''Gli anni perduti'' di voce sommessa
Data: 20/09/2007 12.07
Argomento: l'opinione


 

All’inizio la pioggia battente aveva mascherato le lacrime di *, che stava lasciando Firenze convinto di essere in credito col destino.

 

 

 



La radio dava insistente numeri nemici, e * la zittì con rassegnazione più subìta che voluta mentre si abbandonava al traffico che lo faceva come galleggiare nella corrente che pigra trasportava infinite altre auto senza più anima.

Verso Altopascio però l’inserimento automatico delle notizie sul traffico diede l’alt al silenzio, comunicando la permanenza di gravi problemi intorno a Ravenna, e così * si abbandonò al fluire di suoni che il suo cervello non cercava minimamente di trasformare in parole, finché senza una ragione apparente non si trovò assalito da un panico improvviso per quello che stava succedendo al passante di Mestre.

Sotto Massarosa si offriva la vista della Versilia, incupita dal temporale che strapazzava gli alberi e aizzava il mare contro la riva.

Riprese con violenza la pioggia: per un attimo * ebbe la sensazione che si sarebbe dovuto fermare, e che non sarebbe più ripartito.

Ma la notizia che a Treviso “le code dovute all’incidente sono in via di smaltimento” ebbe l’effetto di rasserenarlo, come il cielo che in lontananza lo aspettava svelando il bianco dei marmi sopra Carrara.

Sarzana era alle spalle e le acque del Vara rimandavano scaglie di sole, le prime gallerie davano conferma che la riviera era vicina, quando fra Carrodano e Deiva tutto si bloccò.

La radio taceva inutile, e * fu preda della rabbia impotente di chi si sente vittima di nemici sfuggenti e feroci.

Da un TIR targato Salerno scese un uomo robusto che allargò le braccia e disse deciso: ”Non si riparte più”.

Invece contro ogni speranza * ripartì, e quando  sbucò sul viadotto dello svincolo di Nervi il sole aveva vinto la sua battaglia e il mare era blu contro il rosso del tramonto.

Così * aveva l’animo sereno quando, poco più tardi, a De Ferrari poté abbracciare i suoi fratelli.

 

Nell’ampia (con le dovute proporzioni) e luminosa (si suppone) Stringa Principale del Tempo il Terzo Orologiaio bofonchiò (se così si può dire): “Non so se hai fatto bene a fargli perdere dodici anni in questo modo...”

“Non sono anni perduti, hai proprio detto una sciocchezza. Guardalo bene: in cambio di quegli anni ora ha quello che nessun altro può avere, la conoscenza del bene e del male, e la forza per sopravvivere.”

Detto questo, un po’ seccato, il Primo Orologiaio si fece a nostra immagine e somiglianza e uscì a passi lenti dalla Stringa.

 

voce sommessa

 







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