Chiamatemi Professore
Data: 21/04/2006 11.05
Argomento: dalla redazione


Era un'icona Franco Scoglio e lo sarà sempre, per il suo modo di essere, per la sua personalità e, se volete, anche per il modo in cui ci ha lasciato.
Mai banale, considerato, stimato, di più amato da chi aveva avuto la possibilità di conoscerlo di persona, indigesto agli altri, molti dei quali non lo sopportavano proprio.
Il Genoa è stato qualcosa di molto importante nella sua vita: una squadra ed una città dalla quale non ha potuto mai staccarsi del tutto.

 



E lui, comunque lo si consideri, è stato importante per il Genoa, per i risultati ottenuti ed anche e soprattutto per la sua personalità, per l'orgoglio che ha saputo ridare allo sfiduciato popolo rossoblu fresco reduce dalla prima caduta in serie C.

E' lui ad aver costruito le fondamenta, e magari qualcosa di più, della squadra che conquistò la Coppa UEFA e, in periodi più recenti, essere riuscito a raggiungere una quasi miracolosa salvezza in occasione della sua ultima venuta a Genova come responsabile tecnico.

Di quell'esperienza come non ricordare la fantastica vittoria in un drammatico derby nel quale i cugini contavano di restituirci il "favore" della cacciata in B che gli avevamo fatto ai tempi di Pruzzo e Damiani.

Per una generazione di genoani, la mia, queste sono state le uniche vere grandi soddisfazioni (a parte poche altre eccezioni come la vittoria sull'imbattuta Fiorentina dei records) di una vita da tifosi un po' avara di gioie e ricca di delusioni e di contestazioni, forse con più contenuti e meno striscioni ed il resto rispetto ad oggi.

Chiaro che la sua morte così improvvisa e tragica ora condiziona ed il rischio è quello di "esagerare".

Nonostante ciò resto convinto che questa figura, pure tanto controversa, non sarà dimenticata tanto facilmente ed anzi, col tempo, potrà acquisire una dimensione di ulteriore rilievo specie se confrontata con la pochezza e, a volte purtroppo, anche lo "squallore" di oggi.

L'orizzonte, infatti, ci presenta un calcio business che è sempre meno sport, con pochi valori e per di più di ben diverso profilo.

Gessi (che sta per Gelasio) Adamoli giornalista genoano di Repubblica, che con Scoglio ha avuto un "feeling" particolare, ha scritto un libro, appunto "Chiamatemi Professore", per raccontare l'uomo, il tecnico ed il personaggio.

Devo dire che è' un bel libro, anche dal punto di vista editoriale, con una bellissima copertina rossoblu e con sù la foto di Scoglio che piange di gioia dopo la vittoria nel suo "ultimo" derby, quello di cui si è detto prima.

Il libro è stato presentato ieri alla Libreria Feltrinelli di fronte ad una platea piuttosto folta.

Presenti tra gli altri il Capitano del Genoa attuale Baldini, Nappi gol, Onofri e tanti tifosi più o meno anonimi.

Di Scoglio si sapeva già quasi tutto, ma è stata comunque un'oretta interessante e piena di spunti.

Per "l'asceta" Scoglio il calcio doveva essere la cosa più importante, addirittura anche della famiglia.

Guai allora per il Capitano Signorini che, squalificato, per una volta non ubbidisce al Prof. e rinuncia a seguire la squadra per stare con la moglie in avanzato stato di gravidanza.

....con me ha chiuso.... disse allora un Prof infuriato più del solito, salvo poi "perdonarlo" e dimenticare in fretta lo "sgarbo".

Con Nippo Nappi poi fù amore ed odio, ma più amore, anche se ad un certo punto pareva non ne volesse più sapere di lui per poi, all'improvviso, ripescarlo e tenerselo ben stretto sia qui che ad Udine dove se l'era poi ritrovato.

Bello anche l'episodio raccontato da Baldini quando erano entrambi alla Pistoiese: Scoglio trainer (un allenatore che, notoriamente, già allora si fidava solo dei giocatori più esperti) ed il giocatore, giovanissimo, stopper della Primavera.

Partitella settimanale titolari contro i ragazzi.

Alla fine conferenza stampa e dichiarazione: l'unico sicuro di giocare domenica era l'esterrefatto diciassettenne Baldini che, in effetti, giocò ed, anzi, non uscì più di squadra ed a fine campionato fu ceduto alla Juventus.

La conoscenza del calcio, le sue capacità anche innovative e la sua applicazione non le discute nessuno, il carattere molto particolare invece ............

E' stato probabilmente proprio per questo "caratteraccio" che il tecnico di Lipari non ha avuto le soddisfazioni ancora maggiori che il suo talento e la sua personalità gli avrebbero dovuto consentire di raggiungere.

Personalmente ricordo una trasmissione televisiva a cui partecipai all'inizio dello scorso campionato.

Erano i tempi di Cosmi e del grande entusiasmo del popolo genoano per l'uomo del fiume.

Il Prof invece era molto "cauto" ed esprimeva più di una riserva sulle qualità del tecnico umbro.

Francamente, nel clima di quel periodo, giudicavo quell'atteggiamento un po' severo e dissi in trasmissione, senza tante remore, che mi auguravo che, in quel caso, il Prof stesse sbagliando.

Oggi, passata un po' acqua sotto i ponti, credo che Cosmi resti un tecnico valido, ma, forse, certi entusiasmi di allora erano un tantinello eccessivi e mi pare doveroso dare atto al Prof che, probabilmente, non si sbagliava del tutto.

Ho comprato il libro di Gessi, lo sto leggendo davvero con molto piacere, per cui, mentre lo segnalo volentieri agli amici genoani, faccio i miei sinceri complimenti all'autore. 

Giancarlo Rabacchi
 







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