Perla labronica e lunga rincorsa
Data: 10/02/2008 23.55
Argomento: il Grifone in campo


 

A.S. Livorno C.                      1

(16’ I t. Tavano)

 

Genoa C.F.C.                         1

(37’ II t. autorete su tiro di Di Vaio)

 

 

Ce ne torniamo da Livorno con un pareggio intensamente voluto e lungamente inseguito e con un punticino da aggiungere al bottino già presente nelle caselle della nostra classifica; piacevole pensiero, questo, se riferito a un obiettivo fermo alla salvezza, ma forse non scevro da tenue rimpianto, in vista di eventuali maggiori ambizioni.

 

 



Sin dall’inizio il Genoa prende possesso della metà campo avversaria. Tuttavia la sua supremazia è soltanto apparente. Infatti il nostro giuoco si arena davanti alla difesa amaranto; in area di rigore riusciamo ad entrare poco. Ho l’impressione di una superiorità tattica del Livorno, i cui giocatori si muovono con sapienza, anche se serrati in difesa, chiudono i varchi ed esibiscono collegamenti agili e insidiosi e intese chiare. (Non per caso i giocatori del Genoa incorrono in qualche ammo-nizione).  

 

Non sempre la squadra che gioca in attacco è, delle due, quella che ha maggiori probabilità di segnare.

 

Infatti al quarto d’ora il Livorno va improvvisamente in goal con un’azione che lenisce il mio dispiacere di genoano per la sua bellezza, che gratifica l’appassionato di calcio. Intelligente e misuratissimo l’allungo al volo di Tristan, perfetto l’esterno destro di Tavani che da sinistra indirizza con piena intenzione nell’angolo alto in diagonale. Cappello.

 

Arrivato così il temuto 0-1, è subito il caso d’elevare la caratura dell’attacco: entra Di Vaio, nelle consentanee funzioni di seconda punta.

 

Sebbene ci troviamo ancora nella fase iniziale, la fisionomia della partita oramai si manterrà costante. Il Genoa insiste nel suo lavoro ai fianchi, che si fa sempre più sentire nei polmoni e garretti avversari. Si procura qualche occasione per tirare in porta, specie con Borriello, ma attraverso battaglie individuali o palloni passanti piuttosto che azioni nitide e smarcanti. Avrebbe potuto pareggiare se alcun tiro avesse azzeccato un angolo della porta – azioni del tutto diverse dal nitido e preciso affondo che aveva portato il Livorno sull’1-0. Comunque la pressione contro la squadra amaranto è insistente, anche se infruttuosa.

 

Verso la metà del secondo tempo, visto che il Genoa possiede ormai il controllo del gioco, Gasperini cala anche la carta Figueroa. Purtroppo subito dopo incorre nell’espulsione Santos per doppia scorrettezza e il Genoa rimane in 10 contro 11.

 

L’inferiorità numerica non pesa ai combattivi giocatori genoani che continuano ad insidiare gli stanchi avversari, fino a quando, verso la fine della partita, un difensore devia proprio in un angolo della propria porta un tiro di Di Vaio, per l’urlo liberatorio dei moltissimi sostenitori rossoblù.

 

Anche nei pochi minuti finali il Livorno deve pensare sopratutto a difendersi.

 

In conclusione una partita non molto ben giocata e un risultato equo. Dalla nostra parte, una evidente complessiva superiorità, che potrebbe far pensare ad  un’occasione perduta; però improduttiva, e la palla alla fine è entrata nella porta avversaria casualmente, dopo avervi ben danzato davanti. Dall’altra, una singola, unica stoccata perfetta, uno di quei colpi che, nel calcio e in altri sport, possono costituire l’asso della vittoria.

 

L’arbitraggio del sig. Romeo da Verona non mi è sembrato sempre preciso ma nessun errore influente sul risultato gli va addebitato.

 

 

Vittorio Riccadonna

 

 







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