Grave sconfitta genoana alla Spezia
Data: 07/04/2006 10.19
Argomento: il Grifone in campo


 

Spezia          2
(Guidetti 2’ p.t.; Guidetti 42’ s.t.)

Genoa           0

 

Allo stadio del Picco alle ore 14,30 fa uno strano vedere tre lati affollati al completo e la gradinata di tubi di ferro del tutto vuota, quando qui affluiscono i genoani arrivati coi torpedoni, che sono stati scortati sin da Genova dalla forza pubblica e hanno attraversato strade attorno alle quali era stato fatto il vuoto. Resta quindi tutta una mezz’ora disponibile per scambiarsi insulti tra le opposte tifoserie.

Invece i calcoli degli strateghi dell’ordine non sono stati perfetti riguardo i genoani del  treno speciale,  messo in sosta troppo a lungo: questi giungono alle 14,57, ma devono ancora filtrare attraverso lo stretto passaggio dell’ingresso e non tutti possono vedere il calcio d’inizio. Allo scopo di dar rilievo al loro arrivo, lanciano alcuni razzi luminosi verso la tribuna centrale: due cadono all’interno, gli altri sul tetto.

 



Abbiamo accennato agli insulti. Devo dire che non ricordo di aver assistito, tra tifoserie, ad una serie di offese tanto provocatorie, volgari e insistenti quanto quelle che gli spezzini hanno organizzato contro i genoani, con cori e cartelli e scritte varie, con una espressione più di odio che di astio. Miserie da dimenticare. Ma certo i cuori dei nostri ragazzi si sono accesi di desiderio di reazione e il proposito di vendicarsi alla stazione è corso tra di loro.

Gli annunci delle formazioni vengono solennemente fischiati dalle opposte fazioni. Al microfono parla un annunciatore da periferia, una specie di imbonitore di piazza, che cita così i giocatori locali: < ... è il momento del capitano ...  lasciatemelo dire ... ora è il momento del bomber: Massimiliano .... (il cognome gridato dal pubblico) ... ancora una volta ....  più forte ....> - una cosa da sagra di paese. E pensare che io patisco persino il modo differente in cui al Ferraris viene annunciata la formazione del Genoa rispetto a quella avversaria. Ragazzi, compatitemi: della civiltà, che proviene dalla nostra storia, ho un altro concetto.

Il tappeto erboso è fitto ma disuguale.

Il Genoa si presenta purtroppo con quei pantaloncini bianchi tanto stonati.

Alla prima azione lo Spezia segna, nella porta lontana dal nostro pubblico: Guidetti supera con facilità irrisoria Bacis, incerto, e Scarpi, sorpreso fuori porta forse aspettando l’alleggerimento.

Il Genoa reagisce bene alla difficile situazione, acquista la prevalenza del gioco e comincia a tessere trame insidiose, la prima delle quali, al 10’,  termina su Lamacchi in posizione di ala. Ma subito dopo viene giustamente ammonito De Vezze, che pare in difficoltà contro gli sguscianti avversari: al 35’ rischierà  l’espulsione per un altro intervento scorretto. Al 26’ sarà invece ammonito giustamente il terzino che marca Ilev, che è il più fine dei dribblatori del Genoa  (l’ammonizione cade sovente su chi ha il compito di marcarlo).

Tornando allo svolgimento del gioco, vediamo al 19’ un insidioso centro basso di Grabbi su cui Ilev non prende il tempo. Due buoni tiri in porta li fa Moretti: il primo al 22’, un diagonale basso parato in corner, il secondo al  27’, respinto sulla linea da Saverino, ivi piazzato. Una pportunità molto buona la buca Grabbi al 34’. Ambogioni entra bene di testa al 40’ su centro di Grabbi ma va in bocca al portiere.
 
Nell’intervallo scompare il sole e romba il tuono. Arriva una fitta pioggia che complicherà lo sforzo del Genoa.

Infatti nel secondo tempo il gioco si fa più  confuso e le manovre del Genoa perdono di efficacia. Gli unici pericoli per lo Spezia vengono da un pallone che Ambrogioni  raggiunge di testa ma senza arrivare a schiacciarlo e va fuori e da una girata di Giuntoli, buona per tecnica, quasi da terra, che anch’essa va fuori sulla destra del portiere, ma senza caratteristiche di perentorietà.

La partita sembra avviata all’1-0 quando, a 4 minuti dalla fine (è tornato il sole), ancora Guidetti, ancora contro un solo difensore e a difesa scoperta, parte dal centro del campo e va in porta per la seconda volta, ancora con facilità, sfuggendo a Fusco e collocando fuori portata di Scarpi in uscita.

Segnatura importante, questa, nel caso Genoa e Spezia finissero in parità di punti.

Annullato un gol di Caccia per fuorigioco, su cui non posso dire.

Si sancisce così la prima vittoria nella storia dello Spezia sul Genoa.
 
L’arbitro è stato perfetto nel primo tempo, forse un po’ meno nel secondo, comunque una ottima conduzione della gara.
 
Al ritorno i genoani su mezzi gommati vengono avviati su per la strada verso il Bracco, fino a Brugnato, per ricevere i saluti ironici in tutti i paesini di passaggio; quelli su treno si fanno focosi alla stazione.

Le considerazioni che questa partita può suscitare sono svariate.
 
La sconfitta era nell’aria. Le circostanze erano tutte negative per noi. Era una partita difficile, che si è messa male subito. E’ una vecchia domanda, se siano gli episodi a determinare il risultato oppure siano le forze, attraverso gli episodi. Prendiamo atto, il più serenamente possibile, che gli episodi sono stati contrari ed hanno reso la partita ancora più difficile.
 
Molti decenni fa, ormai, nella precedente partita di serie C su quel campo, fu Cini a segnare nei primissimi minuti e su quel gol fummo noi a costruire la vittoria per 1-0. In quella squadra, dalla mediana di ferro composta dagli astri nascenti di Bittolo, Turone e Maselli, Cini fu imposto all’allenatore Silvestri dal presidente Tongiani. Era un giovane lineare, dal gioco semplice, senza particolari abilità tecniche e di dribbling, non certo un giocatore straordinario; ma intelligente, mobile, dal buon passo, attento alla manovra d’attacco, puntuale sul pallone, capace di collocarlo; a differenza del precedente centravanti Balestrieri, che era più abile e più di peso, Cini, che abbandonò presto il calcio pare per problemi fisici o forse per altri interessi, costituiva in quella squadra sia un fulcro che uno sbocco della manovra.

Se la coincidenza della segnatura iniziale sul medesimo campo, a tanti anni di distanza, mi hanno fatto sorgere la memoria di Cini, è anche proprio per il tipo di debolezza dell’attuale attacco del Genoa. Forse, anche a Perotti, che era ala destra in quella squadra, sarà accaduto di pensarlo.

Il gioco del Genoa ha rimarcato in questa partita una più evidente evoluzione dall’arrivo di Perotti. Poche palle lunghe in verticale; gioco più collegato; manovre insistite anche in orizzontale; avvicinamento al gol con azioni di avvolgimento; massima attenzione alla costruzione del gioco anche da parte dei diversi attaccanti. Corre una critica: manca un tiratore. Ma i due gol dello Spezia li ha fatti un attaccante con tutta la difesa alle spalle; i tiri del Genoa, sempre con i difensori davanti. Il gioco dello Spezia mi ha ricordato il flusso di un fiume che trova la sua foce; quello del Genoa, un fiume che per uno sbarramento si impaluda.
 
Bersaglio di critiche saranno, immagino, Ilev e Grabbi. Sono autori di un gioco di alto livello tecnico che potrebbe essere un superbo lavoro preparatorio, ma si farà addebito ai due attaccanti più avanzati di non saper incidere in profondità. E’ un problema di armonia della squadra. Non solo è compito dei trequartisti (in particolare) servire bene le punte; ma è anche compito delle punte dare respiro alla manovra e suggerire il passaggio.

Dalla società trapelava l’intenzione di “aspettare” Lopez, di cui in tanti si è detto non essere ancora giudicabile. Avrebbe dovuto significare farlo giocare con una certa continuità. A questo punto forse non ci si conta più.

Ormai incombono Lumezzane e Monza.


Vittorio Riccadonna
 

 


 

 


  
 

 







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