''Delitto perfetto'' di Nemesis
Data: 06/04/2008 00.43
Argomento: l'opinione


 

 

L'arbitro Banti non ha avuto un'infanzia serena.

Alle elementari è stato promosso perché sua mamma, una donna all'antica, portava alla maestra le triglie appena pescate.

Alle medie invece, il giovane Banti imparò a far da solo, e inventandosi ruffiano divenne capoclasse a tempo indeterminato.

Teneva il conto dei buoni e dei cattivi, ma era più forte di lui: i primi erano i secchioni e gli amici, nei secondi annotava gli antipatici e quelli che gli fregavano la merenda.

 

 



Nel quartiere dell'Ardenza, dove viveva, nessuno voleva giocare con lui a figurine perché se le fregava tutte; ma non con colpi eclatanti, bensì una ad una, profittando delle situazioni, e le vittime se ne rendevano conto solo quando tornavano a casa con le tasche vuote.

In seguito fu indeciso se scegliere la via della politica o del commercio, e allora pensò bene di diventare arbitro, che in un certo senso le comprende entrambe.

Riuscì perfino a coronare il vecchio e infantile sogno di pilotare, anche se il brevetto non glielo assegnò l'Alitalia ma bensì l'Aia, un'entità benemerita che trasforma la legge in un elettrodomestico dai mille usi.

L'unica piccola soddisfazione che si può trarre dall'arbitraggio di Roma, è nel fatto che il Genoa sia stato solo una vittima casuale e che non fosse lui l'oggetto della truffa.

Poteva capitare a chiunque di dover soccombere per motivi superiori, e il disegno di tener vivo il campionato ha imposto il sacrificio di chi passava di lì, per caso, senza colpe ma anche senza speranze.

Merita una riflessione la tecnica raffinata di Banti, il cui rigore decisivo è stata forse l'unica decisione corretta.

Se un arbitro sbaglia un fuorigioco o non vede un goal clamoroso, si può credere all'errore o alla svista, ma quando i fischi sono scientifici e impediscono con sapienza il gioco di una squadra, allora diventa una strategia manifesta e la malafede si trasforma in una pubblica autodenuncia.

E' un delitto perfetto, perchè manca l'episodio eclatante da dare in pasto ai Biscardi del lunedì, e il rosario di piccoli omicidi perpetrati a metà campo non se li fila nessuno.

Il maestro di questa tattica fu l'arbitro Gonella (tra l'altro un mio collega), strepitoso nell'impedire il gioco dell'Olanda nella finale mondiale del 1978 con l'Argentina, anche se ebbe l'attenuante di essere stato convocato dai Generali di Buenos Ayres, e a lui s'ispirano i killer di classe che preferiscono il bisturi e il laser alla cazzuola e al piccone.

Questa bilancia truccata che, bada bene, pende sempre dalla stessa parte, emana l'odore mefitico dei processi farsa, dei concorsi truccati, delle lauree comprate, delle carriere guidate, del nepotismo, del capufficio di parte, del vicino di casa prepotente, dei giudici ingiusti e dei pregiudizi nei giudizi, e per non sprofondare nei ricordi della Caf del 2005 conviene ubriacarsi e dimenticare in fretta.

Quando pensiamo al futuro, alla squadra fortissima che un giorno avremo, alle Coppe o alla Stella, ricordiamoci che non basterà ingaggiare campioni o segnare di tacco: mancherà sempre un passaggio, quello decisivo che apre o chiude la porta della gloria, e cioè il nulla-osta del Palazzo.

L'arbitro Banti si è mostrato riverente e ossequioso, di sicuro affidamento, e forse sul comodino tiene le foto di Nucini e Racalbuto, ai quali s'ispira.

Fischiava a semplice richiesta (giallorossa), un po' come l'autista di un bus ligio alle fermate prenotate, e l'unico disguido è stata l'avventata ammonizione a De Rossi, ma un colpo involontario può scappare anche a Tex Willer.

Solo che Banti non era il grande Tex, ma uno sceriffo di quart'ordine che arresta chiunque disturbi i ladri di cavalli e i bari del saloon, il tutto con l'assenso del sindaco e nel disinteresse della città.

E' umiliante sentirsi raggirati e derisi, schiacciati da uno stivale che ti tiene a terra e ti impedisce di respirare, perché capisci che non hai pari dignità con il mondo dei grandi: mentre loro banchettano, tu resti sotto il tavolo a raccattare gli avanzi o i bocconi che ti concedono.

In realtà sarebbe più umiliante vincere in quel modo, ma nel calcio si diventa di bocca buona e chi non salta è doriano.

Forse però, in un barlume di lucidità, può darsi che stanotte qualcuno non dorma sereno, come se un sottile dispiacere gli rosicchiasse il cuore e gli chiedesse il conto.

Io sono sicuro che l'arbitro Banti, fra le lenzuola, si tormenterà pensando: "ma perché, in qualche modo, non ho fermato Leon prima che segnasse il secondo goal? Sarebbe stato tutto più semplice".

 

Nemesis

 







Questo Articolo proviene da Genoadomani
http://www.genoadomani.it

L'URL per questa storia è:
http://www.genoadomani.it/modules.php?name=News&file=article&sid=2143