Antitesi
Data: 03/11/2006 13.10
Argomento: dalla redazione



Io confesso.

Non ho seguito le prescrizioni.

La trasferta di Verona l'ho fatta in indipendenza, con amici. Ce ne siamo andati tranquillamente alle biglietterie insieme con i veronesi e poi dentro allo stadio, frammisti a loro.

Non avrei dovuto farlo!  Una iniziativa così antisociale, al decreto Pisanu non va di sicuro. Esso la considera pericolosa. Il decreto Pisanu vuole l'attenta separazione tra le nemiche tifoserie, in modo da evitare incontri.

 



Abbiamo assistito serenamente alla partita, e quando Rossi l'ha mandata in porta, noi siamo scattati in piedi, tra il gelo generale intorno a noi. I veronesi consideravano il fatto una ingiusta sfortuna, come capita a chi ha già passato altre disavventure. Ma alla fine è toccato a loro scattare in piedi, e noi fermi seduti a guardare una bella signora occhialuta che accanto saltava e quasi piangeva dalla gioia. Abbiamo riconosciuto i loro meriti, ci siamo stretti la mano e ce ne siamo andati in amicizia. Torvo, dall'alto mi guardava severamente un uomo in divisa. Forse mi segnalerà come elemento pericoloso al prefetto a Genova, che come sappiamo è molto ligio e ci tiene assai alle barriere separatorie.

Mentre lasciavamo lo stadio, alle nostre spalle, come abbiamo saputo, gli eserciti  delle opposte tifoserie, fino ad allora contenuti nei rispettivi recinti accuratamente separati, in ossequio alle direttive, uno di fronte all'altro armato, si erano già schierati in formazione da combattimento. Abbiamo letto che la polizia ha dovuto usare lacrimogeni urticanti.

Usano il termine: "misure di prevenzione".

Capisco: bisogna contrastare più gravi incidenti.

Ma penso ai recenti campionati mondiali in Germania, dove i tifosi avversari stavano fianco a fianco e non è successo niente, a quanto ne so io. Mi sembra anche di sapere che in Inghilterra, perseguiti gli scalmanati (questo sì, che è importante e istruttivo), il tempo dei disordini è passato. Non insegna niente il fatto che a Genova non si può che andare al derby tutti insieme senza mai, si può dire, alcun problema?

Coltivare la teoria della separazione può permettere di esporre buone statistiche sugli incidenti; gratifica il governo e le forze di pubblico ordine, mantiene in moto tutta una macchina impostata alla repressione. (E distoglie gli spettatori dagli stadi per orientarli alla TV in poltrona – conseguenza trascinata o scopo recondito che sia).

Ma cosa direste di un padre di famiglia che, invece di far leva sulla comprensione, chiuda a chiave in camera un figliolo per costringerlo a studiare? Otterrà magari una immediata disciplina, ma, alla lunga, quali risultati educativi coglierà?

Sarebbe meno miope coltivare le amicizie, invece che osteggiarle. Il buon governo di una nazione non trascura il suo compito educativo

Anche la frequentazione degli stadi di calcio in forma civile e gli scambi di opinioni e ricordi (e pazienza se ci scappa qualche scappellotto) tra sportivi di città diverse sono, in senso lato, cultura;  cultura che la Repubblica dice di voler promuovere (art. 9 della Costituzione).


Vittorio Riccadonna


 







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