scambiando posizione con l'ala Mattews, era partito in contrattacco su passaggio di costui. L'Italia era mal posizionata verso questa tattica, anche poiché a quel tempo non si giocava col libero. Mortensen, superando il suo marcatore Grezar, mediano destro nel Torino, arrivò con la palla sulla linea di fondo, sulla propria destra, e di lì fece partire la centrata; ma il pallone, arrivato alto all'altezza del primo palo, svoltò a gomito con un effetto tanto improvviso da apparire inspiegabile, lasciando senza risposta il portiere Bacigalupo e senza parola il buon Carosio, altrimenti sempre così loquace.

 

La partita era appena iniziata; finì 4-0.

 

 

 

In una famosa fotografia si vede il pallone che sta svoltando verso il fondo della rete, con Mortensen a terra.

 

 

 

 

 

La tecnica

 

Da allora, per molti anni, molti giornalisti usavano chiamare impropriamente "alla Mortensen" ogni centrata con effetto a uscire che vedevano sui campi.

 

Era stato una semplice sbucciata?  Era avvenuto un errore fortunato? Lo hanno creduto in parecchi. Un po' tutti abbiamo sperimentato che alle volte, nell'inseguire un pallone troppo lungo che sta per sfuggire, se si tenta la centrata prendendolo scarso, di punta, ne può sortire un maligno tiro ad effetto.

 

Ma non era così. In realtà questo giocatore aveva perfezionato un movimento particolare, che già in patria gli era riuscito alle volte in passato, e consisteva, da destra, nel colpire la palla con l'esterno del piede destro facendo fronte al campo: un movimento che la ripresa in "ralenti" di un cinegiornale aveva saputo svelare.

 

Forse qualcuno sarà in grado di correggermi (glie ne sarò grato), ma io non ricordo altro gol simile. Sappiamo che il calcio nella sua evoluzione ha tolto spazio a molte preziosità  tecniche che erano bagaglio di grandi calciatori, ma credo che questo colpo starebbe ancora benissimo nel calcio d'oggi.

 

Le condizioni

 

Il pallone che si presta al meglio ad essere giocato in tal modo deve essere veloce tanto quanto un uomo in piena corsa, ma rotolante, non filante. Da parte dell'uomo si richiedono:

-   ginocchia solide (indispensabili)

-   rapidità

-   un certo ardire (si cade di spalle, può essere piuttosto malamente).

Naturalmente il terreno deve essere morbido e senza pietre!

 

Come si esegue

 

Per chiarezza, facciamo questa ipotesi: il pallone corra in profondità, in direzione parallela alla linea laterale, non di molto all'interno dell'area di rigore, sulla destra dell'attacco, fino a toccare la linea di fondo. Questa potrebbe considerarsi la posizione ideale.

 

Raggiungere la palla in velocità, affiancandola all'esterno, scostata di un palmo, e  superarla appena, per arrivare a poggiare il piede sinistro sulla linea di fondo, più avanti del pallone di circa la lunghezza del piede. A questo punto, fare un rapido dietro front, cioè una piroetta, con perno sull'avampiede sinistro. Si perde l'equilibrio e si comincia a cadere di schiena, mentre la palla, proseguendo la corsa, arriva di fianco al  piede sinistro. A questo punto colpire la palla con l'esterno del piede destro (aiuta anche la rotazione del corpo). Il piede destro deve scattare in direzione del centro campo, cioè in senso contrario al movimento del pallone. Sul pallone avranno effetto tre impulsi: l'inerzia del suo moto di traslazione verso il fondo campo, l'inerzia del moto di rotolamento, la forza del calcio.

 

Il risultato che si ottiene (ve lo posso assicurare per averlo sperimentato di persona ai giorni della mia forza) è che il pallone parte dritto e dopo parecchi metri gira di colpo.

 

Provare per credere, o voi giovani dalle membra sciolte! (se ne siete capaci - ma, coraggio, non è poi così difficile).

 

 

Vittorio Riccadonna    

 

 

 







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