'' Vecchio 'Criquet' e genoani 'nuovi' ” di voce sommessa
Data: 17/03/2008 19.32
Argomento: l'opinione


 

Ragazzi appesi ai tram in quella Genova un po’ così, non ancora ai margini dell’economia e della politica ma già restìa a farsi coraggio di fronte ai tempi nuovi: questi eravamo negli ultimi anni del miracolo, appesi sul predellino del 39 fra le piscine e piazza Palermo, quando finalmente scendevano quelli del Nautico e via Barabino quasi libera ci dava appena il tempo di rimettere in squadra la pila dei libri stretti dalla cinghia, che quando c’era compito di greco il Rocci era un casino.

 

 

 



Questi eravamo dal lunedì al sabato, non solo sul 39 ma per tutta Genova, e non sapevamo che saremmo stati la saldatura fra gli anni forti del grande sviluppo industriale di cui allora vivevamo l’epilogo e gli anni deboli del declino.

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Poi, una domenica sì e una domenica no, eravamo in molti a partecipare al rito del Ferraris, anche lì senza renderci ben conto che nell’ideale staffetta fra generazioni proprio a noi sarebbe toccato trasferire al nuovo secolo rossoblù le testimonianze di chi aveva vissuto sul campo le vittorie e la gloria e insieme con queste l’intensità e l’integrità di quella che oggi chiamiamo “la fede”.

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Non mi ricordo se allora la chiamavamo così, ma la passione era profonda, disinteressata e attiva.

Senza di essa non si sarebbero attraversati anni difficili e ostacoli che subito erano sembrati insormontabili: questo tutti lo possono capire anche solo ripercorrendo le ultime drammatiche stagioni.

Era una passione che dava entusiasmo anche quando si esprimeva nelle forme della critica e della contestazione, perché in questi casi estremi ne era chiaro e condiviso il giustificato motivo.

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La lezione di quelle domeniche lontane, che abbiamo cercato di tramandare, sta in quel farsi coraggio che per tutta la mattina avvolgeva le piazze, i sagrati, i marciapiedi di fronte alle edicole piene di titoli: “Oggi vinciamo!”.

Poi, quando i Sivori e gli Schiaffino mettevano il nostro Genoa alle corde, quando il silenzio dello stadio dava corpo al timore, ecco improvviso qua e là il grido di qualcuno che “c’era stato”: l’incitamento che veniva da lontano dava il segnale, “Alé alé vecchio Criquet!” (detto come scritto, con la “u” ben scandita) e la Nord ripigliava forza, e noi la mattina dopo sul predellino del 39 avremmo raccontato l’impresa.

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Qualcosa però non deve aver funzionato, forse non abbiamo saputo raccontare bene la storia se ieri di prima mattina si è potuto sapere che il Genoa avrebbe perso a Firenze perché la formazione preannunciata dai giornali era “sbagliata”.

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Genoani nuovi, questi che all’ora del caffè sanno già che chi ci crede è fesso, e che poi dopo mezz’ora di partita pieni di soddisfazione rendono noto al mondo che hanno avuto ragione, che ci fanno girare come trottole e che (sberleffo cattivo) è divertente questo Genoa coraggioso e sfortunato che a noi ragazzi del predellino invece piace, perché ci fa pensare che nel futuro prossimo si prepari qualcosa che farà sorridere quelli che anche ieri là su una nuvoletta librata sopra la Val d’Arno hanno gridato (come noi) “Alé alé vecchio Criquet!”.

 

voce sommessa

 







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