Colpevole? Certo, non innocente!
Data: 22/07/2006 07.21
Argomento: dalla redazione


 

A sentire la stampa italiana, un coro di furibonda deplorazione si leva tra gli sportivi italiani per la squalifica di due giornate. I giornalisti battono sul tamburo!

Parlo naturalmente del caso Materazzi-Zidane.

 



La stampa si precipita sulla facile onda del pressapochismo, dell'approssimazione, di ciò che più facilmente appare accettabile ai più.

Ma che al coro dei giornalisti si aggiungano anche persone esperte nel giudizio mi dà una certa amarezza. Voglio dunque parlare in difesa del giusto spirito del gioco. Infatti il regolamento punisce ogni condotta antisportiva e spetta all'arbitro di custodire, interpretare e difendere questo valore astratto e spetta agli organi giudicanti punire chi non si comporta secondo spirito sportivo.

Chi ha mai stabilito che la provocazione non sia da punire?

Il provocatore agisce in genere al coperto, usa mezzi poco visibili, li maschera nelle azioni di gioco. Chi perde la testa e reagisce lo fa allo scoperto, a palla lontana, visibilissimo, e la sua intenzione è palesemente soltanto quella di colpire.
Pertanto non c'è possibilità, in genere, verso chi reagisce, di dubitare dell'intenzione violenta e la sua espulsione è inevitabile. Queste cose nel calcio ci sono sempre state.

Quando poi si sa che un giocatore avversario è facile a perdere il controllo, spesso le provocazioni verso di lui si fanno quasi scientifiche.

I genoani dalla vista acuta si ricorderanno della provocazione dell'astuto Aguilera nei confronti di Lakatus, qui a Genova contro l'Oviedo, che portò alla sua espulsione. Non sono qui, dunque, per fare il falso moralista.

Ma non ha nessun senso, anzi, è un'offesa al senso della giustizia e della correttezza, sostenere che l'offensore non vada punito. La scorrettezza del provocatore di per sé è meno grave della risposta violenta, ma è ben più antisportiva moralmente se è, come avviene in genere (non necessariamente nel nostro caso), calcolata, premeditata, effettuata a freddo. Tra queste due azioni contrapposte, una attenuante può spettare solo a chi reagisce a caldo.

Finalmente è successo che un provocatore è stato inquadrato nella sua azione. La ripresa televisiva ha mostrato molto chiaramente e senza alcun dubbio il nesso tra la provocazione e la reazione. Materazzi ha provocato non solo con le parole ma con tutto l'atteggiamento e il movimento del corpo e Zidane ha reagito a questa provocazione visibilissima.

Credo che non si sia mai visto un documento così completo del collegamento tra provocazione e reazione.

So bene che si può parlare della maglietta tirata, di mille altri casi passati indenni, del fatto che un arbitro, se sente proferire un insulto tra giucatori, può far finta (attenzione: far finta!, non che sia questo il dovere!) di non sentire perché sa che ce ne sono altri 100 che gli sfuggono. Capisco anche che sulla decisione Fifa abbia pesato la politica di protezione verso un grande campione. Anche mi rendo conto che altre volte non c'è stata forse la medesima attenzione.
 
Ma sono tutte considerazioni che non spostano il giudizio sul fatto chiaramente rilevato. Da queste a saltare al giudizio di un  Materazzi ingiustamente punito ... ci passa un mondo!  Come si può, in buona fede, considerarlo graziando, anzi innocente, anzi vittima?


Vittorio Riccadonna


 







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