''Fragilità e concretezza'' di Nemesis
Data: 18/03/2008 05.50
Argomento: l'opinione


 

Le partite con Juve e Fiorentina, se pur molto diverse fra loro, hanno avuto un aspetto in comune: a metà del primo tempo erano già finite.

 

 



Il Genoa non è stato a guardare e ha premuto molto, ma il doppio vantaggio per gli avversari è avvenuto troppo in fretta e ha semplificato la vita a chi già è superiore di suo.

Non che perdere all'ultimo minuto come con la Roma sia più indolore, ma questa precoce arrendevolezza è disarmante e deprime il pathos della gara.

La parola che spiega certe sconfitte è "fragilità", soprattutto difensiva.

C'è sempre una buona ragione per beccare goal in trasferta, ovunque, e solo alla seconda di campionato a Catania siamo rimasti vergini (il derby di andata non conta).

O è una prodezza degli avversari, o è un rigore, o un'autorete, o un off-side non fischiato, o una congiura degli astri, ma in trasferta è fatale subire e poi tutti in salita a inseguire.

Questa fragilità non ha un responsabile particolare, ma snatura la nostra impostazione che non può far conto su un bunker impermeabile.

Continua a prevalere l'idea che per vincere si debba sempre farne uno in più degli altri, ed ecco che il discorso si sposta sull'attacco, e qui la parola chiave è "concretezza".

A volte l'occasione è una sola, e Buffon fa l'impresa che ci consegna la sconfitta.

Ieri le possibilità sono state 7, e Frey ha fatto 7 imprese, ma il risultato non cambia.

Manca qualcosa nel nostro attacco: forse gli attaccanti?

Ci vorrebbero esterni ficcanti che sapessero concludere, e già usare un condizionale e un congiuntivo per auspicare un'ovvietà la dice lunga.

L'unico che sa tirare da fuori è Leon, ma non tira, e il progetto di arrivare in porta con la palla si ferma al secondo dribbling, come anche Masiero dovrebbe sapere.

Nei colpi di testa, escluso Borriello, ci manca qualche goal di De Rosa ma, per segnare, dovrebbe almeno scendere in campo.

Il migliore sui salti sarebbe Figueroa ma, per non sollevare polveroni, uso una frase sterile che funziona sempre: il Mister lo vede tutti i giorni ed è giusto che decida lui.

Se mi è permesso, con l'Inter riproverei il 4-4-2 con Lucho a saltare sull'assente Materazzi: il mio pessimismo mi fa dire che vinceremo, non so come e non so perchè, ma lo sento (a meno che Saccani...).

Il problema del centrocampo invece è la "solidità", intesa non solo con le equivalenze dei chili e dei centimetri, ma nella forza di non sperperare palloni.

Le geometrie ci sono, ma al terzo passaggio s'inceppano e innescano i ribaltamenti micidiali di chi invece sa interpretare il cinismo.

Danilo è leggerino e quindi fa leggerezze, Vanden Borre è pesantuccio ma ha lo splendido difetto di giocare di prima, Konko deve stare in mezzo perchè le righe limitano il suo universo, Rossi è imprevedibile su ciò che può fare oltre il moto perpetuo, e proprio ieri mi ha smentito nel giro di un minuto: avevo appena affermato che, quando un giocatore è beccato dal pubblico ostile, prima o poi per ripicca s'inventa una genialata, ma a lui non accadeva.

Detto fatto: in piena area piccola ha aggirato l'avversario stile Garrincha, con una tale naturalezza che ti viene da chiedergli: "l'hai imparato solo ieri? Perchè non lo fai più spesso?

Comunque, tutto ciò che ci manca è rimasto nelle illusioni di una campagna acquisti mediata fra la salvezza della classifica e la salvezza del portafoglio di Preziosi, comprensibilmente affaticato.

I propositi futuri sono sontuosi, ma io mi accontenterei che avessero la mira giusta: poco spazio all'affetto e alle utopie, e tutti a cercare qualità in capo al mondo.

Io la vedo così: a quel prezzo, rinunciare a Criscito; meglio mollare Borriello che tenerlo svuotando le tasche e impedendo altri rinforzi; mollare anche Bovo se Zamparini fa il furbo; tenere Santos e sbolognare gli esuberi.

Ben venga ogni comproprietà che può essere rinnovata per un altro anno, dopodichè concentrarsi sulle occasioni che il mercato nasconde fra perline fluorescenti, zirconi spacciati per zaffiri e rubinetti venduti per rubini: uno che aveva scovato Milito e Lavezzi, può trovare di meglio che Nieto e Danilo.

Nemesis







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