''Perché il cricket?'' di Frizzi44
Data: 16/11/2006 19.28
Argomento: l'opinione


 

Visto che questa “pazza idea” ha suscitato un interesse superiore alle mie aspettative e “rischia” di diventare una cosa seria, sarà il caso di chiarirne meglio il senso e gli obiettivi.

Onestamente, devo ammettere che è nata quasi come una provocazione: avevo appena letto, verso fine settembre, le dichiarazioni del “piccolo Cesare” dell’altra sponda che, a proposito del suo chiodo fisso (lo stadio) invitava i suoi tifosi (o, come in genere si autodefiniscono, “simpatizzanti”) a “non legarsi troppo alla storia”.

 

 

 



Come prima reazione a quella che per noi  è una “bestemmia”, mi è venuta una folgorazione: ridare vita al Cricket, lo sport praticato in origine dai nostri padri fondatori.

Se non altro per ribadire che noi alla storia e alle tradizioni ci teniamo ed abbiamo, grazie a Dio, un Presidente che le rispetta e le fa proprie.

 

Solo dopo questa reazione istintiva, ho riflettuto su altre due motivazioni, più concrete, che a mio parere potrebbero giustificare questa sfida apparentemente folle:

-         Recuperare, anche attraverso la Federazione Cricket, notizie, documenti e reperti storici legati alle origini del Genoa da utilizzare nell’ambito del progetto “Museo del Genoa”

-         Iniziare un graduale processo di trasformazione del Genoa da semplice società calcistica a “polisportiva”.

 

Come altri writers hanno giustamente ricordato, non solo il Genoa ma molte altre società nacquero come “Athletic Club”, dedicandosi non solo al football ma alle più svariate attività sportive.

Poi, come sappiamo, il calcio si sviluppò e si diffuse tanto da “cannibalizzare” le altre discipline.

Forse anche questo “splendido isolamento” del mondo del pallone, oltre all’atavica predisposizione dell’uomo a “sporcare” tutto, ha contribuito negli anni a provocarne l’involuzione e a farci dimenticare i più nobili principi dello sport!

Un ritorno alla promiscuità con altre discipline, forse meno “popolari” ma anche meno “corrotte”, potrebbe aiutarci a ritrovare il gusto genuino della leale competizione, come antidoto all’ansia del risultato a tutti i costi.

 

Se è vero (e noi sappiamo che lo è) che la “Genoanità” del “Popolo Rossoblù” ha una sua vitalità, una sua grandezza e una sua ragion d’essere a prescindere dai risultati sportivi della squadra, quanto tali risultati (comunque aleatori in quanto determinati anche da fattori esterni) risulterebbero meno condizionanti se la società di riferimento non si limitasse a correre, con alterne fortune, dietro ad un pallone?

Ma, come uomini del XXI secolo, sappiamo anche che ogni attività umana deve fare i conti con la compatibilità economica.

 

Ecco allora che una “polisportiva” potrebbe essere, anche in questo senso, una scelta vincente:

-         Realizzando sinergie che consentano di sfruttare al massimo le risorse umane, le strutture, l’organizzazione, di cui una società a livello del Genoa deve comunque disporre e che potrebbero risultare sotto utilizzate con riferimento alla sola attività calcistica.

-         Ampliando il bacino d’utenza potenziale del “prodotto Genoa”, reso appetibile anche per chi non prova particolare attrazione per il calcio. E, nello stesso tempo, suscitando l’interesse dell’attuale tifoseria calcistica nei confronti di altri sports, attualmente meno diffusi e popolari, che potrebbero comunque rappresentare interessanti aree di svago ma anche di business (pensiamo, ad esempio, al mercato dell’abbigliamento e delle attrezzature sportive o a quanto sono disposti a spendere molti genitori per far praticare ai propri figli il nuoto, il tennis o l’equitazione).

 

Certo, in quest’ottica, il Cricket sarebbe solo il primo passo e, forse, nemmeno il più significativo, ma da qualcosa bisogna pur cominciare e, allora, perché non ricominciare dall’inizio?

 

Frizzi44

 







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