Sindelar: quando il football è cultura di vita
Data: 13/07/2007 19.58
Argomento: dalla redazione


Questa storia non l'ho sentita alla Rametta, ma credo meriti egualmente di essere raccontata.

Sindelar era una creatura di Meisel, il genio del calcio danubiano ideatore del celebre "Wunderteam" austriaco degli anni '20/30, una delle più grandi squadre di tutti i tempi che hanno fatto la storia del football.

 



L'Austria di quei tempi infatti, a detta di chi ha avuto la fortuna di vederla, giocava un calcio da favola. Un calcio che rifletteva negli schemi di gioco la grande cultura mitteleuropea del primo novecento, quella degli Hofmannsthal e dei Rilke, che in pittura aveva visto l'ascesa di Klimt e della Secessione Viennese. L'ultima grande cultura espressa dalla vecchia Europa, prima che Parigi cedesse a New York l'onore e l'onere di città capitale del mondo.

Era un calcio colto, fatto di tecnica e intelligenza, giocato con palla rigorosamente rasoterra come i sudamericani, ma che alla fantasia istintiva di questi ultimi preferiva  mosse ragionate, tatticamente perfette.

Il grande giornalista inglese Ivan Sharpe, non a caso, in un articolo comparso su un Calcio Illustrato di inizio anni '50, lo aveva definito "Calcio da Scacchi".   

 

Sindelar è stato il leggendario eroe di questo calcio.

Alto e magro, era chiamato "Cartavelina" eppure giocava centravanti.

Sembrava fragile, ma era duro a morire.

Non aveva fisico ma lottava su ogni pallone. E aveva una classe da campione.

Era l'anima della grande Austria di quei tempi.

In una celebre partita in Inghilterra contro i Maestri inglesi, a quei tempi inaccessibili al resto dell'Europa, Sindelar riuscì a trascinare l'Austria a sfiorare il pareggio in un memorabile 4-3 che suonò ad onore degli austriaci, risultando nello stesso tempo il miglior giocatore in campo.

Gli inglesi, che mai avevano riconosciuto ad altri meriti paragonabili ai propri, si umiliarono a chiedergli di andare a giocare in Inghilterra, tanta fu l'impressione che questa leggenda del football aveva suscitato in loro.

Era pronto per lui un ricco contratto che in tempi di ristrettezze economiche rappresentava una vera fortuna.

Ma lui sorprendentemente rispose:

- No, grazie.

Parole che fecero scalpore.

Gli chiesero allora come avesse potuto rifiutare tanto ben di Dio sotto forma di benedette sterline, e lui senza esitazioni sentenziò:

- Le sterline? Mi basta il cuore dei viennesi!!

 

La sua età era ed è rimasta, a quanto io sappia, un mistero. E anche lui era misterioso.

Parlava poco e alle interviste dava risposte impossibili. Gli chiedevano di un'azione della partita e lui rispondeva parlando del tempo.

Visse misteriosamente e misteriosamente morì.

Lo trovarono disteso a terra in un ambiente saturo di gas.

Suicidio o disgrazia?

Col tempo prevalse la tesi del suicidio.

La Germania nazista che voleva ben figurare ai mondiali del '38 e aveva già inglobato l'Austria, lo aveva a suo tempo convocato, ma lui aveva risposto negativamente.

Non aveva accettato.

Un rifiuto che pagò a caro prezzo, dimostrando di essere un campione non solo sul campo da gioco ma anche nella vita.

Meisel, il suo creatore, era morto poco tempo prima.

Insieme erano diventati grandi.  E insieme sono entrati nella leggenda non solo del football mondiale, ma della grande cultura mitteleuropea della quale erano espressione.
 
Franco Venturelli
 






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