Acerrima contesa
Data: 29/05/2006 10.05
Argomento: il Grifone in campo


 

Salernitana            2
(Ferrero 26’ p.t.;  Ferrero 7’ s.t.)

Genoa                     1
(Stellini 47’ s.t., rigore)


Spero di potermi chiarire qualche idea con la TV, sui molti episodi discutibili di questa partita. In gradinata i genoani, non più di milleduecento, hanno gridato, cantato, saltato, hanno dato il massimo per appoggiare i giocatori, ma tra la nostra posizione, le braccia alzate, le bandiere sventolanti, e diciamo pure anche la grande eccitazione, mi è difficile ora riferirvi le cose come dovrebbe fare un bravo cronista.

 



Questo mi porta a cominciare dalla tifoseria.

Allo stadio Arechi, era stata per noi delimitata una metà del settore inferiore di una delle quattro gradinate che, sviluppate in altezza, cioé col settore superiore più ampio e molto inclinato, contornano il campo. Le tre gradinate che vedevamo apparivano complete.
 
Prima dell’inizio, l'intera gradinata di fronte era stata completamente coperta da due enormi teloni dei tifosi locali, in successione, entrambi civili e di buon gusto.

Le due tifoserie si sono comportate bene per tutta la partita, pensando a fare il tifo per la sua propria parte, senza particolari offese reciproche al di là degli scambi consueti.

Anche nei confronti delle forze dell’ordine i rapporti erano stati lisci.

Alla fine della partita ci siamo trovati chiusi dentro il nostro settore, con tre stretti  varchi guardati robustamente dalla polizia. Questo per più di un’ora. Alle ore 19 alcuni ragazzi dei nostri, indispettiti e pressati dal pensiero del lungo viaggio di ritorno, sono passati, come si è saputo, dalla protesta verbale a un tentativo di evasione con la forza. La polizia ha sparato lacrimogeni contro di noi, e poi di nuovo ancora quando era già il fuggi fuggi. Mi resta difficile capire come una decina di ragazzi abbiano indotto una polizia in pieno assetto a lanciare lacrimogeni contro una folla di oltre mille persone costretta in luogo chiuso e su dei gradoni. Ho visto due ragazze piangenti voltare di stomaco. Protesto con vigore contro questo metodo, che si volge contro 995 persone tranquille e pacifiche per frenarne 5 o 10 e crea un altro tipo di pericolo.

Immediatamente dopo il secondo lancio di lacrimogeni la polizia ha spalancato le porte e tutti siamo usciti, colle sciarpe sulla faccia, nello spiazzo all’aperto. Lì  abbiamo dovuto aspettare altri venti minuti prima di poter muovere verso Genova, dove sono arrivato alle ore 6.

Mi auguro che le autorità di dovere raccolgano il senso costruttivo di questa mia protesta.

E ora vorrete sapere di quello che ho visto sul terreno di gioco.

Ho visto cose belle e cose molto brutte.

La cosa bella, il comportamento morale del Genoa. I nostri giocatori sin dal primo istante hanno dimostrato orgoglio e combattuto con tutte le energie. Botta ha sfiorato il gol subito (parata di Ambrosio di piede in corner) e per un quarto d’ora il Genoa ha portato diverse azioni d’attacco. Accanimento grandissimo, falli, colpi. L’arbitro Velotto da Grosseto, che aveva occasione di estrarre cartellini a piene mani, ha optato per una tolleranza paternalistica che a volte ha buon effetto. Non in questo caso. Il suo comportamento mi sembra ci abbia danneggiati, perchè ho visto da parte salernitana un ricorso ai falli e alle intimidazioni più sistematico. Probabilmente speravano di metterci sotto con quei mezzi.

Poi, però, la partita è cambiata e la manovra salernitana ha preso campo. Più d’una volta sono riusciti a portare un giocatore libero al tiro; tiro che andava fuori, fino a quando alla loro punta di sinistra Ferraro (N°9) filtrava un rasoterra attraverso tutta l’area e questi riusciva a mandare la palla nell’angolo vicino, millimetricamente tra il palo e la mano protesa di Scarpi.

Al 35’ l’arbitro estrae il primo cartellino: è per Zaniolo, per un’entrata scorretta. Non rileva invece quello che subisce in area. Ma il Genoa sta reagendo.

Il finale del primo tempo ha per protagonista Rossi, che fa due ficcanti discese puntando e saltando diversi avversari con servizi al centro che vanno a vuoto.

Nell’intervallo, sforzandoci di fare una disamina tecnica, riconosciamo il miglior gioco della Salernitana e la difficoltà nostra di andare alla conclusione.

In apertura del secondo tempo buona parata di Scarpi che si salva in corner.
Il Genoa comincia a prendere in mano la partita.
Al 7’ Zaniolo rischia l’espulsione: si crea un’occasione portando la palla in avanti col braccio, l’arbitro si limita a fischiare il fallo.
Quasi subito la Salernitana va in gol con un velocissimo contropiede a due. La folla esulta. Dobbiamo notare l’errore della nostra difesa, ma anche la pericolosità di queste  loro azioni.
Ma giocatori e tifosi del Genoa non si rassegnano!
All’11’ Rossi riceve un pallone libero ma lo indirizza fuori porta.
Al 15’ Araboni invece spara altissimo da sottoporta, mancando il 3-0.
Al 19’ Coppola spedisce in rete, con un bel tiro al volo, un pallone rimpallato da un calcio di punizione; c’è Rossi vicino alla traiettoria; l’arbitro raccoglie la segnalazione del guardalinee e annulla.
Al 29’ Rossi, dopo un contatto di gioco non fischiato, viene messo a terra, in area di rigore e a palla lontana, da un “hook” intenzionale al mento che io avrei apprezzato tra due pugili. Nessuno se ne cura, Rossi si rialza senza reagire.
Ora il Genoa predomina anche atleticamente.
Ho l’impressione che a questo punto l’arbitro cominci a rendersi conto della sistematicità delle scorrettezze dei giocatori salernitani: falli, non rispetto delle distanze, perdite di tempo per giocatori a terra.  
Al 34’ un colpo di testa di Lopez va fuori.
Al 35’ Rossi di testa non riesce a dare forza.
Allo scadere arriva il rigore: in un tackle Rossi va a terra. Stellini segna di potenza.
Nel lungo ricupero potrebbe arrivare anche il pareggio: la palla è appena un po’ troppo alta per Lopez.

Non ho potuto dilungarmi su tutti gli episodi; non saprei rendere l’idea della straordinaria tensione che si percepiva. Non ho parlato degli infortuni e delle sostituzioni. Aggiungo solo che ripetutamente i giocatori si sono azzuffati.

A domenica la battaglia decisiva.


Vittorio Riccadonna


 







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