''Più siamo e meglio stiamo'' di Nemesis
Data: 01/05/2007 00.40
Argomento: l'opinione


 

Un anno fa, esattamente il 1 maggio 2006, il Genoa perdeva in casa con il Cittadella.

Non so come la pensiate voi, ma io considero quell'evento il punto più basso della nostra storia, di gran lunga inferiore alla pur tragica sconfitta con il Montevarchi.

Ci crollò il mondo addosso, e l'assedio di molti tifosi in Corso De Stefanis fece rivivere le atmosfere di un indimenticato Genoa - Siena.

 

 

 



Sembra l'eternità, ma son passati solo 12 mesi e l'essere oggi in piena lotta per la promozione ha un qualcosa di miracoloso che non va sminuito nell'ordinaria amministrazione.

Già l'aver schivato la tagliola della Salernitana, designata per segarci le gambe, fu un risultato notevole, ma l'andamento di questo campionato scaleno è da considerarsi un ricamo inaspettato.

Qualche sbavatura, qualche disguido, alcune sbandate poi corrette, ma siamo in bolla.

Perfino gli acquisti di gennaio, spesso deleteri, si sono dimostrati efficaci se non decisivi.

Non sappiamo se andremo su al volo, ma è quasi certo che anche gli eventuali spareggi saranno giocati da una posizione dominante.

In tutto questo, ricordando il Cosenza e anche le atroci notti in cui ci aggiravamo come fantasmi sui tornanti della via crucis, colgo il segnale di un'energia inestinguibile.

Il carburante deriva dall'esclusiva che il Genoa possiede: lui sa fabbricare emozioni e i Genoani le sanno cogliere.

L'intensità di quei 90 minuti, moltiplicata per 114 anni, ha sedimentato una tale passione che, quando si gioca, la vita si ferma per vedere come va a finire.

C'è un disegno misterioso che impone pedaggi esosi, c'è una trama imprevedibile  che spesso ci mortifica dopo averci adescati, ma il Genoa risponde all'incalzare della storia e pretende di farne parte.

Mi viene in mente Churchill quando, dopo il terrificante bombardamento di Londra, intuì la possibile vittoria perché il nemico aveva dato tutto ma l'Inghilterra era sopravvissuta.

Quello che è successo al Genoa somiglia alla "soluzione finale" concepita per estinguerlo e se la Caf era la Luftwaffe, Carraro sembrava Himmler e Macalli lo sciocco portaborse di Goebbels.

Hanno sganciato l'atomica per spianare il Genoa, manipolando i giudici e adattando le leggi ai propri bisogni, ma il nostro amore ha sconfitto Stranamore resistendo un minuto oltre l'apocalisse.

E oggi siamo lì a misurare i 10 punti che tengono distante la muta dei cani affamati, ciascuno con un buon motivo per reclamare l'osso: il Mantova gabbato dalle esigenze del Torino, il Bologna schiacciato da chi aveva i bilanci in bancarotta, il Napoli ammaliato dalla promessa di uno sfacciato ripescaggio e forse solo il Rimini non ha zaini pregressi da rivendicare.

Non sappiamo esattamente chi sia stato il nostro nemico: forse la sorte, forse un vicino di casa intriso di benzina e di superbia, forse una faida che spara nel mucchio, o magari una scommessa perduta, o la rivalsa di chi coltiva l'egemonia, forse la vendetta di uno sgarro indigesto.

Trovare l'assassino oggi è impossibile, anche perché il morto non c'è stato.

Il Genoa vive e tutti noi che non l'abbiamo lasciato solo abbiamo il diritto di essere fieri e di scambiarci ghirlande rossoblù.

Comunque vada, s'è visto che il mondo continua a girare anche se tutto pare immobile e, come diceva lo speaker di una volta... "la Gradinata Nord è pregata di lasciare spazio ad altri Genoani che stanno arrivando"... e tutti si mettevano di sbieco a spina di pesce perché sapevano che "più siamo e meglio stiamo".

Nemesis

 

 






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