Sconfitta prima ma inequivocabile
Data: 06/03/2006 12.33
Argomento: il Grifone in campo


 

Pro Patria                   4

(19' p.t. Citterio, di testa su punizione;

 22' p.t. Trezzi su azione personale;

 26' p.t. Tramezzani, di testa su punizione;

 18' s.t. Temelin su azione manovrata)

 

Genoa                        3

(5' p.t. Grabbi su rigore;

 25' p.t. autorete, deviazione su tiro in mischia di Mamede;

 41' s.t.. autorete, deviazione su punizione di Grabbi)

 

 



 

Nell'andare verso lo stadio intitolato al maratoneta Speroni rimuginavo sulla convinta fiducia di vittoria che avevo constatato, sia in settimana che il giorno stesso, tra tutti gli sportivi di Busto Arsizio con cui avevo parlato; cosa ancor più sorprendente dal momento che alla Pro Patria mancavano vari titolari.

 

Riconosciamo ora che la vittoria dei tigrotti è stata limpida e più chiara di quanto può far sembrare il punteggio finale. Ho messo in evidenza, qui sopra nella tabellina dei marcatori, il modo delle segnature; e qui concentriamo la nostra cronaca.. Malgrado i tre gol segnati i rossoblu non sono riusciti a far tremare la difesa avversaria: il merito del primo è stato di Ilev che con la collaborazione di Lopez ha carpito la palla ad un difensore poco fuori l'area di rigore e quindi, entrato in area, è stato sgambettato: rigore giusto dato sicuramente dall'arbitro, ma l'attacco genoano non ha il vanto di aver ottenuto il vantaggio attraverso una vincente manovra d'assieme. Gli altri due gol genoani sono stati provocati da  deviazioni determinanti dei difensori.

 

Al contrario le quattro segnature della Pro Patria sono provenute da giocate classiche di calcio, favorite tutte da uno stato di inferiorità della nostra difesa.

 

La differenza tra le due squadre non stava soltanto nelle manovre andate a buon fine.

 

Il pallone del 3-2 entra in porta

Dettaglio: Gazzoli spinto contro il palo

 

La fotografia mostra l'incidente a Gazzoli, dovuto ad una spinta da parte di un giocatore della Pro Patria mentre la palla del terzo gol era già in porta. Auguriamo al nostro portiere una guarigione senza conseguenze. L'incidente aveva destato preoccupazione. In precedenza era avvenuto il fatto luttuoso della morte di un parente di Stellini, invano soccorso in tribuna. Non è stato davvero un pomeriggio felice.

 

Ma torniamo alla partita.

 

Il Genoa innanzi tutto è stato battuto in velocità in troppi uomini; sia a metà campo, sia, cosa più esiziale, nei difensori.

 

Nel gioco mediano, il Genoa manovrava con palla a terra solo presso le linee laterali;

dalla zona centrale partivano in avanti sopratutto lunghi lanci, prevalentemente alti, verso attaccanti poco collegati. Ben più compatte e snelle le manovre di metà campo della Pro Patria, tra giocatori che si corrispondevano per preparare con palla a terra allunghi ficcanti negli spazi.

 

Difficile e improduttivo quindi il gioco d'attacco del Genoa; tanto efficaci da sembrare a momenti inarrestabili le discese dei locali.

 

Non si dica più che la serie C è categoria infima e troppo scarso il valore degli avversari.

 

Questa partita dovrà essere studiata attentamente perché ricca di insegnamenti, nella sua stranezza. Ha avuto un po' caratteristiche di altri tempi (sarà stato l'ambiente storico a farmi pensare questo?) per la prevalenza dello slancio (Pro Patria) sulla precisione e sul giusto appostamento (nostra difesa). Malgrado le numerose segnature, si sono visti ben pochi altri tiri in porta. Certo un incontro atipico, il cui ripetersi dovrà opportunamente essere evitato.

 

L'arbitro ha fatto complessivamente bene e certamente non ha responsabilità per la nostra sconfitta. Tuttavia desidereremmo maggiore severità circa le entrate sulle caviglie altrui. Nel finale è stato un po' pignolo nel frustrare i nostri improduttivi attacchi a palle alte. Ha indispettito i genoani il guardalinee sotto le tribune: sembra poi oramai un'abitudine sbandierare il pallone sulla linea, come nel rugby. Questo non sarebbe più un semplice errore di percezione, ma un grave comportamento di  commodo.

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 

 







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