Un pareggio con ritegno
Data: 11/03/2007 11.26
Argomento: il Grifone in campo



Arezzo          0

Genoa           0

 

Mentre escono dallo stadio di Arezzo, i genoani che sono andati fin là a sostenere la squadra discutono tra loro se esserne contenti oppure insoddisfatti. Sono almeno mezzo migliaio e si apprestano ai 300 chilometri del ritorno. La domanda che si fanno è pertinente, inquietante.

Le opinioni sono diverse: chi ragiona di punti e di classifica, chi obietta di mancanza di "cattiveria", come s'usa definire una certa forma di volitività aggressiva, chi invece consegue dubitosi auspici per il futuro da una critica del gioco d'attacco che non funziona più come una volta.

 



Eravamo allocati nella gradinata più bassa, dietro la porta a nord, e dalla posizione centrale anche stando in alto la vicina riga di fondo campo era occultata dal retro di lunghi cartelli pubblicitari: una incivile mancanza di rispetto per il pubblico. C'era chi, tra di noi, vagava cercando polemicamente il proprio posto numerato (il mio biglietto era per il posto N° 167), che nessuno avrebbe potuto mai trovare perché ne mancavano i più pallidi segni. Era una bella giornata di incipiente primavera, con un forte vento fresco di tramontana ora longitudinale, ora trasversale al campo, che ha ostacolato il gioco e nel secondo tempo particolarmente ha compresso i rinvii del Genoa.
  
Nei preliminari, ecco una novità favorevole per il risultato e sfavorevole per il gioco: nell'Arezzo non era sceso in campo Volpato, l'attaccante indicato come il suo vero "gioiellino". Giustificati erano quindi i nostri timori per il valore del reparto avanzato della squadra in completa tenuta amaranto (i nostri in completo bianco), visto che accanto a Floro Flores, presso le linee laterali, altri sapevano scendere con dribbling stretti; motivo per cui Gasperini, conscio dei recenti rovesci in trasferta, aveva impostato uno schieramento attento alla difesa.

Invece all'atto pratico per tutto il primo tempo l'andamento del gioco è in mano nostra. All'Arezzo non restano che pochi spazi per contrattaccare.

Le nostre  marcature sono attente; anzi, al quarto d'ora, Stellini su Floro Flores incorre in una giusta ammonizione per fallo tattico. Insomma: per merito nostro e per incompletezza sua,  l'attacco dell'Arezzo viene bene controllato.

A questo punto ecco la grande domanda. Con giocatori individualmente di livello superiore, con una palese superiorità di manovra, con Milanetto, Juric e compagni che hanno potuto giocare una quantità di palloni, la nostra squadra, disposta all'attacco con Botta, Gasparetto e Di Vaio, non solo non ha mai impegnato il portiere avversario, ma non gli ha neppure creato un autentico pericolo. Il nostro gioco, lento e aggirante, non riusciva negli smarcamenti. Soltanto un paio di volte a Di Vaio (in lento miglioramento) si era aperto uno spazio per l'affondo 1 contro 1 ma non gli è riuscito di superare l'avversario.

Gasparini dev'essere oggi un uomo dai molti pensieri.

Queste le indicazioni del primo tempo, che inducono a riflettere se l'impasse sia transitoria o invece richieda mutamento di impostazione.

Due fatti cambiano la partita nel secondo tempo. Con l'entrata di Leon e con un atteggiamento generale alquanto più deciso, il Genoa sembra voler buttare la spada sulla bilancia. Al 7', la più importante azione del Genoa: servito intelligentemente da Botta, Gasparetto si libera e arriva davanti al portiere (finalmente un attaccante del Genoa con tutti i difensori alle spalle!) ma viene fermato per dubbio fuori-gioco. Poco dopo, al 10', l'urlo di gioia del non numeroso pubblico locale sottolinea la sorprendente, e per noi, lontani, incomprensibile, espulsione di Stellini, mentre la palla era fuori campo. Di conseguenza la nostra aggressività deve smorzarsi, l'Arezzo cerca adesso di vincere, il vento ci pressa. Teniamo molto bene, controlliamo la situazione senza rinunciare e nell'ultimo quarto d'ora ci giochiamo all'attacco qualche buon pallone. L'ultima speranza di vittoria svanisce su una buona parata del portiere Bremec su punizione di Leon, da posizione centrale sul limite dell'arco del penalty: respinta una prima volta  dalla barriera che si era mossa anzitempo e fatta ripetere, questa seconda palla viaggiando a media altezza non molto forte era andata a spiovere proprio nell'angolino basso alla destra del portiere, che ha giustificato la propria presenza in campo con una unica parata però, se non difficilissima, determinante.

Dal nostro pubblico è venuto qualche fischio, isolato, ma soltanto dopo la fine della partita. Durante, soltanto incitamenti.

Restiamo in balìa di speranze e timori. Abbiamo sugli avversari alla corsa verso la salita in classifica alcuni vantaggi che forse saranno determinanti, ma la possibilità di alternare i giocatori non è un vantaggio assoluto.

Speriamo che ci giovino le molte partite in casa, dove finora abbiamo vinto sovente e non voglia il cielo che qui incorriamo in un rovescio – la partita di martedì sarà dura.

Ancora una volta, ci aspetta un finale di torneo palpitante. Da uomini forti.


Vittorio Riccadonna

 







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