''Dolci incubi'' di Nemesis
Data: 20/01/2007 11.06
Argomento: l'opinione


 

E' un mestiere difficile quello del Genoano.

Fai tutte le tue cosine per bene, riordini la giornata per sublimare la partita, chiudi i boccaporti col mondo e stacchi quella protesi della vita che si chiama computer.

 



Vai a Pescara e perdi.

Poi arriva il Mantova dei miracoli, che non perde e non prende goal, e il più piccolo di loro sarà alto 1,90. I bagarini svendono paura e frustrazioni a buon mercato, e ti convinci che senza il transfer di Carobbio ci faranno a pezzi.

E invece li distruggi.

Considerando il valore degli avversari, è stata la miglior partita del Genoa.

Quei baldi giovanotti in rossoblu hanno dato lezione di calcio, senza pennelloni in area, senza funamboli o giocolieri, senza la fortuna che ci sfotte con le traverse, senza i rigori che sbagliamo apposta per valorizzare il gioco.

Vado a letto ma l'adrenalina mi cola dal naso e il sonno si attarda a discutere con la fantasia.

Provo a contare le pecore che saltano lo steccato, ma invece vedo 11 Grifoni che planano sulla preda.

Penso a De Rosa, un guerriero dall'animo gentile, che sminuisce il suo tiro al volo declassandolo a "gesto provato in allenamento".

Misuro l'ardita parabola sinusoide di Bega, e la sua sfrontatezza nel voler punire Brivio, reo di esser diventato un portiere appena partito da Genova.

Mi appare Milanetto e, nel tempo in cui lui ruba la palla si guarda intorno decide il lancio e lo esegue, io riesco a malapena a battere le ciglia.

Sorrido a Coppola e Botta, perchè sono l'unico bel ricordo che ho della C, e se hanno cominciato a mordere col Lumezzane, finiranno a ruggire contro l'Inter e il Milan.

Cerco Leon e Carobbio ma sono imprigionati nell'album Panini con la maglia della Reggina, e vorrebbero cambiare pagina, ma ancora non possono.

Vedo Criscito che, come Brenno, sale sulla bilancia e pretende il suo peso in oro, ma il ragazzo è gracilino e il contrappeso non brilla: e poi, spillare quattrini alla Juve è più difficile che fregare Spinelli.

Incontro Gasperini e gli ricordo che febbraio è vicino, come la sua promessa di rivelare i motivi delle cadute novembrine; lui mi sorride e rilancia: "te lo dirò quando andremo in A".

Per me va bene.

Mi accendo l'ultima sigaretta già sapendo che sarà la penultima, e tra il fumo e la cenere mi appare Di Vaio, in traghetto da Montecarlo a Pegli, e il suo unico bagaglio somiglia al nostro: si chiama riscatto.

Arrivano le ansie, in ritardo ma arrivano. Ecco le truppe cammellate dei rimpianti, con Lecce Bari e Pescara; ecco la flotta delle paure, con la classifica manipolata da una cupola emergente; ecco le squadriglie della sfiga, perchè il disco del rigore è diventato una botola e la traversa ha raddoppiato il suo spessore.

Mi guardo allo specchio e conto le rughe: sono 113, e se ne sta formando una nuova a forma di A, ma forse non è una ruga, è una voglia.

Poi, sfinito dalle emozioni, cedo a Morfeo... caspita, abbiamo comprato anche lui?

Nemesis







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